Il valore del confronto in una democrazia matura

 

Viviamo in un’epoca dove la comunicazione vale più della competenza, dove l’apparire troppo spesso ruba la scena al fare. Ma dietro certe narrazioni lisce e rassicuranti, ogni tanto spunta una crepa: un’ombra di timore, una strana allergia alla competizione.

In un tempo in cui la comunicazione ha assunto un ruolo centrale nel dibattito pubblico, può capitare che il desiderio di controllo e di sicurezza finisca per oscurare l’importanza del confronto. Eppure, è proprio da quest’ultimo che nasce la vera forza di una democrazia: dalla possibilità di ascoltare voci diverse, di mettere a confronto visioni alternative, di lasciare spazio alla libera espressione e alla partecipazione attiva.

Negli ultimi giorni, il confronto, o meglio, la sua assenza, è tornato al centro della scena politica locale. Secondo quanto si mormora negli ambienti cittadini e di piazza, ci sarebbe stato un incontro riservato tra il sindaco uscente e un potenziale candidato per le prossime amministrative che avrebbe sollevato più di una riflessione. Secondo quanto si è appreso, il primo avrebbe chiesto al secondo una garanzia di sostegno per il futuro, mentre l’interlocutore avrebbe preferito rimandare ogni decisione, affermando con onestà di non poter oggi dare certezze su ciò che accadrà tra otto mesi. Una risposta prudente, fondata su buon senso e responsabilità.

La replica del sindaco, che avrebbe messo in dubbio la possibilità di pianificare alcune azioni per l’anno successivo in mancanza di tale garanzia, lascerebbe intendere un clima in cui l’adesione personale viene anteposta al confronto aperto.

Forse, sotto l’aplomb sicuro e i sorrisi in posa, c’è la consapevolezza che qualcuno, fuori dalla bolla, potrebbe far meglio? E non bastano più i riflettori, i discorsi preconfezionati, le folle adoranti. Serve sostanza.

Senza voler entrare nei dettagli, il punto è più ampio e riguarda tutti. Una comunità politica matura non teme il confronto. Al contrario, lo ricerca. Perché è nella pluralità delle idee che si trova la ricchezza delle soluzioni. E chi ha operato con coerenza e dedizione, chi è convinto del proprio percorso amministrativo, non ha nulla da temere da chi propone visioni diverse. La competizione, quando sana, non divide: rafforza.

Insomma, chi ha fiducia in ciò che ha fatto, non chiede di essere acclamato senza avversari.

Non è un segno di debolezza chiedere tempo per riflettere. È una forma di rispetto verso se stessi, verso i cittadini e verso le istituzioni. Allo stesso modo, non è una minaccia la possibilità che più candidati si presentino al giudizio dell’elettorato. È, al contrario, un segnale positivo: dimostra che c’è partecipazione, energia, voglia di contribuire al bene comune.

Le comunità crescono quando si confrontano con sincerità, quando chi ha responsabilità non si circonda solo di consensi, ma accetta anche di misurarsi con alternative, mettendo in campo idee, progetti, visioni.

Per questo, in vista delle prossime scadenze elettorali, sarebbe auspicabile che tutti, amministratori uscenti, potenziali candidati, cittadini attivi, accettassero la sfida più nobile: quella del dialogo aperto, della trasparenza e del rispetto reciproco.

Perché non c’è vittoria più solida di quella ottenuta senza timori, nella chiarezza e nella piena libertà di scelta.

Redaz.

 

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