Dottor Luigi Franco, direttore del Ser.D di Giugliano |
In
aumento le nuove dipendenze: gioco d’azzardo, internet, uso eccessivo di
televisione…
Al Ser.D (acronimo di servizio per le dipendenze) di
Giugliano, in poco più di trent’anni di attività, sono stati presi in carico3mila238 tossicodipendenti residenti nei 7 Comuni del comprensorio
giuglianese: Calvizzano, Marano, Giugliano, Melito, Mugnano, Qualiano e
Villaricca. Per la maggior parte storie di droga, di prostituzione, di problemi
mai risolti. E’ un luogo dove ogni mattina si svolge lo stesso rito: ormai i
drogati si conoscono a memoria e il piazzale davanti al SerD (fino a pochi anni
fa si chiamava SerT) è diventato il posto per scambiarsi esperienze, per
raccontarsi le vicende più o meno tristi della sera precedente. Ma questi
uomini e donne bollati come drogati, sono anche persone che hanno diritto alla
speranza e la necessità di usufruire di un servizio che vada oltre l’ordinaria
somministrazione del metadone o del suboxone (una sostanza a base di
bruprenorfina e antagonista degli oppioidi, ndr). In passato i giornali hanno sprecato
fiumi d’inchiostro per denunciare ritardi e
disfunzioni della struttura giuglianese, tra cui la mancanza endemica di
personale e forse di volontà di aiutare chi si era perso tra sogni impossibili
e bruschi risvegli. Poi l’oblio, probabilmente perché certe storie di ordinaria
routine non fanno più testo? Ma da alcuni anni, da quello che abbiamo potuto
appurare, pare che le cose stiano cambiando in meglio anche al SerD: il
personale sembra essere più motivato ed è aumentata anche la fiducia delle
persone che si affidano alla struttura. Nello stabiledi via Fortunato del Forno
26 (una traversa di Corso Campano) diretta dal dottor Luigi Franco, tossicologo, 51 anni, melitese, vi lavorano tre
medici, un gastroenterologo che fornisce consulenza una volta a settimana, 2 infermieri (l’anno scorso ne erano 3), un
amministrativo, 2 psicologi, 1 sociologo, un’educatrice professionale, 1 assistente sociale (fino a gennaio del 2015 ne erano 3), un avvocato che segue coloro che
hanno avuto problemi di giustizia, poiché il SerD di Giugliano si trova in un
territorio ad alto tasso di criminalità. Nonostante siano aumentate le forme di
dipendenza (dal gioco d’azzardo, da internet, dall’uso eccessivo di
televisione, eccetera) il numero degli iscritti, però, è in lieve flessione,
contrariamente al trend di crescita degli anni ’90: come mai?
“Innanzitutto
– afferma un dirigente in servizio da diversi anni al Servizio
tossicodipendenze, che preferisce l’anonimato per evitare rogne con la Direzione
sanitaria – c’è stato un netto cambiamento delle forme di dipendenza e dei modi
di drogarsi. In passato, su 130 iscritti all’anno, l’80% erano eroinomani e il
20% cocainomani. Oggi si è scesi a 70-80 iscritti all’anno di cui l’80% sono
cocainomani e il 20% eroinomani. Il cocainomane, ad esempio, non si sente un
tossico, per cui rifiuta categoricamente di servirsi della nostra struttura.
Inoltre, perché non sono debitamente pubblicizzate le attività del SerD”.
Ma qual è la mission e quali sono gli obiettivi del
Ser.D di Giugliano? Nella Carta dei Servizi c’è scritto che si pone come strumento per la prevenzione, la
diagnosi e il trattamento di situazioni di abuso o dipendenza di sostanze
stupefacenti, alcool, o tabacco, attraverso interventi personalizzati,
integrati sia all’interno della struttura (il trattamento è coordinato tra le
diverse figure professionali: medici, infermieri, psicologi, eccetera) sia con
altri Servizi e altre strutture (comunità terapeutiche, psichiatria, medicina
interna, gastroenterologia, inserimento lavorativo, ecc.). Il Servizio per le
tossicodipendenze si fa carico sia delle persone direttamente interessate, sia
delle loro famiglie, coinvolgendole, quando è possibile e opportuno nei
programmi terapeutici. Attraverso la valutazione medica, psicologica e sociale
viene individuato il percorso terapeutico più idoneo, con l’obiettivo di
riconoscere e trattare i problemi che stanno alla base dell’assunzione delle
sostanze d’abuso e di permettere alle persone interessate il reinserimento
nella vita familiare e sociale.
