Lo storico Pezone rilancia l’idea di un museo della Rivoluzione Partenopea: “sarebbe una sorta di riabilitazione morale nei confronti del Caracciolo”



In questo appartamento c'è la famosa botola che conduceva al nascondiglio del Caracciolo
Giuseppe Pezone, storico e studioso di memorie locali, ci ha sempre entusiasmato con le sue chicche su personaggi, luoghi ed eventi che hanno caratterizzato la storia di Calvizzano. E continua a farlo. I suoi articoli sono seguitissimi, poiché, oltre a essere di semplice lettura, sono frutto di studi seri e meticolosi. Adesso, rilancia l’idea di un museo della Rivoluzione Partenopea, da realizzare nel Palazzo ducale, dove fu catturato l’ammiraglio Francesco Caracciolo, uno dei protagonisti della rivolta napoletana. In questo palazzo, l’eroe (ma c’è anche chi lo considera un traditore) si nascondeva nella botola al secondo piano tra la soffitta ed il  soppegno. Il proprietario dello stabile si rese disponibile a farci fotografare il reperto storico, poi, all’improvviso, si tirò indietro, senza averci mai fornito una spiegazione plausibile. Speriamo che la botola non sia stata “manomessa”, poiché si tratterebbe di un danno incommensurabile al patrimonio storico-culturale cittadino e nazionale. D’altronde non si può effettuare alcun lavoro senza il parere della Soprintendenza ai Beni Culturali e architettonici.
Per Pezone, la  realizzazione  di un museo della Rivoluzione Partenopea, proprio  nelle stanze del palazzo ove  fu catturato Caracciolo, potrebbe rappresentare  per Calvizzano, sia pure simbolicamente, una sorta di riabilitazione morale  nei confronti dell’ammiraglio.
Non solo: essendo una cosa unica nel suo genere, diventerebbe un attrattore turistico di proporzioni immense per studiosi, scolaresche e appassionati di questo scorcio di storia rivoluzionaria. E’ un’idea fantastica che potrebbe essere realizzata senza investire grandi capitali. Come mai, negli anni addietro,  quando era più semplice ottenere finanziamenti, l’idea non è stata mai presa in considerazione? Adesso, gustatevi l’articolo che ci ha inviato lo storico calvizzanese.

Da Pezone riceviamo e pubblichiamo   



Alcuni giorni fa,  nonostante non  fosse proprio una bella giornata, io  mia moglie  e dei  cari amici  ci concedemmo una passeggiata a Napoli sul  lungomare di via Partenope, con pizza finale. Al ritorno passammo per via Santa Lucia  davanti la Chiesa della Madonna della Catena, ove  fu deposto il corpo dell’ammiraglio Caracciolo, recuperato in mare dai pescatori di Santa Lucia, gettato da  Nelson, dopo averlo  arbitrariamente fatto  impiccare. Inevitabilmente colsi l’occasione per parlare dell’eroe della Rivoluzione Partenopea  e del fatto che fu catturato a Calvizzano, suscitando  la meraviglia  e l’ interesse dei miei amici . La sera successiva, ritornando a casa, passai  davanti al palazzo ducale di  Calvizzano  e, nuovamente, ripensai alla possibilità di realizzare nell’appartamento ove è ancora esistente la botola che conduceva nel nascondiglio  di Caracciolo, un museo in  ricordo della Rivoluzione Partenopea. Questa  triste vicenda storica  è ricordata pure per l’efferatezza con la quale Ferdinando IV e sua moglie la regina Carolina soffocarono nel  sangue  i rivoluzionari, rei di aver aderito agli  ideali di libertà e di uguaglianza, che  pochi anni prima erano sbocciati in Europa. Molti di loro erano giovani ed  alcuni appartenenti a nobili famiglie di antico lignaggio, tra cui Gennaro Serra dei principi di Cassano. Di lui la storia ricorda   che il giorno  della sua decapitazione, avvenuta il 27.08.1799  a Napoli  a piazza Mercato,  appena il padre apprese  da un domestico della sciagurata notizia, con immaginabile dolore chinando la testa  ordinò che il portone principale del   palazzo (in Napoli in via Monte di Dio) venisse chiuso e  mai più riaperto in segno di lutto. Da allora è rimasto chiuso,  conoscendo la sua storia e  passando di lì,  nel guardarlo suscita una certa tenerezza. Non fu risparmiata la vita nemmeno alla  giovane Eleonora Pimental Fonseca, e al medico scienziato Domenico Cirillo, che, gratuitamente  era prodigo fornire la sua assistenza medica ai più poveri. Di Eleonora Pimental Fonseca, fondatrice del giornale della Rivoluzione Partenopea “il Monitore”pare  che per un periodo alloggiò a Calvizzano nel palazzo Altieri, sito di fronte al palazzo Mirabelli. Sono alla ricerca di riscontri storici in merito  ma, sino ad oggi, non ho ottenuto grandi risultati. Solo nel bellissimo libro “Il resto di niente”, che traccia la  vita di Eleonora Pimental Fonseca, viene  nominato Calvizzano  nella parte della narrazione che relativa agli ultimi momenti di vita del suocero. Calvizzano ha nei confronti dell’ammiraglio Caracciolo un debito morale, perché non seppe proteggerlo. Lui considerava Calvizzano,  a cui era  legato  da affetto,  per avervi  vissuto per tanti momenti della sua  fanciullezza, un luogo sicuro ma  purtroppo  non  fu tale. La  realizzazione  di un museo della Rivoluzione Partenopea, proprio  nelle stanze del palazzo ove  fu catturato, potrebbe rappresentare per Calvizzano, sia pure simbolicamente, in primis, una sorta di riabilitazione morale  nei confronti del Caracciolo. Da una fonte storica molto accreditata, apprendo che Caracciolo fu molto prodigo di favori ai Calvizzanesi che a lui si rivolgevano.  Alla  realizzazione del museo dovrebbe  necessariamente impegnarsi in prima persona il Comune e penso che ciò sia possibile poiché  fu  il Sindaco  Peppino Salatiello a  promuovere  la creazione di  largo Caracciolo  antistante la Casa Comunale , proprio in memoria  dell’ammiraglio Caracciolo. Dovrebbero  concorrervi anche gli  studenti  di Calvizzano ad ogni livello nel raccogliere il materiale  storico necessario. Avvicinare i giovani alla storia penso sia assai utile per la loro crescita morale ed intellettuale, in questo mondo dove il consumismo travolge anche loro ,indirizzandoli verso un materialismo che è la negazione assoluta dei sentimenti che nobilitano la persona.

Grazie ancora sig. Direttore per la cortesia che avrà nel pubblicare questo scritto.
 Cordialmente Peppino Pezone

Grazie a lei signor Pezone per le idee che lancia, ma soprattutto per le emozioni che ci fa vivere.


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