Calvizzano. Giacomo Ricciardiello, uomo d’altri tempi: da autodidatta raggiunse buoni livelli nel campo della cultura


Fin da piccolo dimostrò un’accesa fantasia e una spiccata propensione verso la cultura che lo portò ad auto istruirsi, raggiungendo livelli eccezionali in diversi campi: conosceva la letteratura inglese, il latino e suonava divinamente il mandolino, tuttora conservato come una reliquia dai suoi figli. Parliamo di Giacomo Ricciardiello, nato nel 1917 e deceduto a 73 anni, padre di Luigi, ex sindaco di Calvizzano, di Lorenzo Ricciardiello, giornalista e redattore di Calvizzanoweb, e di Lia Ricciardiello, poetessa, scrittrice, attrice, autrice di testi di canzoni e, ultimamente, fondatrice del gruppo social “Amazzone”. Giacomo, secondo di sette figli, cominciò presto a fare i conti con una dura realtà, iniziando a lavorare alla tenera età di 7 anni. Il suo mestiere principale fu quello di tranviere nell’ex Atan, azienda presso la quale, tra lavoro ordinario e straordinario, trascorreva molte ore, per portare avanti degnamente la sua famiglia composta dalla buonanima della moglie e da cinque figli (tre maschi e due femmine). Forse fu lì che Giacomo trovò la massima ispirazione per la sua vasta produzione letteraria, essendo a contatto con una moltitudine di gente con le quali interagiva quotidianamente. Il poliedrico artista fu anche un ottimo parrucchiere: le sue permanenti restavano indelebili, in quanto trattava i capelli con un preparato di sua invenzione, un particolare che ricordano bene le donne anziane sopravvissute di Calvizzano.

“Il parrucchiere lo faceva per hobby – afferma Lia Ricciardiello – e le sue modelle preferite eravamo io, mamma e mia sorella. In seguito, visto che era richiesto, allargò la sua clientela, ma per lui non fu mai un vero lavoro, anche se le sue “clienti” dovevano per forza ascoltare qualche suo scritto.  Papà – aggiunge con orgoglio e commozione Lia  - era un vero artista del classico presepe napoletano : ogni anno s’inventava qualcosa di nuovo, e, utilizzando tecniche innovative e rivoluzionarie, improntate sul fai da te, creava dei veri capolavori. La nostra casa – conclude – non aveva nulla da invidiare a quella dei Cupiello di Eduardo De Filippo, nel periodo natalizio. Quando andò in pensione esultò come un bambino, perché, finalmente, si sarebbe potuto dedicare interamente al suo più grande sogno: quello della scrittura”.

Si costruì una macchina particolare per stampare i libri che scriveva. Partecipò a vari concorsi letterari, vincendone molti. Tra le sue tantissime opere vanno sicuramente menzionate “Fiamme all’orizzonte”, una raccolta di 70 poesie, tra cui diverse dedicate alla sua adorata moglie, Filomena Trinchillo. Scrisse due commedie: “Pazz mierec de pazz”, lavoro in vernacolo, e “Il marchese Giovanni Gautier”, rappresentata in più teatri, dove Lia era scenografa e truccatrice, mentre la parte del protagonista venne interpretata da Michele Ciccarelli (oggi sacerdote) che faceva parte della compagnia stabile, diretta da padre Benito Ricciardiello (deceduto diversi anni fa), fratello di Giacomo. Inoltre, scrisse un saggio breve, “Un contributo alla pace”, e una raccolta di saggi, “Luci sulle tenebre”, che hanno per argomento la ricerca dello spirito e tematiche  sulla morte, sulla vita e sulla religione. Tra le opere di Giacomo Ricciardiello, merita una menzione speciale “Cagnolino”, un romanzo quasi autobiografico, molto toccante.

 Dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna  e  Filomena Trinchillo fu davvero una grande compagna, un vero punto di riferimento per Giacomo al quale tenne la mano fino all’ultimo respiro affannoso che lo portò alla morte all’età di 73 anni.

Vogliamo concludere questa breve biografia di Giacomo Ricciardiello, onorando la sua memoria, visto che nessun mezzo di comunicazione finora si è occupato di questo grande personaggio, un artista che meriterebbe intere pagine di giornali e del quale Calvizzano deve essere fiera di averlo avuto tra i suoi cittadini illustri, con una sua lirica: “La moglie”, tratta da “Fiamme all’orizzonte”.

La moglie     

E' la creatura più vicina al cuore

compagna cara di tutte le avventure

come nella gioia, pur nel dolore

è sempre attenta con le sue premure.

Fa schiavo l'uomo dell'uman destino

serva fedele del maschile ardore,

il fato si trascina nel cammino all’spirata meta dell’amore.

Del focolaio è fiamma di calore

dell'uomo fonte propria dell'ebbrezza,

a tutti i desideri dell'amore

soddisfa in bene con le sue carezze.

Sposa diletta, femmina vezzosa

del talamo regina della grazia

con i suoi doni di passione estrosa

al sesso ardente ogni brama sazia!

Dell'uomo è amica, consigliera e amante

della vita la base di conforto

se solo del marito spasimante

di corna non pensasse a fargli torto.


Intensa la produzione letteraria di Ricciardiello




 

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