Raduno spirituale di Visciano, gli incontri che cambiano la vita



“Cento giovani hanno visto in Gesù una risposta concreta, la più logica, l’unica”


Calvizzanoweb mi ha chiesto di scrivere qualcosa sul ritiro spirituale che ha visto coinvolti più di cento giovani delle parrocchie di Calvizzano, Marano, Mugnano, San Rocco di Marano  e Villaricca.
Cominciamo col dire che l’evento, denominato “XXVI Esperienza Gesù il Cristo”,  si è svolto dal 21 al 25 aprile a Visciano, nella struttura “Oasi di Maria”.  Organizzato meticolosamente da tutti i parroci e sacerdoti delle parrocchie partecipanti e non solo, oltre ad una equipe di giovani “veterani”.
Ma non voglio soffermarmi troppo sui complimenti e ringraziamenti di rito, seppur d’obbligo. Piuttosto voglio parlarvi di cosa ha significato per quei ragazzi questa esperienza, molti dei quali, mio figlio in primis, fino alla settimana scorsa pensavano che la loro attinenza con la Fede fosse la stessa dei cavoli a colazione, quindi fughiamo i primi dubbi e preconcetti sul fatto che i partecipanti a certi tipi di iniziative siano i classici ragazzi con gli eterni maglioni a rombi, queste figure allegoriche ormai sopravvivono solo nella fantasia di chi ha della Chiesa una immagine superata dal tempo.
Altro dubbio e preconcetto è pensare che in certe occasioni venga perpetrato un lavaggio del cervello, ma mai come in questa circostanza questa evenienza può essere smentita, visto che questi giovani sono quasi tutti studenti con un livello di cultura medio alta e con una idea ben precisa della razionalità. Infatti è stata con lucida rappresentazione che molti dei giovani, martedì sera, al rientro alla Parrocchia di S. Francesco a Villaricca, hanno testimoniato la loro esperienza. A proposito del rientro…. A parte le emozionanti testimonianze dei ragazzi a me ha colpito lo sguardo smarrito di alcuni loro genitori, quelli che vivono la Fede in modo distratto e precettuale, l’entusiasmo dei loro figli li ha lasciati sbigottiti e, in quello sbigottimento, c’è tutto il senso straordinario dell’ evento e il raggiungimento dello scopo degli organizzatori : una conversione in senso anti-orario dei figli verso i padri, il miglioramento che viene dal nuovo, la speranza e la giovinezza sono sinonimi, nella piena consapevolezza e nell’amara constatazione che noi, i padri, non abbiamo fatto una buona riuscita in quanto Cristiani.
Sto cercando volutamente di minimizzare sugli aspetti spirituali e/o religiosi  per mettere l’accento sulla concretezza espressa proprio da questi ragazzi, mi ha colpito molto, infatti, la testimonianza di uno di loro e che rispecchia il pensiero di tutti: Prima di questa esperienza immaginavo Dio come un essere spirituale che sussisteva  in un’altra dimensione,  lontano dalle vicende umane…. Ora so che Lui è presente ogni giorno nella mia vita e nella vita di tutti, perché io l’ho visto negli  occhi di tutti i ragazzi a Visciano” oppure “Ci conosciamo da solo quattro giorni ma ho condiviso momenti con gli altri ragazzi che non ho vissuto nemmeno mai nella mia famiglia”.
Quindi se di un lavaggio si può parlare, più che del cervello si tratta del cuore, operazione già di per se eroica, in un mondo il cui dogma è la “cazzimma”, termine ormai promosso da espressione dialettale a neologismo nazionale per rappresentare l’indispensabile “dote” per essere vincenti.
I cento giovani a Visciano hanno visto in Gesù una risposta concreta, la più logica, l’unica.
Cosa hanno imparato? L’Amore di Cristo, quello totale e totalizzante che sconvolge e sovverte le presupposte certezze, quello che non finisce varcando la porta in uscita di una chiesa ma che anzi lì inizia.
Cosa ancora più tangibile e concreta è la felicità di questi giovani, chiunque sia stato presente al loro rientro ne è stato testimone, una felicità reale ma non materiale come molti di loro non avevano mai vissuto prima, come da loro stessi testimoniato. Dove spesso fallisce la famiglia naturale in anni di genitorialità, è riuscita la famiglia nella dimensione di figli di Cristo in quattro giorni, quello che non sono riuscito a trasmettere a mio figlio in venti anni lui lo ha trovato scritto sui volti dei suoi coetanei, perché in mezzo c’era un Padre comune ben più capace.
Non sappiamo quanti di loro e in che misura, nei prossimi tempi verranno risucchiati dalla misera quotidianità, quello che è certo è che tutti conserveranno il ricordo di questi quattro giorni nel profondo del loro cuore, un ricordo a cui attingere nei momenti difficili.  Se non bastasse lo scambio reciproco,a tutti è stato consegnato il quadrante con i recapiti di tutti gli altri partecipanti, non saranno mai più soli nella consapevolezza dei loro cento e più fratelli, tutti figli di un Padre che li ama per quello che sono e non per quello che dovrebbero diventare.
Noi, da genitori “terrestri”, cerchiamo di non negare ai nostri figli questo genere di esperienze, siamo particolarmente fortunati in questo, tutti i parroci e sacerdoti presenti e artefici dell’evento, sono poco meno o poco più che quarantenni, persone che con i giovani ci sanno stare. La data della XXVII Esperienza dell’anno prossimo è già nota ed i preparativi sono già iniziati, prova a fare in modo che tuo figlio/a  sia presente.

Gennaro Gb Ricciardiello


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