In occasione del prossimo 25 luglio, festa del Santo Patrono di Calvizzano: notizie essenziali a noi note sull’Apostolo Giacomo (il “Maggiore”). Seconda parte
Alcune notizie su San Giacomo riprese dalla Tradizione cristiana
Luglio 2018, l'arrivo della statua di San Giacomo restaurata in un laboratorio specializzato di Casandrino |
Un’altra tradizione
racconta della conversione di un mago, Ermogene, ad opera di Giacomo.
Onorio di Autun narra che
il corpo di Giacomo fu sospinto dagli Angeli, su una barca senza remi, verso la
Spagna, nel regno della regina Lupa, e portato nel suo castello da tori
selvaggi, che si comportarono in tale evenienza come agnelli mansueti. Gli elementi
essenziali del culto sviluppatosi più tardi nel Santuario di Santiago de
Compostela, il luogo della sepoltura di San Giacomo, sono già contenuti in
questa leggenda. I pellegrinaggi a Santiago furono, a detta di tutti i
testimoni, i più sviluppati del Medioevo. Le strade dei pellegrini passavano
per la Francia e persino in Scandinavia la Spagna era conosciuta come “il paese
di San Giacomo”. Giacomo è considerato protettore della Spagna, soprattutto
mentre era in atto la lunga e cruenta lotta contro i Mori, per liberare il
territorio cristiano dalla presenza dell’Islam: quella che gli storici
definirono “la Reconquista”. Secondo la tradizione, nell’844, il Santo apparve
durante la battaglia di Clavijo su un cavallo bianco, e mise in fuga i
Musulmani. Secondo un’altra tradizione, nata, tuttavia, nel secolo XII, sarebbe
stato Giacomo a rivelare a Carlo Magno il luogo della propria sepoltura,
indirizzandolo verso Santiago di Compostela.
Del medesimo periodo, si
tramanda un miracolo accaduto ad una carovana di pellegrini. Il figlio di una
coppia di viandanti, accusato ingiustamente di furto ed impiccato, è
letteralmente sostenuto da Giacomo, mentre pende dalla forca, finché i suoi
genitori non riescono a salvarlo, dimostrandone l’innocenza. Di un pericoloso
viaggio in Spagna racconta un’altra leggenda, secondo la quale ad un uomo al
quale è morta la moglie, viene anche rubato il denaro e la cavalcatura: sembra
tutto perduto e che nulla possa fargli riprendere fiducia e capacità di
reazione, finchè con un asino, procuratogli da San Giacomo non lo conduce,
quasi da solo, a Santiago, dove il povero disgraziato riacquista la fede e
riprende le redini della sua vita. In un racconto esemplare, si parla del Santo
che, con il sacco di una donna e il bastone di un povero, difende un cavaliere
dal diavolo, perché tale cavaliere aveva in precedenza soccorso le donne e i
poveri.
Da Eusebio, Padre della
Chiesa (circa 263-339), Giacomo era detto “giusto” e celebrato come primo
martire fra gli Apostoli scelti da Gesù. Da lui Egli è presentato come autorevole
nelle decisioni, soprattutto perché, dopo l’Ascensione del Maestro e la
personale conferma nell’insegnamento di Lui a seguito della Pentecoste, si
sarebbe, ancor più degli altri Apostoli, preso cura della Vergine Maria,
provvedendo ai bisogni di Lei, dando corpo in tal modo alle parole dette da
Gesù dalla Croce che affidava la Madre a Giovanni, suo fratello, e ai Discepoli
e a Lei il futuro della Chiesa fondata sul Suo sacrificio e la Sua
Resurrezione.
Altre testimonianze ci
confermano che Giacomo il Maggiore svolse effettivamente un ruolo chiave per la
nascente Comunità a Gerusalemme, tanto da esserne considerato il Capo: potremmo
dire, in termini attuali, il Garante dell’ortodossia ed il Controllore della
vita dei fedeli, cioè il “Vescovo”.
Nei tempi più antichi,
prima del giorno di San Giacomo (25 Luglio), non si iniziava la mietitura,
mentre, nell’usanza popolare, il giorno di San Giacomo era la festa dei
pastori.
San Giacomo, nella
tradizione comune, è considerato il protettore dei viaggiatori, dei raccolti
agricoli, dei profumieri e dei fabbricanti di cappelli. È invocato
anche da coloro che soffrono di dolori
reumatici. Anche il suo ruolo di difensore vittorioso della fede contro i
Mori e l’Islam, faceva in modo che lo si invocasse ogni volta che la nostra
appartenenza a Cristo e alla Sua Chiesa rendeva necessario il Suo intervento a
capo delle truppe, così da fare baluardo contro ogni errore dottrinale
ed eresia.
