Michele D’Ambra, l’impiegato delle Poste, come viene
caratterizzato da queste parti, continua a stupire, in negativo ovviamente. A
parte il record delle non presenze in Consiglio comunale (in tre anni e mezzo di consiliatura è stato battuto solo dall’ex sindaco Giacomo
Pirozzi, completamente dileguato), vanta anche il primato delle contraddizioni.
Siede ancora nei banchi della minoranza, ma nella pratica si comporterebbe come
se stesse con un piede in maggioranza. Ieri l’altro si è rifiutato di firmare,
come ci hanno riferito Sequino e De Vito, gli unici due consiglieri rimasti davvero in minoranza, la
pregiudiziale sulla sospensione del
punto all’ordine del giorno, riguardante l’approvazione del Piano finanziario
Tari. Un documento politico che avrebbe posto le basi per far pagare, nel 2017, una tassa sui rifiuti più leggera ai
cittadini. Perché non l’ha voluto firmare? Aveva il timore di mettersi contro
Salatiello e la sua maggioranza? Ma quando si è candidato non ha messo in conto
che si sarebbe potuto sedere anche nei banchi della minoranza? Come
giustificherà questi suoi atteggiamenti ai 369 elettori che hanno creduto in
lui alle ultime amministrative del 2013? Già all’epoca si vociferava che dopo
Flora Del Prete sarebbe toccato a lui passare in maggioranza. Ma D’Ambra
rigettò quest’ipotesi, rilasciando al nostro blog la seguente dichiarazione: “La gente mi ha sempre apprezzato e votato
per la mia coerenza politica, per cui non tradirei mai il mandato che mi è
stato affidato dai miei elettori”.
Una cosa però è stare seduto nei banchi della minoranza,
un’altra è partecipare attivamente alle battaglie dell’opposizione. Dunque,
D’Ambra bocciato politicamente, ma questo non toglie che, sotto l’aspetto
umano, resta una persona simpatica, sempre con il sorriso sulle labbra, ben
voluto da tutti per la sua disponibilità.