Prosegue la rubrica "I Sabati di Cultura" con un'altra esclusiva Calvizzanoweb – Dalla relazione tecnica della ristrutturazione ex-IPAB, scoperto chi è il proprietario del palazzo di “Armando ‘o barbiere”

Come sappiamo tutti, il Centro storico di Calvizzano tristemente è in condizioni precarie: molti edifici storici, specie quelli signorili, versano in condizioni estetiche precarie, e diversi edifici risultano abbandonati.

Una condizione triste che è stata fotografata anche nel PUC, redatto nel 2020 dalla triade commissariale.

Tra questi, ce n’è uno che si può dire spicca tra i più disastrati: il palazzo di “Armando O’ barbiere, ovvero il palazzo in cui, fino agli anni '80, c’era l’esercizio commerciale del barbiere Armando Galiero, che chiuse nel 1981 perché assunto come bidello.

                                                                     Armando Galiero

Questo palazzo, in via Conte Mirabelli 54-56, da oltre 40 anni è in condizioni diroccate: passandovi vicino, basta attraversare il marciapiede per poter osservare, dalle finestre rotte, gli interni totalmente distrutti dalle intemperie (così come gli infissi tra l’altro), il sottotetto crollato, le pareti con i parati scollati, e in generale la facciata totalmente malconcia, tra intonaco caduto lasciando vedere il lavoro di epoche passate, resti di murales e infissioni. Al piano terra, a chiudere la bottega due porte di legno, dal colore sbiadito.

In poche parole, un palazzo tra i peggiori all’interno del comune per condizioni, peggio di questo solo quello puntellato nei pressi del Comune, che attende da anni di essere demolito, o il palazzo di via Vittorio Emanuele III, dove viveva e fu trovato morto il povero senzatetto Gennaro Carandente.

Il palazzo dove si trovava la bottega di Armando Galiero

Molti dei palazzi di Calvizzano sono lasciati in queste condizioni per varie motivazioni, che vanno dall’impossibilità economica (ristrutturare un palazzo storico non è come ristrutturare un palazzo in cemento armato recente) alla mera indifferenza (parliamo di abitazioni ereditate da chi a Calvizzano non abita più e quindi non ha nemmeno interesse a usufruire dei beni); ma questo palazzo a chi dovrebbe appartenere?

A dircelo, in modo totalmente casuale, è stato un altro palazzo: l’edificio ex-IPAB.

Com’è noto, il palazzo, ex Orfanotrofio dell’Addolorata e di Francesco Saverio, ex Istituto del Sacro Cuore di Gesù ed ex Scuola Paritaria Beata Giulia Salzano, dal 2017 è stato sgomberato per inagibilità. Dopo la decisione, da parte della triade commissariale, di adibirlo a “Polo della Socialità e della Cultura(come indicato nella Relazione Tecnica), nel 2020 l’Amministrazione Pirozzi ha modificato il suo utilizzo a Caserma dei Carabinieri.

L’edificio sta venendo quindi ristrutturato per questo fine, e per questo a inizio 2025 è stato pubblicato sul sito del Comune tutto il progetto di ristrutturazione.

Tra questi documenti, c’è appunto la Relazione Tecnica, che si prodiga a spiegare le condizioni attuali e la ristrutturazione che verrà fatta. All’inizio del documento, però, è presente una sezione storica, che indica qual è stato il suo utilizzo passato; e proprio qui ci imbattiamo nel palazzo più sopra descritto.

Tra i documenti mostrati, a esempio e testimonianza della storia dell’edificio ex-IPAB, c’è infatti un testamento.
Si tratta del testamento di Domenico Ricciardiello, nato a Calvizzano il 14 ottobre 1906 da Salvatore, carrettiere, e Lucrezia Laprovitola.
Costui, di professione agricoltore, sposerà il 21 novembre 1940 a Calvizzano Clotilde Sabatino, nata a Calvizzano il 5 agosto 1906 da Salvatore, anch’egli carrettiere, e Teresa Ricciardiello, sorella di Salvatore Ricciardiello (quindi di fatto cugina di suo marito).

