Sono autistico, non ho la peste











22 Settembre 2013, napoli.repubblica.it
"Via i nostri figli dalla scuola", in aula c'è un bambino autistico
Mugnano, scuola elementare "Sequino"

La notizia fa il giro di TG, blog e giornali vari fino a che non si ingigantisce sempre di più e coinvolge in prima persona presidi, professori, genitori, ministri e sindacati. Le reazioni, come spesso accade, sono varie e contrastanti. Qualcuno storce il naso e disapprova l’azione priva di sensibilità compiuta da questi genitori; qualche altro solidarizza con loro, qualche altro ancora si schiera dalla parte del bambino e della sua famiglia.
Ovviamente, non è questa la sede indicata per giudicare l’uno o l’altro comportamento, posso solo sottolineare che spesso è ciò che non conosciamo che ci spaventa e ci porta a compiere comportamenti ingiustificati, che possono apparire come ghettizzanti e discriminatori. Passiamo allora a capire cosa è l’autismo.
L'autismo è una patologia che non necessariamente deve essere presente fin dalla nascita. Esso pur associandosi ad un aspetto fisico normale, rappresenta un handicap grave che coinvolge diverse funzioni cerebrali e perdura per tutta la vita. Non è infettivo e non crea problemi di salute a chi frequenta il bambino autistico.
Secondo il DSM IV (manuale dei disturbi psichiatrici), l'autismo è un disturbo pervasivo dello sviluppo  e  si manifesta entro il terzo anno di età con deficit nelle seguenti aree: comunicazione, interazione sociale, immaginazione, comportamento.
Per quanto concerne la sua causa, si può sostenere che non ne sia solo una: molteplici geni e fattori ambientali, come virus o sostanze chimiche, possono contribuire a determinare il disturbo autistico, ma anche anomalie neurofisiologiche all’amigdala, al cervelletto, al tronco encefalico o alla corteccia cerebrale.
Per quanto riguarda invece le manifestazioni sintomatologiche degli autistici, sono quelle che comunemente ci fanno dire che “vivono in un mondo loro”, ovvero: l'isolamento: i bambini autistici spesso non rispondono al loro nome e appaiono sordi o inconsapevoli della realtà che li circonda; difficoltà a stare con altri bambini,  difficoltà di apprendimento, incoscienza per i pericoli reali,  mimica facciale ridotta (ad esempio non riescono a sorridere ed evitano lo sguardo), attività motorie ripetitive (dondolamento). I bambini affetti da autismo manifestano un attaccamento inappropriato agli oggetti e possono perseverare in giochi strani. A  tal proposito mi viene in mente un bambino che conobbi durate un lavoro in una scuola materna che trascorreva le ore rannicchiato in un angolo o intento a chiudere tutte le porte che incontrava sul suo cammino. I bambini autistici non sono pericolosi e la loro presenza nelle classi non può minare la salute degli altri alunni. Ancor di più si può dire che le insegnanti di sostegno che li affiancano dovrebbero mirare sia alla trasmissione di saperi che all’integrazione con gli altri bambini.
Per quanto riguarda le terapie, va detto che non esistono cure miracolose e gli interventi vengono scelti in base ai sintomi individuali. Molto utili appaiono gli interventi psicoeducativi e comportamentali in ambienti adattati alle difficoltà specifiche del singolo bambino. In alcuni casi è necessaria una terapia farmacologica per ridurre l’entità della sintomatologia.
Cosa devono fare allora i genitori? È importante che i genitori osservino i loro bambini in modo da valutare delle eventuali stranezze nei loro comportamenti, tenendo ben presente che una diagnosi tempestiva (possibilmente entro i 3 anni di vita), è fondamentale sia per le che cure che per evitare ulteriori conseguenze. Per questo è di fondamentale importanza prendere contatto, all’insorgere dei primi sintomi, con uno psicologo specialista in psicoterapia o con un neuropsichiatra infantile. In Italia esistono vari centri specializzati per la diagnosi e la cura di questa malattia.
Con un’eventuale diagnosi di autismo, i genitori non devono cadere nello sconforto, ma anzi devono diventare più forti e protagonisti attivi nelle terapie dei loro figli in modo da continuare le esercitazioni anche a  casa al fine di rafforzare i progressi raggiunti.  Non escludo, per i genitori, laddove necessario, la frequentazione di gruppi con genitori di bambini autistici o terapie psicologiche al fine di condividere  difficoltà, emozioni ed esperienze simili.


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