Le inchieste di Calvizzanoweb: "il verde strappato" ai cittadini della zona cooperative di via Moro

 



Vanificate le nostre battaglie. Davanti al parco “La Pineta 75”, c’è un appezzamento di terreno che doveva ospitare i campi da tennis e altre attrezzature sportive: ora, invece, sono previste altre cubature.  Nel 1999, ai tempi della terza consiliatura Salatiello (ex sindaco, deceduto il 26 luglio 2017), subì una trasformazione urbanistica, diventando  area destinata a “edilizia convenzionata a scopo residenziale”. In pratica ci fu un passaggio di cubature (ulteriori case) dalla zona di fronte alla media Polo (dove è ubicata l’area  ludico-sportiva denominata “Spazio Tennis) a quella attigua al parco “La Pineta 75”.  Per anni la nostra testata si è battuta per ridare alla città il verde strappato,  per ” risarcire” i cittadini del posto che  avevano perso le attrezzature. Ci eravamo riusciti, poi, con lo scioglimento del Consiglio comunale e l'arrivo dei commissari straordinari è cambiato di nuovo tutto. Ora solo la politica può intervenire per conciliare gli interessi pubblici con la tutela di quelli privati  

L’inchiesta: l'articolo corredato da ulteriori documenti pubblicato il 26 novembre 2019


La vera storia dell’appezzamento di terreno  e i nomi dei complici dello “strappo”


Tutta l’operazione inizia nel 1997. Con delibera 20 del 27 febbraio viene approvato il piano finanziario per l’assunzione di un mutuo di 490milioni del vecchio conio con la Cassa Depositi e Prestiti, sostenuto dal contributo regionale per la realizzazione di attrezzature sportive, previsto dalla legge regionale 42/79. Nello stesso atto di indirizzo viene stabilito di avviare la procedura espropriativa dei terreni adiacenti il condominio La Pineta 75, per costruirci una pista polivalente, un campo di bocce e due campi da tennis.
Con delibera di giunta  124 del 17 aprile ‘97, viene approvato il progetto esecutivo, dopodiché viene espletata la procedura aperta. Il 18 settembre 1998 viene aggiudicata definitivamente l’appalto alla società CO.GE.SA. di Casal di Principe, vincitrice della gara con un ribasso del 30,77%. Insomma, la ditta è pronta a iniziare i lavori, ma accade un inconveniente (sarà stato un caso?).

Lo “scippo”

Mentre viene effettuata la presa di possesso dell’area, dove stanno per sorgere le strutture sportive, al Comune si accorgono (guarda un po’?) che una piccola parte dell’appezzamento di terreno è investita da un’autofficina con parcheggio coperto e che il proprietario G. S. aveva prodotto domanda di condono edilizio. Il sindaco dell’epoca, a questo punto, investe del problema le forze politiche che suggeriscono di portare la questione in Consiglio comunale. L’assise pubblica si svolge il 21 giugno 1999. Il consigliere Antonio Migliaccio (uomo di sinistra ed ex sindaco di Calvizzano), per consentire la realizzazione dell’opera in tempi brevi, propone di delocalizzare l’intervento per la pista polivalente, campi da tennis, eccetera, sul suolo di fronte alla media Polo dove, invece, erano previste le case popolari dell’IACP . Il Consiglio comunale approva all’unanimità la proposta (con parere favorevole del Capo dell’Ufficio tecnico) e dispone anche la sospensione del contratto con la ditta di Casal di Principe che aveva vinto l’appalto.
Votarono a favore della proposta Migliaccio: Pietro Tarantino, Francesco Liccardo, Roberto Vellecco, Salvatore Visconti, Antonio Ferrillo, Corrado Di Maria, Claudio Grasso, Stefano Liccardi, Gennaro Cavallo, Antonio Migliaccio, Francesco Granata, Giovanni Zapparella, Gennaro Ferrillo, Pasquale Napolano. Non votarono perché assenti: Giovanni Di Rosa, Luciano Borrelli, Amalia Sansone, Giacomo Trinchillo, Raffaele Ruggiero.
Insomma, fu perpetrato un autentico “scippo” a danno, ma anche a totale insaputa, di tutti coloro che avevano comprato casa in quel posto, sapendo che davanti ai loro palazzi sarebbero state realizzate le attrezzature sportive, anziché altri casermoni. Il paradosso è che diversi consiglieri comunali, complici dello strappo, nelle diverse tornate amministrative che si susseguirono dal 1999  ebbero il barbaro coraggio di andare a chiedere voti agli stessi cittadini “raggirati”. Che facce toste!
Ancora oggi restano tanti gli interrogativi: perché con i lavori pronti a partire non fu fatto niente per fermare l’abuso edilizio? Chi è il politico che avrebbe preso a cuore il problema del proprietario dell’autofficina? Chi definì la pratica CO.GE.SA, la ditta vincitrice della gara d’appalto? E i rapporti con l’Istituto case autonome popolari da chi furono curati? Come mai la minoranza non si  oppose alla proposta? Perché i politici assenti alla votazione in consiglio comunale, in particolare coloro che giravano con il progetto dei campi da tennis per chiedere voti, non mossero un dito per impedire l’iniqua operazione?

