Un paese che stenta a cambiare la classe dirigente


              

Nepotismi, clientele e favoritismi di ogni genere a Calvizzano continuano a farla da padroni e a influenzare l’andamento del voto. Questa città, purtroppo, non ha ancora raggiunto percentuali alte di maturazione socio-culturale, per poter decidere, solo sulla base dei risultati (come dovrebbe avvenire in una realtà avanzata), chi debba essere questo o quel sindaco e se debba governare questa o quella maggioranza. Si vota Tizio solo per i favori ricevuti, non tenendo conto se la persona in questione non ha mai aperto bocca in Consiglio comunale. Si vota Caio perché è un parente e non se ne può fare a meno, in quanto da queste parti la famiglia è sacra, non importa se si sospetta che Caio abbia potuto approfittare del suo ruolo per rimpinguare le sue tasche. Si vota Sempronio perché è stato raccomandato da un grande amico a cui non si può dire di no: non importa se Sempronio è abituato a fare continui salti della quaglia, passando dai banchi dell’opposizione a quelli della maggioranza come se niente fosse, e solo per meri interessi personali. Ecco perché a Calvizzano, da più di vent’anni, vince le elezioni sempre la lista che annovera nei suoi ranghi i cosiddetti pezzi da 90, cioè quelli che racimolano sempre lo stesso pacchetto di voti, nonostante parecchi di loro ignorino l’abc dei problemi politico-amministrativi.
Bisogna allora rassegnarsi a questo stato di cose? C’è solo da sperare che i pochi baluardi di legalità rimasti (scuola, azione cattolica, associazioni, mass media) lavorino per formare nuove coscienze, che, un domani, abbiano la fermezza di dire, a un loro parente, non ti voto perché non sei in grado di rappresentare i miei valori morali, civili, sociali e culturali.    

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