Le attività comprendono: accoglienza e ascolto;
consulenza individuale e/o familiare; diagnosi e cura medico-psicologica;
disintossicazione e trattamenti farmacologici; screening tossicologici;
screening e prevenzione delle malattie infettive; proposte di ricovero in
idonee strutture; psicoterapia individuale e di coppia; programmi di sostegno
alla famiglia; inserimento in comunità terapeutica e/o pronta accoglienza;
gruppi di autoaiuto per genitori di tossicodipendenti; inserimento in gruppi di
autoaiuto per alcoolisti e familiari; riabilitazione e reinserimento socio
lavorativo; interventi di promozione della salute a integrazione e in
collaborazione con l’Unità Operativa Dipartimentale Dipendenze Patologiche. La
sede del Dipartimento è a Quarto (Corso Italia, 129) ed è diretta dal tossicologo
Giorgio Di Lauro. Coordina i 6 Ser.D dell’Asl Napoi 2 Nord: Giugliano, Acerra,
Pozzuoli, Casavatore, Ischia, Sant’Antimo. Quello di Pozzuoli è l’unico ubicato
in una struttura di proprietà dell’Asl, per cui non viene pagato l’affitto.
Mimmo
Rosiello
Il
ritorno dell’eroina
L’eroina è tornata: nelle grandi città ma anche
nelle cosiddette bistrattate periferie del malessere. Ce lo ha confermato il
medico che gentilmente ci ha accolto nel suo studio al SerT di Giugliano. Poi
ci ha sfornato alcune statistiche nazionali: sono circa trentaseimila gli
studenti dai 14 ai 19 anni che l’hanno provata e 16mila coloro che l’hanno
consumata dieci volte nell’ultimo mese. E’ allarme perché i numeri dei nuovi
consumatori, tra cui anche i ragazzini di 12-13 anni sono destinati a crescere.
Inizialmente, l’eroina la sniffano o la fumano, perché hanno paura dell’ago, ma
poi finiscono quasi sempre col passare all’iniezione in vena. A una nostra
domanda specifica, il professionista ci ha risposto che circola ancora il
cobret, la cosiddetta droga dei poveri. La famosa pallina giallastra che viene
posata su un pezzetto di carta argentata e si brucia con un accendino: un filo
di fumo, come un serpentello, sale con un sinuoso giro a spirale e basta una
cannuccia per aspirarlo. E’ “o cobret, il “piccolo cobra”, la droga oppiacea
ottenuta prevalentemente dagli scarti dell’eroina.
“Gli effetti del cobret – dichiarò al periodico
l’attesa, il giornale di Marano e Calvizzano, Giorgio Di Lauro, numero uno del
Dipartimento dipendenze patologiche – sono più gravi di quelli dell’eroina: si
verifica una maggiore crisi di astinenza associata a dolori muscolari, vomito,
crampi, sudorazioni e brividi. Una volta scomparso l’effetto, si prova una
sensazione di vuoto angoscioso, che di solito viene attribuito a se stessi, in
particolare alle proprie incapacità, e non alla sostanza inalata. Bastano poche
assunzioni per diventare immediatamente dipendenti dal cobret”.
Droga di scarto, dunque, o droga per poveri, come il
consumatissimo crack: massimo sballo e massimo danno con una spesa minima.
Le
Slot aumentano e i malati di gioco pure. La partita è persa
Crescono le persone affette da ludopatia. E che la
battaglia contro la dipendenza dal gioco sia lontana dall’essere vinta lo
dicono i numeri. Prendiamo ad esempio la Lombardia, dove è stata fatta una
legge che incentiva chi toglie le macchinette che si è rivelata un flop. Negli
ultimi due anni, oltre duemila persone si sono rivolte al Servizio sanitario
lombardo per un costo complessivo delle prestazioni di oltre un milione 300mila
euro. E se è vero che in Lombardia sono diminuiti gli esercizi commerciali con
le slot machine, è altrettanto vero che è cresciuto il numero di macchinette
che sono passate dalle 73.411del 2014 a 79.565 del 2015. Segno evidente che i
gestori hanno aggirato la legge, spostando le slot machine in sale giochi più
grandi e fuori dai confini imposti dalla legge lombarda. Per questo è partita
la mobilitazione dei sindaci lombardi: tutti insieme hanno scritto una lettera
al premier Matteo Renzi per esprimere la preoccupazione sul fatto che il
governo vorrebbe sì rivedere le norme sul gioco d’azzardo vietando l’uso delle
slot nelle tabaccherie, ma consentendolo in altri esercizi e inoltre facendo
cadere ogni barriera sulla limitazione degli orari in cui è possibile giocare.
Fonte:
Il Venerdì di Repubblica