Le case finora non sono mai state costruite, ma grazie alle battaglie dei cittadini delle cooperative che prima ricorsero al Tar (pare che il ricorso sia stato dichiarato perento) e poi inoltrarono un’osservazione alla proposta di piano urbanistico varato dall’amministrazione Granata, finalizzata a cambiare la destinazione d’uso dell’appezzamento di terreno ubicato davanti alle loro case, per renderlo di nuovo verde attrezzato come, tra l’altro, era originariamente previsto nel piano di zona. L’osservazione, comunque, dopo varie vicissitudini, passò in giunta solo in parte (metà terreno venne adibito a verde attrezzato e l’altra metà a cubature), poi, in seguito alla nostra lotta e quella dei cittadini, venne votata nella sua interezza (tutto verde attrezzato) in Consiglio comunale. Servì a ben poco, poiché l’amministrazione Granata venne mandata a casa prima del termine della consiliatura e la sua proposta di puc venne annullata dall’ultima amministrazione in carica. Nel nuovo puc della passata amministrazione, deliberato a maggio 2017 dal Consiglio comunale (poi sciolto per infiltrazioni malavitose), l’area antistante l’edificio “La Pineta 75” è stata adibita a zona attrezzata. All’incrocio tra via Aldo Moro e via Peep fino al terz’ultimo piano triennale era prevista una piazza la cui, realizzazione era stata programmata in un primo momento nel 2017 (mutuo di 200mila euro) poi spostata al 2020: nel piano triennale dei lavori pubblici era stata anche postata la somma di 300mila euro (100mila euro in più di quella precedente), da reperire attraverso la contrazione di un mutuo.                                
Piano triennale lavori pubblici 2018-2020, sottolineato in azzurro nell'ultimo riquadro i lavori di una piazza 
I campi da tennis e la pista polivalente sull’appezzamento di terreno adiacente il condominio "La Pineta 75", persi, secondo la versione dell’ amministrazione dell’epoca, per una domanda di condono edilizio relativa a un capannone abusivo, avrebbero, dunque, potuto vedere la luce già 20 anni fa, con tutte le conseguenze positive immaginabili. Purtroppo un certo tipo di  politica, probabilmente finalizzata ad altre cose, avrebbe fatto in modo che ciò non avvenisse. A distanza di anni, una parte di verità è venuta a galla, perché, grazie alle nostre fonti, siamo venuti in possesso di tutta la documentazione prodotta all’epoca. Questa vicenda, a nostro avviso, rimane un esempio emblematico dell’arretratezza di Calvizzano, una città bloccata che non ha mai conosciuto uno sviluppo armonico ed equilibrato.

Foto della delibera “strappa verde”






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