San Giacomo nell’arte
Nei primi tempi della
diffusione della devozione jacopea, il Santo era rappresentato come un Apostolo
che recava un libro o un rotolo della Scrittura fra le mani. Nei
primi ‘ritratti’, il personaggio è presentato come un uomo di mezza età, con
barba scura, come ripreso nei mosaici
della Cappella arcivescovile ravennate e in San Vitale (a Ravenna, secolo VI).
Come elemento caratteristico gli si pone accanto il Libro o il rotolo della
Scrittura (per esempio, nell’icona sul portale di San Trofimo in Arles, della
fine del XII secolo). A partire dal secolo XIII viene raffigurato con il follatoio
come segno del suo martirio (per esempio, nel ritratto murale sul portale sud
di centro della Cattedrale di Chartres, 1205-1215) e/o con la clava (per
esempio, nella tavola in Sant’Ursola a Colonia, intorno al 1275).
Nell’arte occidentale da
noi più riconoscibile, San Giacomo Apostolo Maggiore è raffigurato come
l’Apostolo con i contrassegni del pellegrino: un bastone[1],
una fiaschetta per l’acqua[2],
i sandali ai piedi[3],
la conchiglia multifunzionale[4],
il mantello[5],
talvolta, occasionalmente nell’iconografia classica, un copricapo[6],
la bisaccia[7].
Gli elementi appena elencati sono riscontrabili nelle immagini che da sempre
rappresentano Giacomo, un po’ dappertutto nel mondo. È possibile notarli anche
nella statua del Santo nella Cattedrale di Compostela e nel portico della Gloria della Cattedrale, risalente,
all’incirca, al 1188.
Accanto a Pietro, Giacomo
è l’unico fra gli Apostoli che conserva un costume specifico. Appare
vestito, come abbiamo appena visto, da pellegrino, con cappello a cencio,
bisaccia e fiaschetta oppure conchiglia, a partire dal secolo XIII in tutto
l’Occidente, soprattutto lungo le vie dei pellegrini in viaggio verso Santiago di
Compostela. Assieme agli altri Apostoli, Giacomo compare in veste di pellegrino
su dipinti del portale sud della Cattedrale di Chartres (risalente agli anni
intorno al 1210).
Come scene a sé stanti
sono raffigurati quasi tutti gli episodi caratteristici della vita di San
Giacomo e quelli che erano pubblicizzati come suoi miracoli in favore dei
pellegrini. A partire dal secolo XI, richiamando il suo impegno a favore della
“Reconquista Christiana” si privilegia, soprattutto in Spagna, la
caratterizzazione di Giacomo, agile e padrone della cavalcatura di un cavallo
spesso bianco, quindi, come “Matamoros” e cavaliere cristiano
(per esempio, in un bassorilievo del secolo XIII, posto nel coro di San Marco,
a León; nell’incisione di Martin Schongauer, attribuibile al 1480 circa, a
Monaco; in un dipinto di Gian Battista Tiepolo, risalente al 1767/1770,
conservato a Budapest). Spesso è raffigurata anche la decollazione di
Giacomo (per esempio, in un dipinto “di bottega” di Albrecht Dürer, nel pannello sinistro del
trittico dello Helleraltar, degli
inizi del XVI secolo, attualmente a Francoforte). All’interno del ciclo di
celebrazione delle imprese di Carlo Magno, sul ‘Reliquiario’ del fondatore
del Sacro Romano Impero, del tardo XII secolo, che possiamo tuttora ammirare
nell’ambito del ‘tesoro carolingio’ del duomo di Aquisgrana, è ripresa la
celebre apparizione di Giacomo a Carlo Magno, con l’Apostolo che mostra al
sovrano la via verso la Spagna, dove riportare in auge il nome e il ruolo di
Cristo, recuperando quei territori cristiani un tempo posseduti dai fedeli
della Chiesa apostolica e poi sottratti dai musulmani.
Uno dei cicli pittorici più completi su San Giacomo è opera di Giusto de’ Menabuoi[8] (fine secolo XIV, complesso della Basilica di Sant’Antonio a Padova) e mostra le scene: Giacomo che riceve la comunione dal Cristo Risorto; Giacomo e buttato giù mentre predica dal pulpito; Martirio di Giacomo; Giacomo libera in commerciante innocente; Giacomo aiuta un pellegrino bisognoso.
