Qualcuno rema contro lo sviluppo della città?


                


Ha fatto molto discutere l'ultimo Consiglio comunale, tenutosi lo scorso 29 maggio, indignando non solo i cittadini presenti in aula, ma anche gli stessi politici. Un Consiglio di basso profilo politico e culturale. Forse quelli che non hanno mai aperto bocca in questi quattro anni di consiliatura, oggi sono i meno criticabili, non fosse altro perché hanno dalla loro parte la mancata esposizione al pubblico ludibrio.
“Andate tutti a casa e chiedete scusa ai calvizzanesi”, ha gridato un consigliere comunale dai banchi della minoranza: una frase condivisibile in toto, anche se va disapprovato, a nostro avviso, pure il loro modo di fare politica: un tipo di opposizione che si sarebbe concentrata quasi tutta sul rilevare mancanze sul Piano urbanistico, trascurando o addirittura ignorando  altri atavici problemi, fondamentali per la vita di una città. Un esempio? Tra pochi giorni dovrebbero iniziare i lavori di completamento della via che costeggia l’Alveo Camaldoli (tratta di Villaricca), per cercare di aprirla, dopo anni di ritardi e omissioni, definitivamente al traffico cittadino. Non sarà, però, realizzata la pista ciclabile (interessa anche il tratto calvizzanese) che, oltre  a essere  parte integrante del progetto, è pure finanziata. Una pista richiesta da diverse centinaia di cittadini e da tanti sportivi che praticano quotidianamente il footing da quelle parti, ai quali, purtroppo, sarà sottratto un loro diritto. Perché l’opposizione non si è mai fatta paladina di questa cospicua fetta di popolazione, cercando di organizzare una battaglia civile? Perché, finora, non ha messo in atto tutte le azioni politiche possibili e immaginabili, per evitare di far perdere alla collettività un’opera di grande utilità?
Questo è solo uno dei molteplici problemi sul tappeto: se ne potrebbero elencare tanti altri, ma rischieremmo di distaccarci dal tema della malapolitica, per il quale Granata, secondo noi, non è immune da qualche responsabilità. L’attuale sindaco è stato votato da una gran fetta di popolazione, in quanto  doveva rappresentare la novità: la discontinuità rispetto a certi meccanismi obsoleti e pseudo-clientelari, invece, da questo punto di vista, si è rivelato un’autentica delusione. Alla prima occasione avrebbe dovuto prendere le distanze da potenziali Cavalli di Troia: aveva i numeri e le capacità per poterlo fare, invece ha preferito altre strade e ascoltare altri consigli, facendo intendere  che la poltrona viene prima di ogni altra cosa, specialmente se conquistata dopo anni di sacrifici e in seguito a diversi tentativi. Adesso, è troppo tardi: l’agguato sembrerebbe essere stato teso e potrebbe dare i suoi frutti. Tutto questo, purtroppo, potrebbe  avvantaggiare chi predilige ancora la politica degli intrallazzi e degli interessi personali? E’ probabile, anche perché giocherebbe a vantaggio dei nuovi gattopardi  il disinteresse di una buona parte della popolazione. Tantissimi cittadini, purtroppo, non avrebbero ancora raggiunto quel grado di maturazione culturale e politica che li renderebbe liberi di potersi esprimere e in grado di poter cacciare definitivamente a “calci nel sedere” chi userebbe la politica per  obiettivi diversi da quelli tesi al miglioramento delle condizioni di vita collettiva. A tutto questo va aggiunto la piaga del clientelismo e del nepotismo: due fenomeni degenerativi che, in queste zone, la farebbero ancora da padroni. Diversi, quindi, gli interrogativi a cui i “maghi” della politica locale, sono chiamati a dare una risposta. Proviamo ad elencarne qualcuno. E’ mai possibile che Salatiello e company si accorgono a poco meno di un anno dal termine della consiliatura che Granata non è più adatto a governare la città? Prima dove stavano? E’ ammissibile che si punti a creare ostacoli allo sviluppo della città, dopo aver condiviso l’iter del piano urbanistico e votato anche le osservazioni al Puc? E’ mai possibile che i mal di pancia di Mauriello o di Di Rosa escano fuori quasi a fine consiliatura? Va sottolineata sicuramente l’onestà intellettuale di Cristofaro Agliata, il quale è sempre stato (dichiarandolo in ogni intervista e in ogni luogo pubblico) fedele al motto  “I love Salatiello” e contrario a una eventuale ricandidatura di Granata perchè, secondo lui, non sarebbe in grado di essere un buon sindaco. Sarebbe pure opportuno, però, che il corpulento ex assessore ai Servizi sociali desse anche una schiarita alle sue ipotetiche diverse zone d’ombra. Dulcis in fundo Scimia, non perché ci è antipatico, anzi al contrario, visto che apprezziamo i suoi modi garbati e signorili di porsi verso gli altri e nei riguardi dei suoi pazienti. A nostro avviso, però, da buon medico  della mutua, dovrebbe farsi una bella iniezione di umiltà, perché ne avrebbe tanto bisogno. 
“Non ci bastano tre assessori: per una maggiora visibilità, chiediamo, come gruppo,  anche la carica di vicesindaco”.  Così ha esordito nel suo intervento il medico aversano con studio a Calvizzano, dimostrando, secondo noi, il massimo della presunzione e dell’arroganza politica. Per chi non avesse capito, lo ripetiamo. Ai cinque dissidenti non bastano tre assessori e la presidenza del consiglio comunale: pretendono anche la carica di vicesindaco. Insomma, tu sindaco non esaudisci la nostra richiesta e noi ti ostacoliamo sul Puc. Ha fatto bene l’eterno Antonio Ferrillo (a breve festeggerà i quarant’anni della sua discesa in politica) a rispondergli in maniera molto maccheronica: “Scimì, m’he ‘a spiegà pecchè e fa o vicesindaco, si prima e fatt o grupp a sei e po’ le fatt a cinque”?
Insomma, come per dire, hai sempre remato contro questa amministrazione e adesso vuoi anche essere premiato? Allora un’ultima domanda nasce spontanea: siamo sicuri che è solo una questione di vicesindaco?

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