La mia fetta


“A fra’ che te serve”: la mitica domanda è attribuita dalle cronache alla figura del defunto senatore Franco Evangelisti, storico braccio destro di Giulio Andreotti, quando l’Italia democristiana curava il proprio potere allevando clientele. Il modo di dire indica l’uomo politico inteso come mediatore di professione, disponibile a elargire favori di qualsiasi tipo in cambio di voti. Insomma, un modo, anche se discutibile, di fare politica e pensare alla propria carriera.

Alcuni politici calvizzanesi di oggi, a differenza di tanti politici di ieri, sarebbero poco avvezzi a dare una mano agli altri: loro badano a cose concrete e, fedeli al motto meglio un uovo oggi che una gallina domani, pensano solo a come far soldi, facendo leva sul loro potere. Per questi personaggi lo slogan più in voga, tirato fuori ogni qual volta gli viene fatta una proposta politica, per la quale serve anche il loro assenso, è “P’ me che c’sta?”.

In sostanza a questo tipo di politico non interessa discutere la proposta nel merito e, quindi, sostenerla o opporsi con una giusta motivazione; gli interessa solo capire se c’è una torta da dividersi, assicurandosi una fetta.

Come può una città crescere in questo modo?

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