Tre storie, tre facce della nuova povertà

Due sorelle e un fratello chiusi in casa senza uscire per diversi giorni: dopo la perdita dei genitori non sanno più a quale santo rivolgersi per tirare avanti. Una donna di circa cinquant’anni, madre di due figli di 14 e 16 anni, resta improvvisamente vedova: il marito lavorava nei cantieri come muratore a nero e lascia la famiglia sul lastrico. Non sanno come tirare avanti. Due storie, due facce della nuova povertà. A Calvizzano, di casi come questi ce ne sono tanti. Sono i rappresentanti di una povertà moderna e improvvisa, che potrebbe riguardare chiunque ed è per questo ancora più inquietante.
Una volta la povertà era un dato strutturale e familiare. Si trasmetteva di generazione in generazione e c’era una sorta di abitudine a quella condizione sociale. Le famiglie povere e arretrate, in città, si conoscevano. Chi aveva una situazione di media agiatezza riusciva a conservarla per tutta la vita e riusciva a trasmetterla ai figli. Poi, col tempo, sono arrivate, in un primo momento, le patologie sociali (come la tossicodipendenza, l’alcolismo, le malattie psichiche) generatrici di povertà. Oggi, è tempo di nuovi disagi: l’emergenza è tutta interna a un mercato del lavoro senza regole e senza tutele. Trovare un’occupazione è difficilissimo, conservarla in condizioni di dignità è ancora più difficile, perderla è un nulla. E per chi perde il posto di lavoro, si aprono le porte del vuoto e della povertà.
Chi si occupa dei nuovi poveri?
A Calvizzano qualche timido segnale di sostegno arriva dalla Caritas, ma è improvvisato e insufficiente. L’amministrazione comunale può fare ben poco: gli strumenti a disposizione sono insufficienti e poi, bisogna fare i conti con i bilanci sempre più asfittici. A queste persone, dunque, non resta che piangere?..
“In effetti – afferma Luciano Borrelli, assessore ai servizi sociali, fino al mese scorso – la situazione è veramente drammatica. Noi che, come istituzione comunale, siamo il primo contatto tra la gente e lo Stato, siamo spesso investiti di una disperazione incredibile. Quello che manca, dispiace dirlo, è un progetto complessivo, a livello nazionale, per tutelare le fasce disagiate. Ed è un dramma di tutti perché chiunque di noi, da un momento all’altro, può diventare un nuovo povero”.
La povertà la sta toccando con mano da anni, lui che aveva sempre vissuto una vita agiata, Giuseppe Biglietto, meglio conosciuto l’uomo dei cani, manager caduto in disgrazia per la perdita del posto di lavoro. Una passione smodata per i randagi che ha tenuto in cura in un rifugio di via Eduardo De Filippo fino a qualche anno fa, quando l’asl glielo ha chiuso. Per Biglietto e sua moglie (una figlia vive a Londra) non è facile andare avanti senza risorse economiche: tutti i loro averi li hanno donati ai cani.
“Povero ma dignitoso – afferma Biglietto – Purtroppo l’indifferenza è totale e ci circonda sempre di più. Combattiamo strenuamente contro un muro di gomma, ognuno è alla ricerca del proprio particolare, il senso del vuoto che alberga nella gente è profondo e incolmabile, le paure vicine e possenti la cattiveria più infame e noi sempre più soli”.
Biglietto, che abita in via Aldo Moro, nelle cooperative alle spalle del supermercato Ottopiù, ci ha pregato di riportare alcune sue riflessioni: parole che gli sono state dettate dal cuore, in un momento di profonda angoscia. Noi lo abbiamo accontentato.

Chi ha paura del postino!
Ne ha paura chi è stato spinto verso una miseria iniqua e ha all’orizzonte un futuro incerto e di abbandono; ne ha paura chi da anni lotta per un lavoro e poche mura; ha paura chi conosce bene la strada del Banco dei Pegni; ha paura chi vive di misera pensione e carità; ha paura chi è precario ed è sempre ai limiti della sopravvivenza.
Del postino ha grande paura chi è senza risorse, soggetto debole e vulnerabile, destinato sempre e comunque a perdere, al quale più che la miseria, fa male l’umiliazione.
Il popolo minacciato ha poche speranze di salvezza e chi si accanisce contro di esso è lo stesso che dovrebbe condurlo da Buon Padre di Famiglia, il quale conosce bene che “all’impossibile nessuno è tenuto”: l’equità è rimasto solo un sostantivo. Ormai questo Buon Padre di Famiglia ha assunto il volto truce e patibolare del giustiziere.
Chi ha paura del postino! Io tra i tanti, uomo mite e mediocre.

P.S. Segnaliamo il caso Biglietto (uno dei tanti…) al neo assessore ai Servizi sociali Cristofaro Agliata, alla Caritas locale, a Rinascita calvizzanese e all’assessore Antonio Sequino che, decidendo di devolvere il suo stipendio ai poveri, si è impegnato a dare una mano a chi soffre. Insomma, un network della solidarietà locale che potrebbe alleviare le sofferenze di questo umile signore della nostra comunità, al quale la vita ha voltato la faccia. Ieri era un brillante manager; oggi si trova con la casa e l’auto pignorate e ha dovuto fare i salti mortali per racimolare 100 euro per pagare la bolletta dell’Enel, altrimenti gli veniva staccata la luce.

Visualizzazioni della settimana