Dal libro di Peppe Barleri “Chiese e
Cappelle Minori a Marano di Napoli (quarta e ultima parte)
L’eremita Giuseppe Curiscevicchia, zelante curatore
del romitorio di Pietra Spaccata, morì il 24 gennaio 1782.
I sacramenti venivano amministrati dal clero di
Marano. Una delle forme più antica di preghiera della religiosità popolare era
la richiesta di liberare la propria vita quotidiana dai malanni fisici,
ottenere la guarigione e la salute, infatti, dal manoscritto del sacerdote di
Calvizzano Don Pasquale Giglio, trascriviamo il seguente episodio: “…Detta
Maddalena Giglio in detta sua infermità più volte si confessò al Rev. Don
Salvatore Mirabella, e ricevè il SS. Viatico. Nel giovedì poi 26 febbraio 1795,
dopo mezzogiorno, sentendosi alquanto meglio, volle andare a visitare la
Madonna di Pietra Spaccata nel Casale di marano, e venne sopra di una somara
con me Pasquale Giglio, mia sorella Francesca Giglio, e Carmina Verde di
Francesco; nel ritornare di là, venne a piovere, e noi ci rifugiammo dentro una
masseria chiamata le Capozzelle”.
Nella Cappella celebravano i Conventuali
di San Francesco
Anticamente la Cappella fu posseduta anche dai Conventuali di San Francesco D’Assisi che risiedevano nel monastero di Marano, e per testimoniare la loro presenza a Pietra Spaccata fecero affrescare nell’abside, ai piedi della Vergine, i due massimi esponenti del Francescanesimo: San Francesco d’Assisi e Sant’Antonio da Padova che sono tutt’ora ben visibili nella Cappella.