Patronato e Protettorato da parte dei Santi, secondo la Chiesa Cattolica
Il
termine ‘patronato’[9]
rimanda immediatamente a ‘patrono’, cioè al Santo che, nella tradizione
cattolica, è stato scelto come protettore particolare e privilegiato di una
Chiesa, di una Città, di una Nazione o, più semplicemente, di un’attività o di
una caratteristica della società umana e dei fedeli. Ciò detto, possiamo
ripensare per un momento all’antico Diritto romano, che può farci da guida, per
meglio comprendere l’importante legame che si crea tra il Patrono di un
Paese e di una Comunità, vale a dire il Santo stesso, e quella precisa e
specifica Comunità. Nel Diritto romano (dal quale derivano molte definizioni in
quello nostro attuale laico e canonico in Occidente), dunque, il Patronato
si configura come un/il rapporto giuridico che si instaura tra il padrone e lo
schiavo liberato mediante manomissione[10],
creando per quest’ultimo una serie di doveri e obblighi, non solo verso
l’antico padrone, ma addirittura anche verso gli eredi di lui. Il ruolo del
Patrono lo mette nella posizione di protettore e difensore, in un
eventuale giudizio tra il liberto e colui che detiene questo
straordinario ruolo. A livello laico, lo jus patronatus costituiva una
forma di riconoscimento reale, da parte dell’Autorità e della Gerarchia
ecclesiastica, ma anche del popolo che ne era testimone e beneficiario, di una
funzione indiscutibile ed indiscussa del Patrono. Fatti i debiti raffronti, si
vede bene, quindi, perché al Santo Patrono o Protettore[11]
di una Chiesa o di una Città compete il diritto/dovere di difenderla fino alla
fine, senza tener conto delle difficoltà o dei rischi che potrebbero
frapporsi.
La
devozione ai Santi patroni, nella Chiesa cattolica, possiamo ritrovarla, fin
dalle origini, nella tradizione accreditata, quale aspetto importante del culto
che i fedeli riservano a coloro che hanno saputo meglio imitare l’esempio di
Gesù durante la loro vita terrena. Spesso l’attribuzione di un ‘patronato’
ovvero di un ‘protettorato’ religioso, si è fatta strada, è proprio il caso di
dirlo, “a furore di popolo”, a coloro che, nel corso dei secoli e dei millenni,
erano stati invocati per particolari circostanze o eventi clamorosi nella vita
pubblica e/o privata di un Santo che si era adoperato a favore di una Comunità.
Le radici di questa scelta spesso risalgono alla Storia passata e a determinate
situazioni, che hanno caratterizzato l’esistenza di questi testimoni esemplari[12].
San Giacomo, nella tradizione popolare, è considerato il protettore dei viaggiatori, dei raccolti agricoli, dei profumieri e dei fabbricanti di cappelli. È invocato anche da coloro che soffrono di dolori reumatici, da coloro che combattono contro gli infedeli e dai difensori della fede contro tutte le eresie e le eterodossie. È il Patrono e Protettore primario della Spagna: e non potrebbe essere diversamente, visto il ruolo-chiave della città di Santiago di Compostela.
Prof. Luigi Trinchillo
[1] Strumento atto
al sostegno, alla difesa, alla protezione contro eventuali attacchi di animali
o di malintenzionati, capace di conferire autorità, prestigio e potere a chi lo
detiene. Non a caso il ‘pastorale’ vescovile è nient’altro che
l’evoluzione e la stilizzazione del bastone usato per guidare il gregge, così
come tramandato anche da tanti riferimenti presenti nelle Scritture. Nel caso
di immagini votive relative a icone di Santi pellegrini, soprattutto a Giacomo
Apostolo M., viene anche definito bordone, termine sostanzialmente
sinonimico.
[2] In genere ricavata da pelli
animali, come renne e/o bovini o ovini, per poter affrontare viaggi anche
lunghi, in territori dove sarebbe stato difficile approvvigionarsi spesso di
liquido da bere e per le abluzioni delle mani.
[3] Segno di fiducia e di
contatto costante con la Madre-Terra, anche attraverso quell’associazione forte
tra humus (il terreno) e humilis/humilitas (umile/umiltà) che è,
o dovrebbe, sempre essere tenuto presente dal viaggiatore in pellegrinaggio,
alla ricerca di sé e del proprio colloquio con Dio. In qualche caso, anche
questa piccola barriera tra la pelle del pellegrino e il terreno viene abolito e
c’è l’attiguità diretta con il terreno.
