Lettera di un genitore di due ragazzi diversamente abili dedicata a quegli insegnanti che «fanno la differenza»


Questo padre esemplare, poiché si dedica con impegno e  abnegazione alla soluzione di problemi di questo tipo,  è di Calvizzano ma potrebbe essere uno delle diverse migliaia di genitori che vivono le difficoltà  relative al sostegno agli studenti diversamente abili. La sua lettera è stata pubblicata sulla rivista online “Superando.it- Una rete per superare l’handicap”

Una lettera con cui un genitore intende ringraziare tutti quegli insegnanti che – formati o meno per farlo – non perdono tempo a cercare le cause dell’infermità scolastica dei ragazzi e tanto meno si lamentano delle proprie condizioni economiche o della carriera. Quelli, invece, che “fanno la differenza”, che hanno la voglia e la capacità di accettare una sfida, che cercano di fare qualcosa che conta veramente: questo serve a un bimbo che corre incontro alla vita con strumenti che non sono proprio come quelli di qualunque altro bambino. Sono quegli insegnanti che hanno capito che occorre agire in fretta, buttandosi giorno dopo giorno, pur sapendo che non c’è nulla di scontato nel rapporto educativo. Sono quelli che sanno solo di avere di fronte alunni in pericolo. Sono adulti, ricchi della propria umanità, che hanno capito che educare è una gioia, una responsabilità e allo stesso tempo un’avventura affascinante
Ogni giorno affidiamo i nostri figli a voi insegnanti: questa lettera è il nostro modo per dirvi che apprezziamo i vostri sacrifici, che riconosciamo i problemi che dovete affrontare e che apprezziamo il vostro contributo alla vita dei nostri figli.
Nonostante vi troviate spesso davanti a classi numerose, o dobbiate fare i conti con budget sempre più contenuti e aspettative sempre più grandi, continuate a compiere i vostri “speciali miracoli” con gli studenti. Li istruite, insegnate loro la disciplina, li guidate, li seguite e date loro l’ispirazione per sfruttare appieno il loro potenziale.
Oltre alla sociologia, insegnate nozioni preziose per i rapporti con gli altri, insegnate l’autostima oltre all’ortografia, il senso civico oltre alle scienze, la tolleranza oltre alla grammatica e l’entusiasmo per la conoscenza, oltre alla maestria nella materia.
A seconda delle situazioni, vi ritrovate ad essere consulenti, amici, “surrogati dei genitori”, guardiani della disciplina, esperti nel controllo della classe, moderatori esperti di dinamiche di gruppo, specialisti in difficoltà dell’apprendimento, oratori specializzati in motivazione, portatori della fiaccola della cultura e guide, nonché maestri esperti della materia che insegnate.
Preparate le vostre lezioni con creatività e dinamismo, in modo da mantenere l’attenzione di un gruppo numeroso, adottando metodi di insegnamento “su misura” per singoli studenti che presentano una miriade di modi diversi di imparare e difficoltà di apprendimento.
Avete scelto la professione che presenta più sfide, ma anche quella che offre più soddisfazioni di tutte le altre che esistono o che mai esisteranno. Anche se il vostro lavoro non paga granché in termini di denaro, le gratifiche psicologiche ed emotive sono enormi. Si parla della luce negli occhi di uno studente che ha ritrovato la motivazione per studiare, del sorriso che compare quando un concetto impossibile viene finalmente afferrato, della risata gioiosa di un bambino rifiutato che viene accettato dal gruppo, della gioia di vedere uno studente difficile salire sul palco il giorno della consegna del diploma, dei sorrisi pieni di gratitudine, degli abbracci e dei “grazie” di genitori riconoscenti, di un biglietto di ringraziamento scritto da uno studente “perduto” che invece decide di continuare e di farcela, della soddisfazione interiore che si prova sapendo di aver “fatto la differenza” e di aver lasciato un segno indelebile per il futuro.
A tutti quegli insegnanti, dunque, che hanno saputo “fare la differenza”, questa lettera vuol essere un enorme “Grazie!”, per tutto ciò che hanno fatto per così tante persone, per così tanto tempo. Senza dimenticare mai che la più grande disabilità è sentirsi inutile e far sentire inutile anche chi non lo è.
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