Origini del nome Calvizzano, antico casale partenopeo: interessante ipotesi dell’archeologo e giornalista storico Davide Fabris

 

Pianta catastale Mugnano

Ci è arrivata in redazione una interessante missiva, a firma dell’archeologo e giornalista storico mugnanese (da oltre 30 anni studia la storia dei comuni della periferia nord di Napoli), sull’ipotesi del nome Calvizzano, partendo dal ‘600 e dalle considerazioni degli storici Sirleto e Galiero.

Rispetto alle precedenti dissertazioni, Fabris propone un'ipotesi molto più semplice. ritenendo che le altre siano troppo complesse rispetto alla dimensione rurale tardoantica e alto medievale che vede quali principali punti di riferimento del territorio e come attestano numerosi documenti, i fitonimi, vale a dire nomi di piante, idronimi, nomi di corsi d'acqua, e gli agronimi sulle principali colture dell'epoca.

Alcuni esempi riportati sono bosco, Cesa o cesina, vale a dire bosco ceduo, cannito, Silva, carpinianum o bosco di carpini, cerqua, vale a dire quercia, pisciaturo o corso d'acqua ed altri ancora. Naturalmente non mancano i riferimenti alle piccole chiese o monasteri intorno ai quali nell'alto medioevo si formarono i futuri regi casali partenopei oggi comuni della fascia metropolitana di Napoli.

 “Aggiungo – scrive Fabris -  anche nomi di  coltivazioni quali cepullari e cirasola, girasoli”.

 Fabris ci ha inviato, contestualmente alla missiva, anche interessanti foto relative a cartografie e documenti, alcuni dei quali inediti e in esclusiva per calvizzanoweb.

Punto di partenza di questa analisi onomastica, una parte della pianta catastale relativa al comune di Mugnano di Napoli cosiddetta  "borbonica", con aggiornamenti anni 1962-1963. La vasta area che confina con Calvizzano a nord dell'Antico monastero di San Pietro ad Aram, oggi Villa Vulpes (indicata in rosso) sin dai tempi più remoti era denominata bosco, così come l'adiacente strada evidenziata in giallo denominata via murelle-bosco e il cui ultimo tratto in direzione di Calvizzano prende il nome oggi di via Bartolo Longo. Questa è la testimonianza di come in passato il territorio fosse caratterizzato da boscaglie che, dai Camaldoli si estendevano sino alla piana giulianese. Si ipotizza che questi boschi si diradassero in direzione Calvizzano che risultava pertanto essere un "calvus", nel linguaggio medievale un luogo privo di  di vegetazione. I documenti (vedi foto) rappresentano una eccezionale testimonianza di grande interesse storico . Datati tra la fine del XV e la prima metà del XVI secolo e oggi perduti, sono in realtà trascrizioni di epoca successiva. Nel primo, datato 1493. E come dal particolare evidenziato si legge negli ultimi righi: "Villa di Mugnano (...) Dove si dice allo “bosco".

I medesimi documenti riportano anche un'altra importantissima testimonianza. Come si nota in alto nell'ultima foto dettaglio è indicata anche una località detta basilica o lasilica c'era il nome di un antico casale, situato tra i territori di Calvizzano e Mugnano già scomparso nell'alto medioevo. Questi e ancora altri preziosi tasselli della nostra storia.

Trascrizione di un documento datato 1514: al centro si parla in latino di alcuni beni confinanti (iuxta bono) con la masseria di San Pietro ad Aram in Mugnano, oggi Villa Vulpes


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