Marano. Cupa Orlando, un pezzo di storia (da recuperare) della città: "è un tratto malagevole dell'antica Consolare Campana

E’ denominato Cupa Orlando, il tratto che va da piazza San Rocco a Quarto in discesa verso la contrada Svizzeri e le Paratine. Sotto Marmolito vi è anche la strada comunale Casa Orlando

Foto Angelo Marra

Dal libro di Domenico De Luca “Le strade parlano” (guida e toponomastica della città di Marano)

E’ l’unico tratto malagevole dell’antica Consolare Campana. Infatti, quando i romani s’accorsero che Cupa Lava attuale che saliva per le Pendine, tratturo Oscopreistorico di Scassacasse, appariva più malagevole, nacque Cupa Orlando o Consolare Campana, per proseguire per Capua, e soltanto più tardi nascerà l’incisione delle pendine. Sul lato destro scendendo, vi sono un paio di mausolei romani o tombe o ciaurri incastonati nella parete Ovest, rimasti sospesi perché ai loro tempi il livello stradale doveva essere rialzato di oltre quattro metri, quindi a valle di altrettanti metri per permettere alle bighe o quadrighe romane di risalire o scendere. Anche questo è uno stupendo canion di verde primavera, se non fosse per il pericolo delle acque nere che scendono da San Rocco. Ne parla ampiamente Giacomo Chianese nella sua Ricognizione della Consolare Campana lungo il suo tracciato meno noto, in “Campania Romana, vol.I, Napoli 1938.
Nel marzo 1970, a Cupa Orlando fu recuperato un miliario romano di forma cilindrica di trachite locale con iscrizione, ora nell’Anfiteatro di Pozzuoli, sez. epigrafica, e indica XV miglia da Capua e VI da Pozzuoli: E Quarto?

Dal libro di mons. Orlando, buonanima, sulla storia di Marano     

…Ancora una volta mi esprimo per la seconda ipotesi, tanto più di certo una colonia Romana aveva stanza a Marano.
Difatti se possono valere gli scambi commerciali tra Marano e Suessa (Sessa Aurunca), Sinuessa (Mondragone), e Liternum (Patria), valore maggiore ha il fatto che vado esponendo.
A Cuma romana, la popolazione pagana si dirigeva ad Atella, egualmente romana e pagana. Quale percorso faceva questo popolo?
Da Cuma si dirigeva sull’agro di Quarto (oggi Flegreo, una volta Marano) costellato di molti epigrafi e monumenti pagani: di lì saliva per una via, l’unica presso i Romani e che oggi si dice Cupa Orlando che sfociava nelle vicinanze (anche oggi si vede) di Marano, esattamente nella contrada campestre di S. Rocco (di Marano). Qui c’era il cambio dei cavalli, lo acquartieramento, la sosta, più o meno lunga e poi si proseguiva per Atella.
E’ mai possibile che, tanta gente pagana e romana che si fermava nel nostro felice suolo, non si erigesse un luogo di culto, tanto che molti vi permanevano lungo tempo? Chi conosce la religiosità pagana dei Romani, specialmente dell’epoca romana imperiale, non può non aderire ad affermarlo. Infine: non furono appartenenti, molto probabilmente, a questo popolo Cumano, i nostri progenitori maranesi, cioè i primi che si stabilirono a Marano e vi fondarono il nostro paese?   

Dal libro su Marano del giornalista-scrittore Enzo Savanelli

Un sepolcro romano
“…Arriviamo a San Rocco di Marano e giriamo a sinistra della piazzetta davanti all’edificio scolastico, tale stradetta corrisponde al tracciato dell’antica via Consolare che unendo Pozzuoli a Capua, toccava il nostro Comune. Essa fu realizzata dai romani utilizzando un tratturo preesistente di epoca osca. E’ scavata nel tufo ed attualmente il piano di calpestio si è abbassato di vari metri (in alcuni punti fino a 6 metri), dimodoché  alcuni resti archeologici si trovano molto in alto rispetto a esso.

Infatti già dall’inizio, se si guarda in alto a destra, (a più di cinque metri di altezza) si osservano resti di un’antica piscina e tutt’intorno c’è ancora quello che un tempo era l’originario piano di calpestio. E’ utile ricordare che la strada si è abbassata di livello soprattutto da quando Roberto il Saggio (1309-43) provvide a togliere il selciato col quale poi furono lastricate varie strade napoletane. Senza più protezione, fu facile all’enorme massa d’acqua che per secoli passò per tale scoscendimento (che unisce Marano a Quarto) creare un vero e proprio “canyon”.

Continuando il percorso, incontriamo una prima costruzione quadrata sfondata di cui resta solo un arcosolio. Più avanti un altro pozzo con tracce d’intonaco il quale, per ragioni appena esposte, si trova molto più in alto di noi.

Importante, invece, è la terza costruzione che è un sepolcro rettangolare sulla cui parete di fronte all’ingresso c’è un arco contenente due loculi. Altri tre si vedono sulle altre pareti. La cosa più interessante è che si vedono quasi allineate ad intervalli, presso piccoli fori, tracce di annerimento causate senza dubbio da accensione di lucerne ivi collocate anticamente per illuminare il “sacro” ambiente. Il che indica che ci troviamo di fronte ad un altro probabile oratorio coevo di quello di San Marco. Un altro sepolcro rupestre quadrangolare, interamente scavato nel tufo e con vicino i resti

di un’altra cisterna, si trova un poco più avanti e presenta lo stesso tipo di arco. C’è, però, una sola nicchia per lato. (Ricordiamo che le nicchie denotano presenza di riti cristiani perché i romani cremavano i cadaveri e non li seppellivano in nicchie).    

 

Visualizzazioni della settimana