Calvizzano. Progetto “Intra Terram Neapolitanam: Accoglienza, Cibi e Tradizioni”, tra le architetture religiose viene annoverata anche la chiesa di Santa Margherita del 1500: ma cosa c'è da visitare se è rimasto solo l’antico portone che marcisce giorno dopo giorno?

“La ragione della partnership, come riportato nella scheda progettuale, è la volontà dei comuni di diffondere le proprie tradizioni artistiche, culturali, religiose e creare percorsi condivisi di fede in tutti i luoghi di culto degli enti coinvolti, organizzando feste, processioni, sentieri di fede e pellegrinaggi”. Ma un turista che viene a Calvizzano e vuole visitare anche la chiesa di Santa Margherita e non la trova, potrebbe chiedersi: ma se la sono inventata? Dunque, il restauro del portone con l'apposizione di una targa identificativa ed esplicativa dell’antico luogo di culto, sarebbe sicuramente tutt’altra cosa  

Chi ha compilato la scheda tecnica allegata al progetto intercomunale di promozione turistica di 6 Comuni  (capofila Frattamaggiore) “Intra Terram Neapolitanam: Accoglienza, Cibi e Tradizioni”, finanziato dalla Regione Campania, tra i quali c’è anche Calvizzano, dove  è prevista la sagra dei prodotti locali denominata “Street Food”,  tra le architetture religiose ha inserito anche l’antica Chiesa di Santa Margherita, ignorando, probabilmente, che, di questo luogo di culto, risalente al 1500, è rimasto solo l’antico portone, che, tra l'altro, versa in condizioni pietose e va marcendo giorno dopo giorno.

L’abbandono e l’incuria, nell’indifferenza di tutti, e il disinteresse amministrativo degli anni addietro verso il patrimonio artistico locale stanno cancellando un pezzo di memoria storica del paese. Il portone è situato accanto al bar Caracciolo (di fronte al Municipio). Non si contano più i nostri appelli, lanciati alle Istituzioni per la tutela di questo piccolo gioiello culturale: l’ultimo risale a giugno 2023, ma nessuno ci ha mai ascoltati. Visto che sul nostro territorio non esistono associazioni culturali, continueremo a insistere, fino a quando resterà visibile l’ultimo frammento.  Ovviamente, trattandosi di un bene privato va trovato un accordo con i proprietari: l’amministrazione, dato che la Pro Loco ha gettato la spugna, può, secondo la nostra modesta opinione (forse è proprio questo il problema?) fare tanto. Ritenendo molto significativa l’intervista rilasciata recentemente al quotidiano “la Repubblica” dal presidente Fai Campania, Michele Pontecorvo, sul recupero dei siti storici, sia pubblici che privati, abbandonati tra degrado e incuria, riportiamo l’ultimo spezzone: “E’ fondamentale – dice – la cooperazione tra istituzioni, privati e associazioni. Trovo splendido, ad esempio, il progetto del Mann, di “adozione” della Galleria Principe, che include anche collaborazioni esterne e associazioni per la rinascita di tutta quell’insula del quartiere. Lo Stato deve poi imporre con maggior forza la manutenzione dei siti culturali dei privati. E, laddove non ce ne sia la possibilità, concedere l’opportunità a terzi di farlo. Da qui la nascita dell’associazione, “Friends of Naples”, di cui faccio parte anch’io, che si occupa proprio di questo: raccolta fondi e crowdfunding per il recupero di siti culturali privati (naturalmente aperti al pubblico) con grandi criticità. Abbiamo, ad esempio, lavorato al restauro del portone ligneo del Palazzo Diomede Carafa.

Per il restauro conservativo del portone d’ingresso dell’antica chiesa Santa Margherita non occorrono somme eccessive. Insomma, è solo questione di volontà.    

 

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