“La Parrocchia di San Castrese nelle Visite Pastorali dal 1542 al 1746”: un viaggio nel patrimonio storico-artistico, archeologico e religioso di Marano firmato Maria Cristina Murgo
Ultima propaggine dei
Campi Flegrei, Marano di Napoli torna protagonista, stavolta in un’ottica di
positiva e propositiva riabilitazione ed elevazione artistico-culturale, del
volume “La Parrocchia di San Castrese nelle Visite Pastorali dal 1542 al
1746”, redatto da Maria Cristina Murgo e presentato nella mattinata di
sabato 23 marzo presso la Parrocchia San Castrese, teatro dell’indagine
storico-archeologica, sottesa chiaramente da una forte componente
religioso-sacrale, su cui verte l’opera.
L’idea di realizzare una
ricerca sull’antica chiesa di San Castrese nasce da un profondo legame con il
territorio maranese e dalla convinzione che un’area geograficamente marginale e
trascurata sia meritevole di approfondimenti e ricostruzioni filologiche,
storico-culturali, costituendo essa l’epicentro, in maniera tacita e a tratti
oscurata, di un enorme patrimonio, eredità di civiltà molteplici e trasversali,
e portando con sé il segno del tempo che scorre e della tradizione che
custodisce immutata la viva forza della meraviglia.
Non
considerare nessun luogo inospitale e privo di interesse: anche il centro più
sfigurato da interventi urbanistici irriverenti verso il passato e senza una
logica architettonica pensata nell’interesse della pubblica utilità […], può nascondere una testimonianza della sua
identità di un tempo che occhi attenti possono ancora scoprire e valorizzare […] ritrovano la loro dimensione di centri
creatori di cultura artistica.
L’opera, costellata dagli
scatti del fotografo Angelo Marra, prende in esame le sante visite effettuate
dal 1542 al 1746, attingendo alle fonti degli Archivi, ed in particolare a
quelle dell’Archivio storico diocesano di Napoli (ASDN).
Ampio spazio è conferito
all’opera dei vari Parroci della Chiesa di San Castrese, la cui storia risulta
fortemente connessa al destino del sacro sito, essendosi essi susseguiti in
vari interventi di ripianificazione, sistemazione, ristrutturazione, adattamenti
planimetrici, in risposta alle esigenze religiose del caso.
La parte conclusiva del
lavoro è dedicata ad una descrizione organica del complesso monumentale
dell’edificio parrocchiale di San Castrese, proseguendo con un’accurata
descrizione della Chiesa.
All’evento, introdotto e moderato
dalla docente, giornalista e attivista culturale Angela Mallardo, sono
intervenuti: il dott. Fabio Cutolo, responsabile dell’Archivio Storico
Diocesano di Pozzuoli, che ha sottolineato l’importanza della ricerca
filologica, la complessità dell’indagine archivistica, in particolare nella
consultazione delle fonti, e il rilievo che deve essere conferito al recupero
della memoria collettiva, locale e transnazionale; Federico Mazzone, presidente
dell’Istituto Diocesano Sostentamento Clero di Napoli.
A corroborare
all’introduzione in un’atmosfera sacrale, entrando in un’ambientazione quasi
altomedievale, l’intervento musicale a cura di padre Abib Marcellin Don,
esibitosi sulle note di “Populus meus”, un brano di Pierluigi da Palestrina,
non a caso del 1542, anno in cui nell’opera della Murgo inizia la disamina
storico-artistica.
Presenti all’incontro
anche don Luigi Merluzzo, parroco di San Castrese; il dott. Matteo Morra,
sindaco di Marano; il dott. Luigi Carandente, vicesindaco ed assessore alla
cultura nel comune maranese.
Ponendosi sulla scia di
illustri storici maranesi, Barleri, Savanelli, Monsignor Orlando, la dottoressa
Murgo ha dato vita ad un percorso di profonda conoscenza storico-antropologica
del territorio, costituendo il suo lavoro un punto di partenza fondamentale per
la divulgazione collettiva di un tesoro civico.
La
storia dell'uomo non presenta altro che un passaggio continuo da un grado di
civiltà ad un altro, poi all'eccesso di civiltà, e finalmente alla barbarie, e
poi da capo.
Di fronte alla grandezza
del passato che ci ha preceduto cerchiamo di non essere, dunque, indifferenti e
sleali. Che il nostro non sia un passaggio storico di barbarie, quanto
piuttosto di rinascita e ricostruzione di una plurimillenaria civiltà che chiede
giustizia.
Martina Maja