Catarina, Principessa di Marano e amante di Filippo IV di Spagna: morì a 90 anni

                                                     

Fu per gratitudine o per punizione che Filippo IV di Spagna donò, alla sua concubina, il Feudo di Marano? Ciò è quanto si chiedeva il Barleri nell’attenta ricostruzione di un momento storico interessante vissuto dalla sua città. Allontanata dalla reale corte ispanica, Catarina Mandrie y Manriquez de Mendoza, giunse nella città partenopea nel 1629, presumibilmente e contestualmente al possesso del vicereame da parte del Duca d’Alcalà, Enriquez Afan de Ribera. Catarina era figlia del Marchese di Cirella, discendente del più famoso don Giovanni Manriquez, Consigliere di Stato e Prefetto Pretorio di Sua Maestà Cattolica; rappresentante dell’ordine e milizia di Calatrava, nonché luogotenente e capitano generale, figlio del secondo duca di Najra, e conte di Trivigno. In una bolla reale si afferma che per tali motivi, e per i tanti servigi che tale casata offrì alla corona di Spagna, il re volle concedere, a donna Catarina, il titolo di Principessa. Ma le male lingue di corte ed il popolo le diedero l’appellativo di “Reginella”, in quanto diverse fonti asserirono che dalla relazione con Filippo IV nacque un bambino, il quale morì prematuramente. Dai documenti ritrovati, con certosina pazienza dal Barleri, ci è sembrato di capire che il re spagnolo e il duca d’Alcalà architettarono una serie di brogli in merito alla vendita del casale di Marano. Il più eclatante fu quello ai danni di don Girolamo de Sangro, Principe di San Severo; questi, aggiudicatosi la vendita del casale di Marano, se lo vide sottrarre, malgrado fosse avvenuta la chiusura del bando da parte del Regio Consiglio. Con un comportamento di palese sopraffazione il Vicerè rilanciò una maggiore offerta, riuscendo così a far assegnare, alla protetta del re spagnolo, il casale di Marano. Stabilitasi nel suo palazzo di Pizzofalcone in Napoli, la bella Catarina si godeva la vita e il suo piccolo regno, fatto: “dal reddito dei vassalli e delle loro masserie, dai giardini, dagli orti, dalle vigne, dai forni, dalle montagne, dagli alberi, dalle terre, coltivate ed incolte, dalla servitù, ed i diritti di servitù. Nonché territori, tenimenti, comunità, usi, diritto di piazze, boschi, erbaggi, pascoli, prati, querce, castagni, acque, fiumi, paludi, pantani, mulini e con il Banco della Giustizia”. Nel 1637, per volontà di Filippo IV, Catarina convola a nozze con il Conte Carlo Francesco Maria Zerbellone (Sorbellone) di Milano, dal cui matrimonio nacquero: Antonio, Teresa ed Eufrasia. Nel luglio del 1647, la rivolta popolare capeggiata da Masaniello coinvolse anche la Principessa di Marano; accusata di “tirannizzare i paesani con numerose gabelle, Masaniello ordinò di bruciarle la residenza di Marano, dalla quale Catarina fuggì lanciandosi da una finestra e mettendosi  in salvo nascondendosi nelle oscure selve del Casale. Dopo tre anni dalla rivolta “si fece pagare i danni causateli e per giunta con i relativi interessi”. Nata nel 1613, all’età di trentanove anni, Catarina, si risposa con il quarantunenne Ambrosio del Nero, Marchese di Monteborusio, il quale morirà, il 7 gennaio del 1657, dopo appena cinque anni di matrimonio. Giovanni Geronimo, unico erede del marchese, sposerà la sorellastra Eufrasia. La casata diventava sempre più potente, i loro beni si estendevano dalla Calabria alla Campania e consistevano in beni immobili e denari contanti. La nipote, Maria Francesca del Nero, figlia di Eufrasia, andò in sposa a Ferdinando Spinelli Principe di Tarsia. Mentre Antonio, figlio di donna Catarina, sposò Teresa Coppola, i due ebbero un figlio di nome Pietro. L’altra figlia, Teresa, si accasò con Martino Diaz Pimento, Regio Consigliere del Consiglio di Capuana, da questa unione nacque Alfonsa. Si sa fin dalla notte dei tempi che i nobili si son sempre congiunti con i loro simili, fatta eccezione in alcuni casi. Infatti la discendenza della Principessa di Marano, nel corso degli anni si unì con diverse famiglie nobili e quella di maggiore rilievo fu senz’altro la famiglia Caracciolo, la quale ebbe ben quattro principi che governarono il casale. Nel libro V dei morti della Parrocchia di San Marco di Palazzo in Napoli, dall’eccellentissimo lavoro del Barleri si evince che, il 17 dicembre del 1690, donna Catarina Manriquez, Principessa di Marano, cessò di vivere all’età di 90 anni.

Carmine Cecere (Mugnano Storia Blog)

Il Palazzo baronale dove dimorava Catarina, abbattuto negli anni '80. Sopra il palazzo in una foto antica. Foto tratte dal Volume "Donna Catarina Mandrie y Manriquez di Peppe Barleri, Napoli 2005


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