Calvizzano, Enzo Salatiello: “per un cambio di passo nell’azione amministrativa occorrerebbero persone alla Angelo Vassallo”
In risposta all’articolo, “Salatiello supera i 13 anni di sindacatura”, dallo scrittore calvizzanese riceviamo e volentieri pubblichiamo
Caro Mimmo,
la ricostruzione che hai fatto è perfetta e dettagliata, in quella tornata elettorale del 1988 c’ero io candidato nel PCI e c’eri tu, nella DC. Con stimoli diversi dalla maggioranza degli altri candidati, PCI compreso. La stella di Salatiello ha sempre brillato. Chi in questi anni lo ha conosciuto solo come politico, non tiene conto della sua gioventù che io ricordo perfettamente, intelligente, brillante, amico con tutti e con i suoi amici più stretti leale e comprensivo fino in fondo senza risparmio. Aveva, e ha la qualità irrinunciabile del politico, di successo: il FIUTO. Egli non si faceva e non si fa problemi di etichetta o appartenenza politica, Giuseppe Salatiello è da sempre e morirà (il più tardi possibile, ovviamente) democristiano. Il democristiano è un animale politico che sopravvive alla morte della DC stessa, il diccì DOC non ha bisogno di partiti o apparati, egli riesce a reinventarsi e ad agire con pazienza e tenacia finché il suo obiettivo non è raggiunto. Moderato nella comunicazione, ascolta tutti, attentissimo nei rapporti coi cattolici e la chiesa in genere, il diccì originale, quando vede il suo avversario politico colpisce senza pietà (politica)! Nella battaglia di partito e contro altri soggetti non si ferma fin quando non ha spianato tutti. Un esempio? De Mita, Andreotti, Gava, Pomicino, i nomi più eclatanti. Nella modesta dimensione calvizzanese, Salatiello è quello che nell’Hinterland napoletano costituisce la vera sostanza del politico DC. Egli con l’intuito, con la tattica e il lavorìo continuo, con l’arma del coinvolgimento, si è affermato in questi anni su tutti, a turno. Il mio non è un elogio a Salatiello, ma un’accusa a tutta la schiera ultraventennale di politici (?) locali che non si sono mai sognati di lanciargli una vera sfida. Chi vuol battere questo sindaco deve conoscere a fondo le istanze (e le stanze che contano, al Comune e dappertutto, i negozi e i negozianti, le case, la scuola, la chiesa, le suore, i pensionati, i giovani, nulla deve essere lasciato a un siffatto caso che copra anche solo il 5% delle possibilità di sfuggire al controllo di Calvizzano, il candidato non deve essere “filosofo”, ma nemmeno spregiudicato come lui perché non ci sarebbe battaglia, è troppo esperto e conosce molto a fondo la (scarsa) sostanza politica di Calvizzano. Salatiello, quando fu eletto per la prima volta con il sistema diretto, i voti uscirono dalla zona nuova di Calvizzano, la tua, ricorderai che venticinque anni fa eravate tutti più o meno estranei al paese e così sceglieste (semplifico un po’ perdonami) la persona che più si presentò bene. L’elettorato “indigeno” di Calvizzano aveva un difetto che Giuseppe Salatiello conosceva bene, l’ostracismo e l’invidia. L’invidia non per un politico di successo (egli doveva ancora costruire la sua carriera), ma per un “calvizzanese”. Questo elemento limitò parecchio la scelta del voto perché il mio paese è così, poi, negli anni, ha saputo capitalizzare anche le zone inizialmente tiepide Gli altri, i suoi avversari, sonnecchiavano pensando al proprio orticello (delle preferenze) infatti, vi furono anche rese dei conti drammatiche nell’analisi del voto, perché spesso alcun “papi” uscivano “cardinali” nell’infernale macchinazione delle preferenze. Per dare una possibilità a Calvizzano ci vogliono persone che si ispirano al grande Angelo Vassallo (ex sindaco di Pollica, ucciso in un attentato di sospetta matrice camorristica, ndr) alle figure che nominai in un commento precedente, sindaci della prima era dell’elezione diretta. Persone che rompano gli schemi ben consolidati, un po’ come il Movimento 5 Stelle, ma di cui non nutro una grossa stima politica. Le liste che nascono, quelle che si presentano ora per muovere un po’ le acque… sono tutto vantaggio per lui e sta certo che vincerà ancora, col panorama che si ritrova. Lui è determinato, sempre, gli altri mai fino in fondo.
