Felaco: I fondi destinati al sociale e alle disabilità non andrebbero assegnati alle cooperative sociali, ma ai beneficiari dei servizi



Premessa. Giuseppe Felaco è un nostro concittadino che, avendo vissuto sua pelle le difficoltà indotte da un sistema socio-sanitario pieno di falle, dove la burocrazia la fa sempre più da padrona, vorrebbe contribuire a migliorarlo. Con grande piacere, dunque, riceviamo e pubblichiamo le sue riflessioni ( mai banali) e i suoi consigli (quasi sempre condivisibili), sicuri di fare cosa gradita ai nostri lettori. Felaco gradirebbe, però, che non fosse fatto il suo nome, poiché non è alla ricerca di visibilità. Egregio signor Felaco, il fatto di scrivere il suo nome e far apparire il suo volto, facilita i rapporti di scambio con i nostri visitatori, in particolare con quelli che devono affrontare quotidianamente le sue stesse problematiche. E’ la regola fondamentale per una buona ed efficace comunicazione  
 A tutt'oggi le A.s.l. e i Comuni gestiscono i fondi destinati al sociale e alla disabilità. Fondi che negli anni sono stati per molti versi, dirottati, dimezzati e dilapidati, non ultima la crisi economica, che non ci lascia sperare niente di buono. A mio parere destinare queste poche risorse ancora disponibili alle sole cooperative sociali e alle varie strutture di sostegno accreditate, è un grave errore. Abbiamo poca disponibilità economica e quindi abbiamo un bisogno urgente di adoperare espedienti che ci consentono di utilizzare queste poche risorse rimaste in modo oculato, senza mai però, perdere di vista i veri “beneficiari dei servizi”. C’è da tenere conto che i soggetti operanti sono “aziende” e “che come tali” hanno come priorità principali: proteggere il capitale investito, coprire le spese di gestione e mirare al profitto. A questo punto la domanda sorge spontanea: chi potrà essere il garante a titolo gratuito della qualità del servizio e delle specifiche esigenze delle persone beneficiarie dei servizi, se non i “titolari stessi?” Bisognerebbe unicamente invertire il percorso, in modo che le procedure di assegnazione destinassero i fondi disponibili ai “titolari beneficiari dei servizi” e non alle aziende, in modo che i titolari beneficiari, potrebbero liberamente decidere di organizzarsi in proprio o di affidare a una struttura di fiducia, la cura della propria salute. Sarebbe un gesto di civiltà, una manovra di alta economia che consentirebbe di soddisfare e aumentare la platea dei beneficiari e al tempo stesso di non pesare troppo sulle tasche dei cittadini


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