Maggio 1680, la data che cambiò la storia dei comuni della periferia di Napoli: il popolo di Mugnano impedì la vendita del proprio casale

 

Frontespizio del verbale redatto a conclusione della riunione dei cittadini di Mugnano ("Pubblico Parlamento"), avvenuta nel 1680, sul sagrato della Parrocchia S.Biagio

I cittadini, riuniti in “Pubblico Parlamento” sul sagrato della Parrocchia San Biagio, dopo una lunga battaglia riuscirono a trovare una soluzione. Ora il giornalista storico Davide Fabris vorrebbe ricordare l’avvenimento con una targa, mantenendo una promessa fatta allo scrittore e storico locale Giuseppe Capasso, buonanima    

Dopo la vicenda dell'eroe popolare di Mugnano Francesco Frascogna e della sua ferma opposizione al tentativo di introdurre la Santa Inquisizione a Napoli (vedi articolo pubblicato da calvizzanoweb l’11 ottobre 2024, a firma del giornalista Davide Fabris), un nuovo capitolo si aggiunge alla grande storia del Regno di Napoli. Grazie ancora allo studioso e giornalista Davide Fabris, per quanto concerne la storia di Mugnano, siamo venuti in possesso di alcuni preziosi documenti provenienti dall'Archivio di Stato, pubblicati nel lontano 1990 da Giuseppe Capasso (scrittore mugnanese) e per molti anni dimenticati. Il Fabris ripropone questo prezioso materiale che appunto evidenzia uno dei capitoli più importanti non soltanto della storia locale come abbiamo già detto. Nel 1680, a seguito di impellenti necessità finanziarie, la Reggia Corte di Spagna decise la vendita di diversi casali in particolare della periferia a nord di Napoli e fra questi Mugnano che allora si chiamava Mugnano di Capodimonte (fino al 1862), mutando poi il proprio nome in Mugnano di Napoli

Questa decisione comportava il grave pericolo per Mugnano di finire sotto il dominio baronale locale. Giuseppe Capasso non riporta il nome del barone di Mugnano che, invece, il Fabris indica come barone Dentice di Accadia, il quale aveva la propria residenza nell'attuale palazzo De Magistris che si trova nell'attuale Piazza Dante, all'ingresso del paese, un tempo denominato largo Chianese o in lingua napoletana e secondo un'espressione locale “miezo 'o Lario” vale a dire in mezzo alla piazza (un tempo le piazze si chiamavano larghi).

La grande dignità, la forza la determinazione del Popolo mugnanese li portò a riunirsi, secondo un antico privilegio reale, in "Pubblico Parlamento" (assemblea che riuniva tutti i cittadini di un Comune) sul sagrato della chiesa di San Biagio. Con una lunga battaglia i cittadini approvarono una risoluzione, onde impedire appunto la vendita del proprio casale, attraverso un prestito di 2200 Ducati richiesto ai Nobili Flauto che possedevano un elegante palazzo demolito, purtroppo, alcuni anni fa, per mancanza di vincolo conservativo, in via San Lorenzo di fronte all'omonima cappella di famiglia per la quale, come ci riferisce Fabris, sarà presto richiesto il vincolo considerato l'importanza di questa nobile famiglia, né di accadimenti di fine 600 citati.

 I cittadini di Mugnano riscattarono così, con un diritto di prelazione, la loro secolare autonomia evitando quel dominio baronale che invece interessò i comuni e i casali limitrofi come ad esempio Calvizzano, Giugliano, Melito Chiaiano ed altri.

Il Fabris ha attentamente esaminato i documenti un particolare spicca (che, come lui stesso ci dice, non viene evidenziato dal Capasso). La richiesta di istituire un pubblico Parlamento andava inoltrata al vicerè di Napoli. Si nota però che trascorrono solo pochi giorni, una decina dalla richiesta. Questo induce a pensare, come deduce Fabris, che detta richiesta sia stata fatta direttamente alla corte Reale di Madrid e verosimilmente ad opera di un gruppo di nobili interessati, più perché i cittadini ad evitare che cadesse in mano baronale diventando così un feudo. Mugnano così restò per sempre demaniale. Una grande affermazione di dignità e di desiderio di autonomia.

Sempre Fabris, in qualità anche di membro della commissione toponomastica assieme alla propria associazione "N'azione napoletana Onlus", ha fatto vorrebbe che l’episodio legato a questo importante avvenimento venisse ricordato con una targa da affiggere proprio sul sagrato della chiesa. Come precisa il Fabris, il Capasso già negli anni ‘90 aveva proposto tale iniziativa e a proprie spese ma non trovò purtroppo accoglimento da parte dei politici di allora.

La stessa cosa era successa anche al Fabris, sempre a suo dire, durante un incontro con l’ex parroco di San Biagio don Mario Bellicose il quale affermò che tale iniziativa" non ricopriva alcun interesse per la gente di Mugnano".

“In realtà – aggiunge Fabris – l’opposizione alla proposta mia e di mio padre, professor Alfio, scomparso 4 anni fa, potrebbe essere la conseguenza di una nostra denunzia che comportò il blocco di alcuni lavori eseguiti nella parrocchia, senza l'autorizzazione della competente sovrintendenza. Un atteggiamento spiacevole che, all’epoca, suscitò polemiche e biasimo da parte soprattutto dei docenti locali sensibilizzati già da tempo dalle nostre iniziative”.

Fabris promise allo storico locale Capasso, poco prima della sua morte, di portare avanti l’iniziativa. A quanto sembra ci è quasi riuscito, poiché  ha ottenuto il parere favorevole dell’attuale parroco Antoni Di Guida.  Ora si attende anche la risposta dell'amministrazione comunale di Mugnano e della Commissione Toponomastica, che, come afferma Fabris, dovrebbe essere positiva.

 Alla fine, conclude Fabris, ancora una volta abbiamo un frammento prezioso di una storia che è patrimonio di tutti i cittadini di Mugnano e motivo di grande orgoglio e dignità.

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