Slitta al 30 giugno la scadenza per i piani finanziari e le tariffe Tari dei comuni. In arrivo aumenti anche a Calvizzano?
È stata prorogata la scadenza per i piani e le tariffe
Tari dei comuni al 30 giugno 2024: la motivazione è da ricercare nel complesso
intreccio di problematiche applicative dovute all’evoluzione del sistema
tariffario regolato dalle disposizioni ARERA (Autorità
di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) e dalla vicenda della regolazione dei cd. impianti
minimi che in molte regioni rischia di determinare rilevanti aumenti del costo
del servizio. Cosa succederà a Calvizzano? L’elevato aumento dei costi di
smaltimento in discarica potrebbe far lievitare la Tari? E’ probabile.
Intanto, in provincia di Umbria è scattata la protesta
di oltre 70 sindaci perché costretti a fare gli esattori.
La lettera: "Non c’è margine di intervento: il comune è obbligato ad approvare i piani finanziari in consiglio comunale per pagare il conto"
Una lettera aperta e firmata da oltre settanta
tra sindaci e assessori per spiegare cosa succede con la Tari - la tassa sui
rifiuti - e con gli aumenti che arriveranno.
"Siamo molto preoccupati per questo continuo
incremento delle tariffe. Riteniamo urgente un ripensamento di questo sistema
che tradisce il principio del “chi più inquina più paga” - si legge nella
missiva - . L’impegno dei cittadini e delle amministrazioni nella
differenziazione dei rifiuti, oltre a garantire la salvaguardia dell'ambiente,
dovrebbe comportare anche la riduzione delle tariffe. Invece, il metodo
tariffario Arera per il biennio 2024-2025 comporterà un aumento delle tariffe,
dovuto in gran parte al rialzo dei costi del biennio precedente, che in alcuni
casi sarà addirittura superiore al 10% annuo. Aumento che, è bene precisarlo,
riguarderà tutti i comuni dell’Umbria".
Il nuovo sistema di calcolo, spiega la lettera,
"esautora i sindaci da ogni potere di intervento sui piani finanziari del
servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti".
Ovvero: "Prima della riforma, il costo del
servizio veniva fissato preventivamente in base a una negoziazione tra comune e
gestore secondo quanto previsto dal contratto. Gli enti locali, quindi, erano
in grado di incidere sulle tariffe e calmierarle, anche modulando e rendendo
più efficiente il servizio". Oggi, viene specificato, "il costo del
servizio viene determinato a consuntivo sulla base dei costi sostenuti dal
gestore secondo i parametri fissati da Arera, l’autorità di regolazione per
l’energia e i rifiuti. Ai sindaci spetta solo il ruolo di riscuotere la tariffa
dai cittadini secondo ciò che altri hanno deciso".
E ancora: "Non c’è margine di intervento: il
comune è obbligato ad approvare i piani finanziari in consiglio comunale per
pagare il conto e non creare buchi nel bilancio dei quali, per altro, sarebbe
chiamato a rispondere personalmente il sindaco e l’amministrazione comunale.
Inoltre la legge impone che il costo del servizio sia coperto esclusivamente
con il ricavato della tariffa, quindi - anche volendo - i comuni non potrebbero
mettere risorse proprie, che, comunque, non hanno, per sterilizzare gli
aumenti".