[4] Essa serviva come bicchiere/tazza
di facile ed economico possesso e fu assunta a simbolo identitario dei
pellegrini diretti verso Compostella. Grazie alla sua struttura, infatti,
rappresentava un oggetto dal forte simbolismo cristiano, in quanto il
guscio della conchiglia era visto come l’immagine della tomba, che
racchiude l’uomo dopo la morte e fino alla resurrezione. Inoltre,
in molte culture, la conchiglia è interpretata e rappresentata come un segno
di fecondità e prosperità, anche al di fuori degli ambienti dei
viaggiatori/pellegrini: pensiamo per un attimo alla conchiglia cui è appoggiata
la Venere di Sandro Botticelli, che diffonde la vita al semplice suo
apparire sulle onde. Perfino una certa tradizione mariana si serve (del
contenuto) della conchiglia, la perla, per simboleggiare la posizione
privilegiata e preziosa della Vergine, nella storia della Redenzione.
[5] La simbologia ad esso legata
travalica di gran lunga il collegamento con il viaggiatore che lo indossa, per
le attribuzioni progressive attribuite a tale indumento: strumento per proteggere
il corpo sia di giorno (dal sole e dal calore estremo) che di notte (per superare
indenni lo straordinario divario termico ed il freddo intenso), oltre che salvaguardare
tutti coloro che gli si affidano, mettendosi sotto di esso; mezzo per celarsi
dalla insidie (anche demoniache) e per celare quanto va protetto (si pensi
durante lo spostamento delle Sacre Particole); appoggio estemporaneo per camminare
sull’acqua; segno del ‘potere’ speciale di chi lo indossa (dal sovrano
e/o dal Pontefice in momenti simbolici, al Sacerdote quando onora solennemente
il Corpo di Cristo durante la benedizione al popolo di Dio radunato per
l’Adorazione); alle icone di fondatori e fondatrici di ordini
religiosi che vi ospitano, sotto, i confratelli. Il Pantocratore e la
stessa Vergine sono mostrati, generalmente, con questo indumento metaforico.
Anche la simbologia civile e laica ricorre ad esso: pensiamo ai giudici,
rivestiti da un manto di pelli di ermellino; alla tradizione, accolta
nel Diritto romano classico, di avvolgere in/con un mantello il figlio del
quale si intendeva riconoscere l’adozione, per conferirgli titoli e
privilegi; ecc.
[6] Utile per chi viaggia
a piedi per lunghi tratti.
[7] Serve a portare non il
superfluo, ma l’indispensabile: ad esempio, il testo o il rotolo delle
Scritture, quando questi due ultimi elementi non sono esplicitamente mostrati
iconograficamente.
[8] Giusto Menabuoi da
Padova, vissuto nel XIV secolo, originario di Firenze, fu operoso a Padova dove
decorò il Battistero.
[9] Deriva dal tardo
latino patronatum, voce dotta legata a patronum da pater
(più evidente al genitivo singolare, patris) e intimamente collegabile
al ruolo egemone svolto nella cellula fondamentale di ogni comunità umana di
base, del paterfamilias.
[10] Non equivochiamo sulla
parola: nel Diritto romano è nient’altro che un atto autonomo da parte del
padrone, che concede, motu proprio, spontaneamente, la libertà
dalla schiavitù ad un servo, lo “affranca”, lo dichiara libero per
meriti speciali o per semplice generosità o simpatia personale.
[11] Protectorem: da
protector, cioè ‘pro’ = a favore di, e “tego , is,
texi, tectum, tegere” = coprire, velare. Il significato più
convincente e compiuto, quindi, è quello di proteggere, accompagnare,
riparare.
[12] Nell’epoca medievale, si
ricorreva ad un particolare strumento, per ribadire e rinverdire narrazioni
anche complesse: ai cicli pittorici di Cappelle e ambienti religiosi che, vera Biblia
pauperorum, consentivano la narrazione progressiva di storie lunghe e
complesse, che anche gli analfabeti primari potevano “leggere” e capire con
evidenza palmare, superando l’ostacolo della lingua e della cultura. Ciò
rappresentava il riconoscimento dal basso di una fiducia nel protettorato di un
Santo e, per un altro verso, ne favorivano la diffusione della fama. Si pensi,
a conferma di quanto appena detto, al ciclo pittorico giottesco delle pareti
della Basilica Superiore di San Francesco, ad Assisi; alla Cappella
padovana degli Scrovegni; alle Logge e Stanze Vaticane di Raffaello;
alla ‘Sistina’ michelangiolesca; ecc.