26 luglio: si celebra Sant’Anna, Madre della Beata Vergine Maria. In esclusiva per Calvizzanoweb la relazione del prof. Luigi Trinchillo

 "Sant’Anna, fin dalle origini ed ancora oggi, è venerata come la protettrice delle partorienti, colei che può condurre a Dio i fedeli che desiderano avere un figlio"

Poche le notizie, e soprattutto di scarsa attestazione storica, quelle relative alla Mamma della Vergine Maria. I Vangeli e gli altri Scritti Canonici non accennano per nulla ad Anna né al suo sposo Gioacchino e le notizie, quasi tutti di sapore leggendario, che circondano i genitori della Vergine sono, in gran parte, attinte dal “Libro di Giacomo” meglio noto come “Protovangelo di Giacomo”. In esso si narra che la coppia, benché devota, assidua nella preghiera e di condotta morale ed etica irreprensibile, si portava dietro quella che un tempo era considerata una vera “maledizione”: l’assenza di un figlio. Nella mentalità dell’antico popolo di Israele, infatti, una coppia che non aveva generato prole era guardata con commiserazione popolare, perché i figli erano considerati la vera benedizione divina, al di là dei beni economici e del potere riconosciuto che i suoi membri potevano avere. Questa mentalità, che oggi la Scienza farebbe presto a smentire e a dichiarare errata, trasmetteva invece un vero dolore a chi ne era coinvolto: Anna e Gioacchino, giunti senza aver messo al mondo figli, ad un’età avanzata, quando la possibilità di una discendenza diventava ormai più che un sogno, un miraggio, dovettero sentirsi afflitti da tale limite. Eppure il “Protovangelo di Giacomo” ci narra che tale “condanna” era stata sempre accettata come volontà di Dio e superata da un comportamento sempre di osservanza e di ossequio della Legge Mosaica da parte dei due sposi. Il “Libro di Giacomo” ci riporta tuttavia un episodio che sconvolse, pare, la vita dell’anziana coppia: dopo una ventina d’anni dal matrimonio infertile, Gioacchino portò la sua offerta al Tempio, da buon israelita. Come sempre aveva fatto, l’uomo aveva recato un’offerta adeguata alle sue notevoli possibilità economiche e al suo stile di vita: un’offerta ricca, quindi. Eppure, il sacerdote del Tempio, Ruben, rifiutò l’offerta, perché, disse, che non poteva essere Gioacchino ad offrire beni al Tempio per primo, dal momento che egli non aveva discendenza e prole, quindi, non fruiva della “benevolenza divina”. Per il pio e tranquillo Gioacchino, sempre ligio nell’osservanza religiosa, si trattò di un’offesa irrimediabile. Ne parlò con la moglie Anna e insieme piansero su quella disgrazia che, a quel punto, si trasformava in una sorta di pubblico riconoscimento del loro limite esistenziale come famiglia. Probabilmente, altri avrebbero perduto addirittura la forza della fede, oltre alla speranza di concepire in vecchiaia. Anna, invece, continuò a pregare il Signore e, insieme col marito, continuò a credere che “ciò che è impossibile all’uomo, Dio può realizzarlo senza difficoltà”. Infatti, Dio ebbe pena del dolore di quella coppia ed inviò un suo Angelo da Anna,  che le sussurrò semplicemente in un orecchio che “Il Signore ha esaudito la tua preghiera: pertanto, concepirai e avrai una discendenza”[1]. Gioacchino, assente nel momento della rivelazione ad Anna, ricevette lo stesso annuncio da parte dell’Angelo inviato dal Signore. Nessuno dei due anziani coniugi dubitò che potesse trattarsi di un sogno o di un inganno legato alla lunga attesa di un concepimento, e subito pregarono Dio per essersi ricordato di loro. Gioacchino, convinto senza ombra di dubbio, che “nulla è impossibile a Dio”, offrì a favore dei più poveri del popolo cento capretti e recò al Tempio un sacrificio di dieci agnelli e dodici vitelli. Anna, inoltre, assicurò in cuor suo che quale che fosse il sesso del nascituro, questi sarebbe stato consacrato al Signore. Nacque, infatti, a tempo debito Maria, amatissima dai genitori. Un episodio nel “Protovangelo di Giacomo”[2] è riportato con grande evidenza: Anna e Gioacchino avevano recarono la bimba, a tre anni, al Tempio, come si era soliti fare fra i buoni israeliti praticanti. Ebbene, Maria Bambina si staccò dalla mano dei genitori che l’accompagnavano e salì da sola, tutta d’un fiato e di corsa, i 15 gradini del Tempio, quasi avesse urgenza e fretta di raggiungere il Signore. Da questo punto in poi, le vicende terrene di Anna, raccontate dagli Scritti Apocrifi, si colorano ancora di più di leggenda religiosa: è evidente il tentativo di colmare la mancanza di notizie certe con il frutto di eventi auspicati e possibili potenzialmente dal punto di vista religioso, ancor prima che da quello logico-razionale. Non sappiamo se Maria abbia immediatamente rivelato a sua madre Anna l’annuncio dell’Arcangelo Gabriele né se le abbia confidato ciò che stava prodigiosamente avvenendo in lei[3]. L’anziana genitrice avrà avvertito, forse, più la tensione e la preoccupazione di Maria che non ascoltato le sue parole, ma nulla ci è dato sapere. Una spiegazione di ciò la possiamo dedurre razionalmente: per i Cristiani, e i Cattolici in primo luogo, Maria è principalmente e soprattutto la “Madre” di Gesù Cristo, che è la Seconda persona della Santissima Trinità, più che la “Figlia” di Sant’Anna e di San Gioacchino. Ecco perché perfino gli scritti non canonici (spesso fantasiosi e talvolta con notizie ai limiti dell’eresia) sono avari di racconti della vita quotidiana degli anziani genitori di Maria. Le circostanze che portarono alla nascita di Maria rappresentano esse stesse il portato di una concezione esistenziale, per creare la “liturgia” successiva: ecco perché il culto di Sant’Anna fu incoraggiato fin dai primi secoli dell’Era cristiana: perché Ella fu vista come Colei che aveva avuto fiducia in Dio per una gravidanza al di là dei tempi fisiologici, come la donna che non aveva mai dubitato che il Signore avrebbe potuto rendere possibili anche eventi tali da rompere le regole della natura, come colei che conservò l’affetto e la fiducia in Gioacchino, uomo pio e ligio alle regole della Legge. Per questo, Sant’Anna, fin dalle origini ed ancora oggi, è venerata come la protettrice delle partorienti, colei che può condurre a Dio i fedeli che desiderano avere un figlio, ma le circostanze si oppongono alla realizzazione di questo progetto o sogno esistenziale[4]. La cosa più importante, sembra suggerire Sant’Anna, è conservare la Fede in Dio, credere che il Signore possa fare qualsiasi cosa, che basta invocare il Signore con animo sincero e fiducioso, per essere esauditi. Conseguenza diretta della tradizione extra-canonica dei tanti testi spuntati per “colmare vuoti” narrativi, sono le varie protezioni e i particolari “patronati” attribuiti a Sant’Anna: è invocata, ad esempio, come patrona delle casalinghe e delle domestiche, data la sua vita di ebrea morigerata. Perfino i gioiellieri la annoverano come loro patrona, dal momento che l’utero di Sant’Anna, mentre era incinta, divenne “scrigno prezioso” della vita della futura Vergine Maria, Madre di Gesù e Coadiutrice di salvezza per l’Umanità, dal momento che la Nuova Eva ha saputo riscattare la colpa dell’Antica Madre, lasciatasi circuire da Satana, il Divisore per antonomasia. I nomi, lo conferma l’antico assioma che afferma che “nomen [est] omen”, nel caso di Anna e Gioacchino funzionano a pennello, se è vero che “Anna” significa “grazia” e Gioacchino vale come “Dio rende forti”. Anche questa annotazione, sebbene scontata, avrà funzionato, oltre al riferimento puro e semplice all’età, a far dichiarare queste due figure unite, le protrettici dei nonni, ai quali Papa Francesco ha deliberato venga dedicata la festa degli anziani, che hanno avuto fiducia nella Provvidenza e contribuito alla continuazione della Creazione con la messa al mondo della nuova generazione di credenti.

