Il
nostro primo appello fu lanciato due anni fa, ma non è stato mai preso in
considerazione. Così rischia di scomparire un grande patrimonio
storico-culturale che appartiene alla città
Ecco
cosa scrisse il sindaco Giuseppe Salatiello nel 1999: “Il recupero della
memoria storica per una comunità è un fatto importante, proprio perché
sugli avvenimenti del passato si fondano la cultura e le tradizioni di un luogo
e della sua gente”.
Bisogna intervenire urgentemente per salvare
l’archivio comunale. Questa è la seconda volta che lanciamo l’appello, supponendo di fare
cosa gradita a tutte le persone che hanno a cuore la storia della città. La prima
volta che scrivemmo un pezzo sull’argomento fu il 19 maggio 2013 e lo facemmo
per stimolare la nuova amministrazione, che di lì a poco si sarebbe insediata, a
risolvere la questione nel minor tempo
possibile. Niente da fare: a distanza di due anni i faldoni con gli antichi
documenti custoditi, giacciono ancora negli scantinati dell’Istituto Polo.
Furono riposti diversi anni fa, in occasione di un restyling dei locali
comunali. Nessuno più, però, si è
preoccupato di andare a recuperarli. Adesso in che stato sono? Sono collocati
su apposite scaffalature metalliche o sono stati gettati alla rinfusa a
terra? Chi ha avuto l’opportunità di vederli ci ha riferito
che sono in uno stato pietoso e che alcuni documenti sarebbero stati
addirittura rosicchiati dai topi. E’ mai possibile che la storia debba essere
cancellata dall’incuria e dal degrado? Al Comune non si rendono conto che in
quei documenti sono custoditi dati anagrafici, mandati vari, delibere e
determine comunali e tanto altro materiale di interesse storico-amministrativo
di grande importanza per la vita comunale e per i diritti e gli
interessi dei cittadini? Sorgono spontanee, a questo punto, alcune
domande. Chi era il responsabile dell’archivio e perché lo ha
abbandonato all’incuria? Chi custodisce attualmente il titolario, e
l’inventario degli atti ivi depositati? Chi è l’attuale responsabile del
procedimento di recupero e rispristino di quegli atti ancora correnti?
Al di là delle responsabilità e delle omissioni (per
questo si attenderebbe almeno l’apertura di un’inchiesta interna da parte degli
organi preposti, che ora non possono più dire di non sapere), adesso bisogna
farsi in quattro per recuperare e custodire gelosamente quello che è rimasto di
questo grande patrimonio storico-culturale che appartiene alla città.
Questi
argomenti, purtroppo, non appassionano più, perché la cultura, dalla nostre
parti, è diventata un semplice accessorio, qualcosa di cui se ne può fare a
meno. Si dimentica, però, che un paese senza memoria non ha futuro.
D’altronde, nel 1999, fu proprio l’attuale sindaco,
Giuseppe Salatiello, a scrivere nella presentazione al libro del Canonico don
Giacomo Di Maria “Calvizzano 1799 – La cattura dell’Ammiraglio Francesco
Caracciolo” queste testuali parole: “Il recupero della memoria storica per una comunità è
un fatto importante, proprio perché sugli avvenimenti del passato si fondano la
cultura e le tradizioni di un luogo e della sua gente”.
A questo punto ci aspetteremmo una sorta di
rivoluzione civile, naturalmente pacifica: dalle associazioni del territorio,
dalla scuola (agli alunni va insegnato soprattutto il rispetto della memoria), dalla
chiesa, dalla minoranza politica, dagli intellettuali del posto, dagli
appassionati di storia, eccetera. Ma sappiamo già che non accadrà un bel niente,
perché viviamo, per dirla alla Guarino (attore e scrittore calvizzanese), nella
“Terra degli Gnu”, così fra qualche anno staremo a parlare sempre delle stesse
cose.