A cura di Angela Sarracino, psicologa e psicoterapeuta
Quotidianamente i media ci
presentano una realtà in cui la violenza è un fenomeno in continua ascesa. Di
fronte, però, a tale consapevolezza è necessario fermarsi un attimo a
riflettere, perché non si può generalizzare ed accumunare tra loro le violenze.
Per quanto concerne la
violenza sulle donne, va detto che vanno distinte le varie forme, così da
imparare a riconoscerle e prenderne le distanze.
In primis, vanno distinti gli ambiti della violenza. Ad oggi, la “Violenza
domestica” è quella più diffusa ed è rappresentata da azioni che “si compiono
tra le mura della propria casa” che paradossalmente dovrebbe essere il luogo
sicuro.
Per quanto riguarda, invece,
le tipologie di violenza, si possono distinguere:
-
La violenza psicologica:
intesa come una forma subdola di violenza perché non ha effetti visibili come i
lividi o le ferite della violenza fisica ma ha lo scopo di tenere in uno stato di
soggezione le vittime per assumerne il controllo. Essa è assimilabile ad un
vero e proprio "lavaggio del cervello" della vittima che perde il
senso della propria autostima e delle proprie risorse interiori. Essa si attua
attraverso: la svalorizzazione (ad es. convincere la donna che non vale niente,
sminuirla, dirle che è stupida); insulti
in privato e/o in pubblico; eccessiva attribuzione di responsabilità (ad es.
accusarla di tutto ciò che accade); induzione del senso di privazione (ad es.
privazione di contatti sociali, privazione dei rapporti con la famiglia
d’origine); minacce o ricatti materiali o morali.
-
La
violenza economica: intesa come ogni forma di privazione o controllo che
limiti l’accesso all’indipendenza economica di una persona. Vi sono inclusi
comportamenti quali: privare delle
informazioni relative al conto corrente e alla situazione patrimoniale e
reddituale; non condividere le decisioni relative al bilancio familiare; costringere a fare debiti; tenerla in una situazione di privazione
economica continua.
- La violenza fisica: intesa come
qualsiasi atto fisico, dallo schiaffo, che non va mai sottovalutato, alle
percosse e lesioni. Ogni persona ha un proprio confine fisico, rappresentato
dalla propria pelle; esso è molto importante anche dal punto di vista emotivo.
Ogni sconfinamento che non avvenga con il nostro consenso, ancora più se
attuato con la forza, è una grave offesa.
- La Violenza Sessuale: intesa come
qualsiasi atto sessuale, o tentativo di atto sessuale, commenti, avances non
desiderate, o traffico sessuale, contro una persona con l’uso della
coercizione. E’ violenza sessuale ad es. : costringere al rapporto sessuale,
con ricatti o dopo aver picchiato e/o umiliato la donna; richiedere in modo
assillante o imporre pratiche sessuali indesiderate o rapporti che implicano il
far male fisicamente e/o psicologicamente.
- Lo
Stalking (persecuzione): inteso come atteggiamenti tenuti da un
individuo che affligge un'altra persona, perseguitandola ed ingenerandole stati
di ansia e paura, che possono arrivare a comprometterne il normale svolgimento
della quotidianità. La persecuzione avviene solitamente mediante reiterati
tentativi di: comunicazioni scritte assillanti non desiderate (sms, lettere,
scritte su muri o strada, email); comunicazioni verbali assillanti non
desiderate (telefonate, …); appostamenti; invio regali non graditi.
- Il
mobbing, inteso come un insieme di comportamenti violenti in ambito
lavorativo (abusi psicologici, angherie, vessazioni, demansionamento,
emarginazione, umiliazioni, maldicenze, etc.) perpetrati da parte di uno o più
individui nei confronti di un altro individuo, da almeno 6 mesi e lesivo della
dignità personale e professionale nonché della salute psicofisica dello stesso.
Questa pratica è spesso condotta con il fine di indurre la vittima ad
abbandonare da sé il lavoro, senza quindi ricorrere al licenziamento. Si parla
di mobbing verticale quando l'attività è condotta da un superiore al fine di
costringere alle dimissioni un dipendente e di mobbing orizzontale se praticato da parte dei colleghi verso un
lavoratore non integrato nell'organizzazione lavorativa.
Per concludere, spero che tale
elenco non resti appunto uno sterile riassunto sullo schermo di un pc, ma possa
divenire un momento di confronto con se stesse e punto di partenza per
cominciare a dire “No” alla violenza e “Si” alla vita, alla libertà, alla
ripresa della propria dignità di Donne e di esseri Umani.