Retrospettiva amministrative di settembre 2020. Da critico del sistema a parte della squadra: il caso Felaco e il silenzio dopo le parole

Fabio Felaco, candidato di punta della lista “Vinciamo per Calvizzano”: “noi non abbiamo né padrini né padroni siamo uomini liberi”

Accadeva esattamente cinque anni fa, nel 2020, quando la lista “Vinciamo per Calvizzano, con Giuseppe Santopaolo candidato sindaco”, chiudeva la campagna elettorale nella cornice di Villa Calvisia. In quell’occasione, Fabio Felaco, giovane candidato della lista, pronunciò uno degli interventi più forti e incisivi della serata.

Felaco puntava il dito su due concetti chiave: la necessità di liberarsi da padrini e padroni politici e il rifiuto dell’etichetta infamante di paese legato alla camorra, dopo lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. “Noi calvizzanesi non siamo camorristi, non lo siamo mai stati, siamo persone libere e perbene”, tuonava dal palco. Ma l’affondo più diretto era contro la classe dirigente che, a suo dire, aveva portato Calvizzano al baratro. Tra questi, il principale bersaglio era il candidato sindaco Giacomo Pirozzi, accusato di rappresentare il passato che si ripropone sotto nuove vesti: “Coloro che ci hanno portato al baratro si ripresentano, si riciclano e vergognosamente ci fanno le stesse promesse di dieci anni fa, capeggiati da un uomo che è la quarta volta che si ricandida a sindaco”.

Felaco ricordava inoltre come Pirozzi avesse annunciato pubblicamente il suo ritiro dalla politica per dedicarsi alla sua professione di medico, salvo poi tornare in campo e, con presunzione, dichiarare che “nessun giovane fosse all’altezza di rappresentare il ruolo di sindaco”. Una frase che, all’epoca, Felaco non lasciò correre: “E allora noi giovani ci sentiamo chiamati in causa e ci domandiamo: ma tu, questi cinque anni che hai latitato dal consiglio comunale, rispondici perché l’hai fatto”.

Parole forti, che suonavano come un impegno a costruire un’alternativa politica netta, indipendente, fondata sulla coerenza e sulla distanza dai poteri che avevano guidato Calvizzano negli anni precedenti.

Tuttavia, a distanza di tempo, qualcosa è cambiato. Dopo poco più di un anno passato nei banchi dell’opposizione, Felaco ha abbandonato quella linea dura e si è unito alla maggioranza guidata proprio dal sindaco Pirozzi, entrando in Giunta con il ruolo di assessore, incarico che ha ricoperto per un periodo limitato. Una scelta che ha sollevato interrogativi, perplessità e, da parte di alcuni suoi elettori, anche un senso di tradimento rispetto al mandato ricevuto.

Molti si chiedono: che fine ha fatto quella determinazione mostrata in Villa Calvisia? Che cosa ha convinto Felaco a sostenere proprio quel sindaco che pochi mesi prima accusava di essere parte del problema? E, soprattutto, che valore hanno oggi le parole spese allora?

Felaco non ha mai pubblicamente chiarito i motivi di questo cambiamento. Nessuna conferenza stampa, nessuna spiegazione articolata alla cittadinanza. Solo il silenzio.

Un silenzio che pesa, perché le promesse di rinnovamento, se disattese, non feriscono solo la credibilità del singolo, ma alimentano la sfiducia di un’intera comunità verso la politica.

In molti continuano a domandarsi: Felaco, che fine ha fatto quell’impegno di coerenza? E soprattutto: perché?

Felaco: “noi calvizzanesi non siamo camorristi, non lo siamo mai stati, siamo persone libere e perbene”


 

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