Il primato di Salatiello: a luglio prossimo supera i 13 anni di sindacatura


Salatiello già nel 2014 conquistò  il primato dei Primi cittadini calvizzanesi del dopoguerra che hanno governato più a lungo la città. In provincia di Napoli pare sia stato superato solo dalla buonanima del grande Raffaele Capasso, il  sindaco che governò per oltre trent’anni San Sebastiano al Vesuvio, facendola diventare la “piccola Svizzera”, un esempio di cittadina costruita a misura d’uomo con servizi all’avanguardia e la tutela dell’ambiente. Non è accaduta  la stessa cosa per Calvizzano, nonostante il lungo strapotere salatielliano. Il fatto che sia diventato sindaco a soli 25 anni richiederebbe un’analisi socio-politica ben più approfondita, ma viene da chiedersi: a quante persone interessa?      

La carriera politica di Salatiello cominciò nel mese di maggio del 1988. All’epoca, l’attuale Primo cittadino di Calvizzano aveva appena 21 anni, essendo nato  il 22 settembre del 1966. Riuscì ad entrare in consiglio comunale per il rotto della cuffia, poiché, con 419 voti (a quei tempi si potevano esprimere un massimo di 4 preferenze), risultò l’ultimo dei nove consiglieri eletti nella lista della Democrazia cristiana. Nei primi anni, Salatiello preferì dedicarsi prettamente agli studi universitari, essendo iscritto al corso di laurea in Medicina e Chirurgia. Facoltà che abbandonerà dopo diversi anni, per concentrarsi sul mondo delle Pubbliche amministrazioni. Riuscì, infatti, a conseguire la laurea magistrale in “Relazioni internazionali”, riportando un buon voto: 105 su 110, con una tesi sul Diritto internazionale. Del resto, Salatiello un buon voto (54 sessantesimi) l’ottenne anche nel 1985, quando si diplomò al liceo scientifico De Carlo di Giugliano. Il suo primo incarico politico fu quello di capogruppo consiliare della Democrazia Cristiana, ruolo che esercitò fino ad aprile ’91, durante il periodo in cui il suo partito stette prima all’opposizione di un governo targato Psi-Pci (capeggiato dal sindaco socialista Antonio Ruggiero, deceduto qualche anno fa) e poi in maggioranza con i comunisti e con Antonio Migliaccio sindaco. In seguito, la diccì si alleò con il Psi  (i comunisti passarono all’opposizione) e il sindaco socialista Luigi Ricciardiello assegnò a Salatiello la delega di assessore ai Lavori Pubblici. Delega che mantenne fino a luglio 92, quando si trovò, ad appena 25 anni, a diventare sindaco di Calvizzano, grazie a un rocambolesco accordo tra il Pci (che nel frattempo era diventato Pds) e la Democrazia Cristiana. Insomma, ci fu di nuovo una sorta di compromesso storico locale, voluto fortemente da Antonio Migliaccio (sindaco dal 1990 al 1991, vero dominus, in quel periodo, del Pds locale) e dagli altri due consiglieri comunali comunisti Giacomo Trinchillo e Crescenzo Grasso. Quest’ultimo si dimise pochi mesi dopo per far posto a Michele Filogamo (a quei tempi segretario della sezione locale del Pds) che ricevette la delega allo Sport. I tre comunisti sottoscrissero l’accordo di governo cittadino poco prima dello scoccare della mezzanotte, per evitare l’avvento del Commissario prefettizio. I socialisti non persero l’occasione per stigmatizzare quel patto, alludendo, attraverso manifesti murali, a interessi poco chiari e interferenze alla vita amministrativa (zone d’ombra mai schiarite). Così Salatiello raggiunse il singolare guinness di sindaco più giovane di tutto il Mezzogiorno. Da quel momento, iniziò per lui una carriera tutta in discesa: nel 1993 diventò di nuovo sindaco sempre con la lista della Democrazia cristiana, riportando 2.700 preferenze. Ma il boom elettorale arrivò nel 1997, quando con ben 4444 suffragi, diventò per la terza volta sindaco, surclassando il suo avversario Armando Poggi del Pds.  Dal 2001, però, cominciò per lui un lungo periodo di oblio (durante il quale è stato un semplice consigliere comunale di opposizione), terminato nel 2008, quando, da candidato con la lista civica “Calvizzano Democratica” alla carica di consigliere comunale, riportò 414 preferenze e fu nominato dall’allora sindaco, Giuseppe Granata, presidente del consiglio comunale. Nel 2012, Salatiello fu tra i principali artefici della sfiducia a Granata, tant’è che riuscì nel suo intento di mandarlo a casa. Si è ricandidato alla poltrona di sindaco nel 2013, riuscendo a centrare l’obiettivo per la quarta volta con il 38,12% dei consensi e distaccando di 314 voti il suo avversario, nonché suo ex pupillo di un tempo, Giacomo Pirozzi. Va aggiunto che Salatiello, nel 1994, solo per una manciata di voti non diventò parlamentare: da candidato  alla Camera dei deputati per la lista “Patto per l’Italia”, ottenne circa 14mila preferenze, risultando il primo dei non eletti nel XII collegio (Calvizzano, Marano, Melito, Mugnano e Qualiano).
                              
