A Marano non c’era solo l’adescatrice di vico Arezzo: nel 1841 due nuclei familiari composti di madri e sorelle “menavano troppo la rezza”
Dal libro
“Marano-Storia, tradizioni e immagini” di Enzo Savanelli, giornalista e
scrittore
Se tutti sapevano che a vico
Arezzo c’era un’adescatrice, non significa che altrove non ce ne fossero.
Quante ne erano? Dove stavano? Come ci si comportava quando “esageravano”?
Una statistica non possiamo
proprio farla; ma di giovinette che andavano “a fare la serva” in tenera età
presso centri attempati e vogliosi signorotti di città, se n’è perso il conto.
La morale d’allora era che tutto era permesso, tutto si poteva “comprare”,
purché non si sapesse in giro. Anche il “mestiere” era tollerato. Ma se fatto
senza ostentazione, con ipocrisia. Altrimenti il quartiere si ribellava ed
invocava urgenti provvedimenti.
Nel 1841 due interi nuclei
familiari, composti di madri e sorelle, “menavano troppo la rezza”.
Il troppo è troppo! Con il
parroco in testa di invitò la giunta del decurionato a prendere una decisione.
Ed allora “sebbene non esiste legge che proibisce l’esercizio di questo infame
mestiere”, afferma il sindaco Gennaro Di Lanno nella seduta del 5 settembre,
ugualmente si ordina due famiglie (una originaria di Afragola e l’altra di
Gragnano) di lasciare immediatamente il paese. Inoltre si decide, una volta per
tutte, “che tutte quelle che fanno o volessero fare le meretrici, andassero non
in tutte le piazze dell’abitato, ma riunite fossero in un luogo di esso
soltanto; e cioè nei vicoli superiori della Starza”.