Ti ringrazio per avermi sopportato e ti saluto.
Enzo Salatiello
la ricostruzione che hai fatto è perfetta e dettagliata, in quella tornata elettorale del 1988 c’ero io candidato nel PCI e c’eri tu, nella DC. Con stimoli diversi dalla maggioranza degli altri candidati, PCI compreso. La stella di Salatiello ha sempre brillato. Chi in questi anni lo ha conosciuto solo come politico, non tiene conto della sua gioventù che io ricordo perfettamente, intelligente, brillante, amico con tutti e con i suoi amici più stretti leale e comprensivo fino in fondo senza risparmio. Aveva, e ha la qualità irrinunciabile del politico, di successo: il FIUTO. Egli non si faceva e non si fa problemi di etichetta o appartenenza politica, Giuseppe Salatiello è da sempre e morirà (il più tardi possibile, ovviamente) democristiano. Il democristiano è un animale politico che sopravvive alla morte della DC stessa, il diccì DOC non ha bisogno di partiti o apparati, egli riesce a reinventarsi e ad agire con pazienza e tenacia finché il suo obiettivo non è raggiunto. Moderato nella comunicazione, ascolta tutti, attentissimo nei rapporti coi cattolici e la chiesa in genere, il diccì originale, quando vede il suo avversario politico colpisce senza pietà (politica)! Nella battaglia di partito e contro altri soggetti non si ferma fin quando non ha spianato tutti. Un esempio? De Mita, Andreotti, Gava, Pomicino, i nomi più eclatanti. Nella modesta dimensione calvizzanese, Salatiello è quello che nell’Hinterland napoletano costituisce la vera sostanza del politico DC. Egli con l’intuito, con la tattica e il lavorìo continuo, con l’arma del coinvolgimento, si è affermato in questi anni su tutti, a turno. Il mio non è un elogio a Salatiello, ma un’accusa a tutta la schiera ultraventennale di politici (?) locali che non si sono mai sognati di lanciargli una vera sfida. Chi vuol battere questo sindaco deve conoscere a fondo le istanze (e le stanze che contano, al Comune e dappertutto, i negozi e i negozianti, le case, la scuola, la chiesa, le suore, i pensionati, i giovani, nulla deve essere lasciato a un siffatto caso che copra anche solo il 5% delle possibilità di sfuggire al controllo di Calvizzano, il candidato non deve essere “filosofo”, ma nemmeno spregiudicato come lui perché non ci sarebbe battaglia, è troppo esperto e conosce molto a fondo la (scarsa) sostanza politica di Calvizzano. Salatiello, quando fu eletto per la prima volta con il sistema diretto, i voti uscirono dalla zona nuova di Calvizzano, la tua, ricorderai che venticinque anni fa eravate tutti più o meno estranei al paese e così sceglieste (semplifico un po’ perdonami) la persona che più si presentò bene. L’elettorato “indigeno” di Calvizzano aveva un difetto che Giuseppe Salatiello conosceva bene, l’ostracismo e l’invidia. L’invidia non per un politico di successo (egli doveva ancora costruire la sua carriera), ma per un “calvizzanese”. Questo elemento limitò parecchio la scelta del voto perché il mio paese è così, poi, negli anni, ha saputo capitalizzare anche le zone inizialmente tiepide Gli altri, i suoi avversari, sonnecchiavano pensando al proprio orticello (delle preferenze) infatti, vi furono anche rese dei conti drammatiche nell’analisi del voto, perché spesso alcun “papi” uscivano “cardinali” nell’infernale macchinazione delle preferenze. Per dare una possibilità a Calvizzano ci vogliono persone che si ispirano al grande Angelo Vassallo (ex sindaco di Pollica, ucciso in un attentato di sospetta matrice camorristica, ndr) alle figure che nominai in un commento precedente, sindaci della prima era dell’elezione diretta. Persone che rompano gli schemi ben consolidati, un po’ come il Movimento 5 Stelle, ma di cui non nutro una grossa stima politica. Le liste che nascono, quelle che si presentano ora per muovere un po’ le acque… sono tutto vantaggio per lui e sta certo che vincerà ancora, col panorama che si ritrova. Lui è determinato, sempre, gli altri mai fino in fondo.