Luigi Trinchillo

Grazie prof. per questa bella e interessante pagina di storia religiosa che hai regalato ai lettori di Calvizzanoweb


[1] La fonte è il “Protovangelo di Giacomo o “Libro di Giacomo”.

[2] Chiaramente si tratta di un “vaticinium ex post”, nei termini in cui fu riferito.

[3] Viene riferita con particolari puntuali la visita che Maria fece ad Elisabetta, incinta di Giovanni Battista, ma nulla si dice nei Testi Canonici della condivisione di tale Annuncio alla mamma Anna né al papà Gioacchino. Certo, è comprensibile l’ansia “missionaria” e il desiderio di un aiuto rapido da recare all’anziana parente, che Maria avrà avvertito, ma ciò ci conferma anche che il racconto biblico non è una “cronaca” come la concepiamo noi, nell’era dei “social media”.

[4] Anche nella mitologia classica era indicata una divinità protettrice delle partorienti e della stabilità del matrimonio: ruolo, non a caso, affidato a Giunone (Era nel mondo greco), sposa di Giove, dominatore dell’Olimpo e padre degli uomini e degli dèi. Giunone, infatti, era annoverata come regina degli dei e del cielo ed invocata dalle donne al momento del parto, soprattutto se esso si presentava, per qualche motivo, “a rischio”.

 

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