Calvizzano, c'era una volta la chiesa gentilizia di Santa Margherita: risale a prima del 1534

                                           

Di questo antico luogo di culto, ne abbiamo parlato diverse volte. Grazie al meticoloso lavoro di ricerca di un’equipe, capeggiata dal professore Trinchillo, che, fino a prima dell'emergenza sanitaria legata al Covid, ha passato al setaccio l’intero archivio parrocchiale, siamo in grado di fornirvi ulteriori particolari

La sua esistenza rimonta a tempi molto antichi, certamente a prima del 1534, ragion per cui può essere ritenuta una delle Chiese più antiche del paese, se non addirittura la più antica in assoluto, almeno fra quelle con titolo gentilizio, come riteneva il maggiore storico novecentesco calvizzanese, il compianto professor don Raffaele Galiero.

Era dotata di un solo altare, posto di fronte alla porta d’accesso; aveva un coretto di legno, dal quale potevano partecipare riservatamente alla Messa e alle altre sacre funzioni i patroni della Chiesetta.

Lunga circa 8 metri, larga 5 ed alta 6, presentava sull’altare un quadro devozionale, che ritraeva Santa Margherita, patrona dalla quale traeva il titolo.

Ad essa era legato un appannaggio ed un beneficio di quattro moggia di terreno a Vitagliano di Nola, i cui proventi avrebbero dovuto assicurare nel tempo la celebrazione perpetua di una Santa Messa, almeno nella ricorrenza dell’annuale festività della Santa, come risulta da un apposito verbale, redatto in occasione della Santa Visita dell’Arcivescovo di Napoli Domenico Carafa e, probabilmente, in altre circostanze speciali o particolari.

Il titolo di proprietà variò parecchio nel tempo: risulta esserne stato proprietario un certo Giovan Pietro d’Issapo, nel 1542; passò poi ad un ricco cavaliere napoletano, Don Francesco Dentice, nel 1681, che non trascurò mai di far celebrare messe annuali come in precedenza, a proprie spese, nonostante fosse venuto meno l’antico appannaggio e non ci fossero più entrate adeguate.

La Chiesetta, passata in proprietà al Duca Don Giovanni Francesco Pescara, figlio di Don Diego, duca di Calvizzano e di Margherita Carnero, continuò a veder celebrata la Santa Messa nei giorni di festa e di precetto. Questo privilegio era garantito da Giovan Francesco, anche per tener fede al legato disposto dalla madre, duchessa Margherita, devota della Santa, della quale recava il nome, che aveva disposto un appannaggio annuo con tale finalità.

Tramontata la famiglia dei duchi di Pescara nei primi anni del XIX secolo, il Tempietto passò nella proprietà del ricco signore Giuseppe Fiorillo, che vi assicurò la celebrazione della Santa Messa, a sue spese. È attestato dal verbale della Santa Visita del Cardinale Riario Sforza che, nel 1850, era ancora aperta al pubblico per la celebrazione eucaristica e che in essa si conservava, all’epoca, tutto l’occorrente per il rito.

Successivamente se ne persero le tracce, pur rimanendo nella disponibilità dei proprietari del cosiddetto “Palazzo Fiorillo” ed il professor Galiero, nel suo scritto del 1931, ne auspicava una riapertura al culto, esprimendo anche i propri personali auspici che ciò avvenisse in tempi brevi, trattandosi di una remota testimonianza dell’antica devozione popolare locale.

Di fatto, dopo di allora, non ci sono ulteriori notizie verificabili e l’ambiente già dedicato a Santa Margherita è andato incontro a vicissitudini infinite, essendo stato adibito, nel tempo, a deposito di materiali vari, ad officina meccanica, a luogo di raccolta di oggetti di risulta.

Attualmente l’antico Tempietto risulta abbandonato, essendo stati demoliti perfino gli scalini che ne consentivano l’accesso dalla strada principale, oggi Largo Caracciolo, e la porta d’ingresso appare del tutto sbarrata.  

Equipe di ricerca: prof. Luigi Trinchillo, don Ciro (parroco chiesa Santa Maria delle Grazie, meglio conosciuta come parrocchia San Giacomo), Maria Luisa Sabatino (architetto), Lina Feola (impiegata)   

 

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