Fu
il compianto sacerdote don Giacomo Di Maria, negli anni ’80, ad annunciare la
sua importante scoperta archeologica che, oggi, potrebbe essere avvalorata dal
recente ritrovamento, in zona San Pietro, di un antico tracciato romano. La
chiesetta, qualche anno fa, è stata pure
restaurata in buona parte con il contributo dei fedeli
Chiesa di San Pietro
Una importantissima scoperta archeologica
rivoluzionò verso la fine degli anni ’80 la storia religiosa e sociale di
Calvizzano. La prima parrocchia calvizzanese è quella di San Pietro e non come
hanno sempre affermato gli storici, quella di San Giacomo Apostolo, risalente al
911, i cui resti (si possono osservare percorrendo il tratto calvizzanese di
via Raffaele Granata) versano in uno stato pietoso, tra l’altro sepolti da
arbusti ed erbacce. L’analisi ai raggi infrarossi dell’affresco absidale
(recentemente riparato) che spicca all’interno della chiesetta permise di
risalire al significativo risultato. Le spese se le accollò lo studio di
archeologia di Nicola Severino. Dall’attento esame delle fotografie emersero particolari importanti che fecero
rilasciare alla dottoressa Maria Laura Raimondi, la seguente dichiarazione:
“già da un primo esame del dipinto ci si è resi conto delle modifiche varie che
hanno interessato la superficie affrescata; è facile immaginare, infatti, come
attraverso i secoli quasi mai si sia pensato di rispettare le opere più
antiche. Così, oltre ai mutati gusti, che esigevano forme nuove,
contemporaneamente si imponevano opere di restauro e ristrutturazione che hanno
inevitabilmente e ulteriormente intaccato la superficie pittorica. Numerose,
quindi, le immagini che traspaiono dal fondo del dipinto, ma comunque difficili
da decifrare e soprattutto da ricollegare nel giusto ambito cronologico. Si è
cercato, dunque, di porre l’attenzione sugli unici elementi che sembrano
riferirsi alla fase più antica della decorazione. Sono stati particolarmente
analizzati i piedi della figura centrale, rappresentante appunto la Vergine
Maria, e in particolare il piede sinistro. Tali elementi appaiono riutilizzati
come risulta evidente dalla resa pittorica tesa a una decorazione estremamente
lineare con disegno semplice tracciato in ocra su fondo bianco. Da qui la quasi certezza che anche
l’immagine rappresentata fin dalle origini fosse quella della Madonna con
Bambino; tema iconografico presente nelle decorazioni paleocristiane già dal
terzo secolo d.C. Ma per avere la certezza bisognerebbe esaminare la struttura
edilizia dell’abside e la preparazione parietale, cosa al momento tecnicamente
impossibile”
“La
lettura attenta della relazione della dottoressa Raimondi – dichiarò a gennaio del ’93 lo storico nonché canonico Giacomo Di
Maria (si spense il 24 giugno del 1997 all’età di 85 anni) al giornalista de il
Giornale di Napoli che lo intervistò – porta a una riflessione quasi
sillogistica: se il primo nucleo abitato , villaggio, casale (che poi diventerà
Calvizzano) sorse sul territorio vicinissimo alla superba via Consolare Campana
(o Campana) ne consegue che i calvizzanesi ben presto aprirono un luogo di
culto, cioè la prima chiesetta. Quindi la vera o prima Chiesa degli Avi è
proprio la Chiesa di San Pietro (nei cui pressi sorse l’ormai distrutto casale
Patrusciano) e non quella di San Giacomo”.
In quell’occasione, Di Maria spiegò anche perché,
secondo lui, sull’affresco compare l’immagine di San Pietro e San Paolo. Essi,
come dicono gli atti degli apostoli, sostarono sicuramente a Pozzuoli e per far
ritorno a Roma passarono per la via Consolare Campana. I primi calvizzanesi
potettero appurarlo attraverso gli insegnamenti degli altri, da qui la
raffigurazione.
Il sacerdote fu molto lungimirante, tant’ è che la
sua tesi oggi potrebbe essere suffragata dalla recente scoperta di un vecchio
tracciato di epoca Romana, venuto alla luce sull’attuale via Calamandrei,
durante gli scavi dei lavori fognari. Non è da escludere che quest’antica
strada avrebbe potuto essere una diramazione della via Consolare Campana che conduceva proprio dalle parti della chiesa di San Pietro.
Reperti dell'antica chiesa di San Giacomo: nella foto soprastante come appaiono attualmente coperti da una folta vegetazione