Ti ringrazio per avermi sopportato e ti saluto.
Enzo Salatiello
Caro Enzo, non ho tolto nulla dalla tua missiva,
neanche l’ultima frase: “ti ringrazio
per avermi sopportato”, per puntualizzare che non dai alcun fastidio. Magari ci fossero persone lucide come te, pronte
a stimolare il dibattito politico, sociale e culturale. Un dibattito che in questa città è completamente
appiattito da anni e questo è un altro motivo per cui vince Salatiello. Quindi
scrivici sempre, ti “sopporteremo” ben volentieri. Fatta questa premessa,
andiamo alla sostanza. L’intelligenza e la furbizia di Salatiello non si
discutono: bisogna ammettere che ha una marcia in più degli altri, per non
parlare della spregiudicatezza politica che, in un contesto ambientale mediocre
come quello calvizzanese, fa volare alto ancora di più. E non intendo offendere
nessuno, poiché sono i fatti che parlano chiaro. Un esempio? A distanza di
oltre quattro anni dalla sua rielezione a sindaco, nessuna opera pubblica reca
il suo copyright: ha solo completato quelle già iniziate dai colleghi che
l’hanno preceduto, per cui, in un contesto normale, non dovrebbe essere
rieletto. Invece, quasi sicuramente lo sarà, poiché il suo grande punto di
forza sarà quello che, da qui a un anno, avrà portato a termine il piano
urbanistico “paesano”, che consentirà a tutti i calvizzanesi che dispongono di
un appezzamento di terreno di costruirsi una casa. Cosa vuoi che importi a
queste persone ascoltare parole come spregiudicatezza, furbizia, zone d’ombra
e così via? Un’altra. Ha capito che la realizzazione di un forno
crematorio (idea, a mio avviso, scioccante per un paese piccolo qual è
Calvizzano) poteva essere un punto di debolezza che avrebbe potuto compromettere
la sua rielezione ed ha subito rimediato, togliendolo di mezzo. Ha fallito
sulla farmacia comunale, sul mercato rionale, sulla cultura, ha sprecato denaro
pubblico a iosa con feste e festicciole, iniziative che lui stesso criticava ai tempi di
Pirozzi e Granata, ma alla gente, che da queste parti continua ad avere la
memoria corta, queste cose poco
importerebbero. Perciò Salatiello è
fortissimo a Calvizzano: altrove, a mio avviso, avrebbe poche chances di essere
eletto, nonostante la sua diabolicità politica. Il paese, strutturalmente, è
rimasto lo stesso di trent’anni fa, senza strade e senza marciapiedi e con un centro
storico che cade a pezzi. Mentre le privatizzazioni di diversi servizi hanno
avuto un ruolo centrale. Oggi, con il personale ridotto all’osso, diventano
fondamentali, ma, all’epoca, di alcune di esse, specialmente quella del
servizio idrico, se ne poteva sicuramente fare a meno. E lui è sicuramente il maggior responsabile di tutte queste defaillances, visto che ha governato la città per
13 anni, per altri quattro e mezzo è stato presidente del Consiglio comunale,
ed è stato all’opposizione negli altri sette della sua carriera politica.
“Per dare una possibilità a Calvizzano ci vogliono persone
che si ispirano al grande Angelo Vassallo, a figure come sindaci della prima
era dell’elezione diretta. Persone che rompano gli schemi ben consolidati, un
po’ come il Movimento 5 Stelle…”
Come si fa a non essere d’accordo con
quello che scrivi? Ci starebbero pure persone del genere, ma sono disposte a
gettarsi nella fossa dei leoni? Dal Movimento ambientalista stavano venendo
fuori giovani in gamba e “puliti”, un esempio su tutti Gabriele Granato, sulla
carta ancora presidente della Commissione ambientale esterna, ma avrebbero fatto
in modo da farlo scappare dalla città, nel senso che si è recato a fare politica a Marano, dove ha trovato un
ambiente più confacente alle sue idee politiche.
Mimmo Rosiello