                                      1988-1993, cinque anni di grande turbolenza politica

In quel periodo,  sulla poltrona di Primo cittadino si avvicendarono ben 4 sindaci: Antonio Ruggiero, Antonio Migliaccio, Luigi Ricciardiello, Giuseppe Salatiello
La tornata elettorale del 1988 (non c’era ancora l’elezione diretta del sindaco) fu vinta sostanzialmente dalla Diccì alla quale toccarono ben 9 consiglieri comunali; 8 consiglieri li ottennero i socialisti, che si classificarono secondi, e tre consiglieri andarono ai comunisti. In seguito all’intesa tra il Psi e il Pci (con una maggioranza risicata di appena 11 consiglieri comunali), fu nominato sindaco Antonio Ruggiero, sponsorizzato dal vicesegretario nazionale del Psi dell’epoca, Giulio Di Donato, nativo di Calvizzano, la città dove aveva mosso i suoi primi passi politici. Ruggiero sedette sulla poltrona di Primo cittadino fino a novembre del ’90, quando fu sfiduciato sia dai democristiani che dai comunisti che dettero vita a una nuova maggioranza, composta da 12 elementi (9 dc e tre pci), capeggiata dal comunista Antonio Migliaccio. Al Pci, oltre alla poltrona di Primo cittadino, andò un assessorato, mentre 5 furono gli assessori democristiani: Giacomo Ruggiero, Franco Cavallo, Luciano Borrelli, Giovanni D’Errico e Antonio Ferrillo. Secondo i comunisti, la sfiducia a Ruggiero, fu un atto inevitabile, poiché i  colleghi socialisti non rispettarono il patto che prevedeva il cambio della guardia sulla poltrona di sindaco, dopo due anni e mezzo di consiliatura. I socialisti, a loro volta, stigmatizzarono duramente il comportamento degli ex alleati di governo: “E’ una giunta – dichiarò il loro portavoce al “Giornale di Napoli – che nasce su accordi di potere, volti a penalizzare il Psi. Non è la prima volta che il compromesso storico governa Calvizzano. Oggi il guazzabuglio si ripete e per la collettività sarà l’ennesima iattura”.

Ma l’accordo tra comunisti e democristiani durò appena 5 mesi (novembre 90- aprile 91), in quanto si costituì un bicolore Dc-Psi, capeggiato dal sindaco socialista Luigi Ricciardiello. Furono nominati assessori Antonio Ferrillo, Giacomo Ruggiero, Giuseppe Salatiello, Alfonso Di Maria per la Dc; Salvatore Visconti e Luigi Galiero per il Psi. All’opposizione i tre consiglieri del Pds. L’amministrazione Ricciardiello durò poco più di un anno: a maggio del ’92, infatti, si dimisero tre assessori democristiani, decretando una nuova crisi politica amministrativa, la terza nel giro di 4 anni. Antonio Migliaccio, nel frattempo diventato capogruppo del Pds, dichiarò al periodico “IdeaCittà” che nella bagarre che si era venuta a determinare, il suo partito non intendeva affatto entrarci. Invece, il Pds si alleò con la Diccì, trovando anche l’accordo sulla nomina a sindaco del giovanissimo Giuseppe Salatiello.     


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