Domenico Ricciardiello, secondo le immagini riportate sulla Relazione Tecnica, il 30 gennaio 1960 fa testamento, dall’avvocato napoletano Pietro Pirolo. In questo testamento, dichiara che metà dei suoi averi andranno alla moglie Clotilde, e metà all’Orfanotrofio dell’Addolorata e di San Francesco Saverio, che era presente nell’ex-IPAB.

Domenico Ricciardiello verrà a mancare il 27 agosto 1965. All’apertura del testamento, presenti a testimoniare ci sono Biagio Napolano e Luigi Ruggiero, figlio di Alfonso, sindaco nel 1944 e presidente del Consiglio d’Amministrazione dell’Istituto nel lontano 1924. La rendita risulta essere di circa 500mila Lire (circa 6100€ odierne).

Nel verificare queste proprietà ereditate dall’Istituto, poi sciolto e le cui proprietà sono finite al Comune di Napoli, la Relazione tecnica si rifà a un documento richiesto dal Comune di Calvizzano nel 2005. Si tratta di una copia del documento della dichiarazione di successione, con all’interno tutte le proprietà legate al testamento. Secondo quanto richiesto dal de cuius, ovvero da Domenico Ricciardiello, tutte le proprietà sono in comproprietà tra l’Orfanotrofio e la moglie, con riserva di usufrutto a favore di Clotilde Sabatino.

Queste proprietà consistono in:

-        Un terreno in zona San Pietro

-        Due vani commerciali

-        Un appartamento popolare di 4 vani e mezzo

Questi ultimi due, risultano accatastati in Via Domenico Mirabelli 47-49-51.

Andando a vedere l’attuale numerazione dei palazzi, questi risultano essere il palazzo di fianco a quello che fa angolo a via Molino:

Il 47, 49 e 51 di via Conte Mirabelli oggi. Fonte Google Maps

Tuttavia, l’indicazione catastale ci porta altrove. Questi immobili risultano infatti presenti sul Foglio 5, particella 226.

Quadro ereditario della dichiarazione di successione di Domenico Ricciardiello, dalla Relazione Tecnica della Ristrutturazione dell’edificio ex-IPAB (fonte https://comune.calvizzano.na.it/wp-content/uploads/2025/05/B01_Relazione-Tecnica.pdf, pag. 19)

Usufruendo della Mappa Catastale online dell’Agenzia delle Entrate, la proprietà in tale particella non è quella dell’attuale numerazione, ma bensì quella del marciapiede di fronte, ovvero quella del palazzo di “Armando ‘o barbiere”.

 Mappa Catastale Online dell’Agenzia delle Entrate                            (https://geoportale.cartografia.agenziaentrate.gov.it)

A conferma di ciò, c’è anche la corrispondenza con la foto satellitare, come si può vedere da servizi come Google Maps:

L’edificio visto da Google Maps. Come si può notare, le dimensioni combaciano

A conferma di ciò, infine, un particolare: sul palazzo diroccato, sopra la targa del civico 56, c’è ancora la vecchia targa in pietra, che segna il numero 51:

                                        Particolare del palazzo diroccato. Fonte Google Maps

Si può quindi affermare che il palazzo di “Armando ‘o barbiere”, o meglio le botteghe sottostanti e l’appartamento sovrastante, erano in comproprietà tra Clotilde Sabatino e l’ex-IPAB.

Clotilde Sabatino è venuta a mancare il 28 febbraio 1984. Secondo le risultanze catastali, l’immobile non è di proprietà del Comune di Calvizzano; considerato che non vi sono informazioni circa gli eredi di Clotilde Sabatino, il palazzo potrebbe essere in malora perché in assenza di eredi o per loro inazione.

Per quanto riguarda il terreno, si trattava di un frutteto, secondo la dichiarazione di successione, presente in Foglio 3, particella 166.
Sulla mappa catastale questa particella non esiste, ma la 165, quella precedente, è il terreno di fianco all’attuale Isola Ecologica di Calvizzano; quindi potrebbe indicare l’area, oggi sezionata e quindi con nuove particelle, dove oggi sorge quest’ultima.

Gianpaolo Cacciapuoti







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