“Non mollate
la vostra battaglia sulla trasformazione del diritto di superficie in diritto
di proprietà”. E’ il coro unanime di tante persone che hanno acquistato, anni
fa, casa in cooperativa e vorrebbero sanare una situazione alquanto intricata. Ci
hanno contattato, anche perché, molti di loro, nutrono forte preoccupazione di
non poter vendere la loro casa, nel caso ve ne fosse bisogno, come è accaduto a tanti altri proprietari. Insomma,
visto che la percentuale degli interessati è altissima, l’iniziativa andrebbe intrapresa
subito, anche perché l’iter è lungo e complesso. Purtroppo, l’attuale sindaco,
nonostante sia ampiamente convinto di dover comunque iniziare a ragionare su
questo scottante problema di grande attualità, già peraltro risolto in tante
altre realtà del Centro-nord, nicchia ogni volta che glielo facciamo presente, rimandando la questione
a tempi migliori. Quando poi insistiamo, ci risponde limitandosi a dire che bisogna prima risolvere alcune delicate
faccende venute fuori recentemente. Quali sarebbero queste iatture che
penderebbero sulle spalle di diversi cittadini proprietari di case in
cooperative? Il Primo cittadino non si sbilancia. Pirozzi, invece, ha
dichiarato (vedere il video sotto riportato) che la trasformazione del diritto
di superficie in diritto di proprietà, sarà uno dei primi provvedimenti a cui
darà seguito, se dovesse ricandidarsi e rivincere le elezioni amministrative.
Un po’ di
storia. Le famigerate cooperative hanno
avuto una gran diffusione anche dalle nostre parti negli anni 80-90: a
Calvizzano sono sorti sei-sette mega palazzi dove sono andati ad abitare più di
500 famiglie; così a Marano come Giugliano, Villarica e altri comuni del
comprensorio, dove il meccanismo emblematico e il più delle volte truffaldino
delle cooperative edilizie, sarebbe stato l’asse portante della devastazione
edilizia. Un business a diversi zeri. Il trucco era fin troppo semplice. Grazie
a questo escamotage, in passato, si sarebbero arricchiti un po’ tutti:
politici, imprenditori, prestanomi (a Calvizzano se ne conterebbero, per
sentito dire, diversi) e, in qualche caso, perfino impiegati comunali. Alla
base l’equivoco della formula cooperativa, che comporta agevolazioni fiscali,
facilitazioni nell’acquisto dei terreni e nel rilascio delle licenze. Secondo
la legge, tuttavia, le cooperative (che necessitano di almeno nove soci) non
possono vendere appartamenti, in virtù del vincolo del diritto di superficie.
Ad usufruire dell’immobile dovrebbero essere, in teoria, solo i “soci”. Invece,
le coop sorte, come funghi, sono state, per la maggior parte, delle vere e
proprie holding affaristiche e commerciali. A gestire l’affaire, il più delle
volte, un gruppo di persone, dietro il quale, c’era quasi sempre un solo
imprenditore. Lo stesso che dava vita alla società innanzi a un notaio. Così
era la cooperativa ad acquisire i terreni a prezzi stracciati, a costruire gli
appartamenti e, infine, col trucco della rinuncia dei soci, a vendere a terzi
le case, naturalmente a peso d’oro. Risultato dell’operazione: costi ridotti e
incassi miliardari. Tutto questo, naturalmente nell’impunità più assoluta.
Insomma, queste coop, invece di fare gli interessi dei soci, spesso si
trasformavano in autentiche immobiliari. Ciò non toglie che ci sono diversi
casi, in cui è stato portato avanti l’iter all’insegna della totale legalità e
nell’interesse dei soci. In altri casi, invece, sarebbero stati acquistati i
terreni a prezzi non ritenuti adeguati a quelli di mercato dai loro proprietari
che avrebbero, in seguito, fatto ricorso al Tar e avrebbero pure vinto. Adesso
spetterebbe ai cooperanti sborsare tali somme a titolo di ristoro dei
proprietari terrieri. E se fosse proprio questo il bubbone a cui fa cenno il
sindaco? Si spera di no, ovviamente, altrimenti al danno si aggiungerebbe anche
la beffa.