Eremo dei Camaldoli, un’oasi di pace a pochi passi da Marano

 


Ieri, con mio nipote di 9 anni, sono ritornato in questo magnifico posto per fargli ammirare le bellezze del nostro territorio: antenne a parte, certe sensazioni ed emozioni restano immutate (Mi.Ro.)   

La storia


La storia della struttura, ubicata a 485 metri di altezza sul livello del mare, dai quali si gode un bellissimo panorama di Napoli e del suo golfo, comincia intorno al 1585, quando Giovanni Battista Crispo si interessò ad una piccola chiesetta in rovina, fondata nel 489 da San
Gaudioso, vescovo africano fuggito dalle persecuzioni di Genserico: era dedicata alla Trasfigurazione. Con l’aiuto dei Conti d’Avalos, nelle figure di Carlo e Giovanni, venne costruito un complesso monastico su progetto dell’architetto Domenico Fontana: fu affidato alla gestione dei Benedettini Camaldolesi che, con la loro vita santa, eremitica  hanno dato al luogo un'impronta ascetica e mistica che continua ancora oggi ad attirare uomini, donne e soprattutto giovani in circa del sacro. Nei primi anni del 2000, a causa della drastica riduzione di vocazioni (erano rimasti solo due monaci), il convento venne affidato alle suore dell'ordine del SS. Salvatore di Santa Brigida. Il complesso, soprattutto grazie alle donazioni, diventò sempre più grande e, nel 1792, fu completamente restaurato insieme alla chiesa. Durante la sua storia il monastero fu distrutto due volte. La prima, nel 1807, per volere di Napoleone; la seconda, nel 1866, per volere dei Savoia. Nel 1885, i monaci si insediarono di nuovo nel complesso, dotato anche di due sale mensa, sala di ritrovo e lettura, una biblioteca, una sala convegni, facilmente accessibile con ascensore. Oltre all'antica foresteria principale, con ampie camere che si affacciano sul Belvedere, ci sono anche 16 celle e gli orti dei monaci, che internamente restaurate offrono a chi lo desidera un clima di pace e serenità. Tutte le stanze sono dotate di wc, doccia, telefono e riscaldamento. In questo complesso, nel 1896, furono ricevuti dal cardinale Guglielmo Sanfelice, l'imperatore Guglielmo II di Germania e la consorte Carlotta, in visita a Napoli. Una lapide marmorea ricorda quell'avvenimento.

Dal 1998 la gestione è stata affidata alle suore brigidine che accolgono tutti i giorni dell’anno, danno ospitalità a chiunque voglia dedicare un piccolo spazio alla spiritualità ed a se stesso, in armonia con l’anima e con la vita. Info:  Eremo SS. Salvatore - Via dell'Eremo 87 - 80131 Camaldoli NAPOLI (ITALY)

Tel +39081 5872519 / +39 081 5875807 - Fax +39 081 5876819 - mail: eremo.camaldoli@libero.it

 

La Chiesa barocca ha dipinti e affreschi di importanti pittori (XVII sec.): Luca Giordano, Massimo Stanzione, Andrea Mozzilli e Federico Barocci

 



La chiesa cinquecentesca, in stile tardo-rinascimentale, come si legge su Piscinolablog, è attribuita al valente architetto Domenico Fontana. L'elegante torre campanaria e la sobria facciata mettono in evidenza la bellezza del portale barocco in piperno che sovrasta il portone d'ingresso. Una lapide marmorea riporta la dedica al maggior benefattore del tempio, che fu Giovanni d'Avalos, figlio del marchese del Vasto Alfonso, che riposa ai piedi dell'altare: 



IOANI AVALO DE ARAGONA ALFONSI

MARCHIONIS VASTI FILIO FUNDATORI
EREMITAE CAMALDVLENSES

GRATI ANIMI ERGO  P.P.   MDLXXXV

 

La chiesa è a unica navata, priva del transetto, con sei cappelle su ogni lato con decorazioni e stucchi realizzati praticamente del periodo barocco.

L'altare maggiore, ricco di intarsi marmorei, è opera del poliedrico architetto e scultore bergamasco, cavalier Cosimo Fanzago, attivo in quel periodo in molte fabbriche barocche napoletane, come la Real Cappella del Tesoro di S. Gennaro. Dietro all'altare maggiore si trova il coro ligneo dei monaci, realizzato in noce e radice di ulivo, nell'anno 1792 dall'ebanista Domenico Tarallo. Sui due lati sono presenti due tondi con il volto di Cristo e della Vergine Addolorata. Nella volta del coro è affrescata La visione di San Romualdo, dipinta da Francesco Amendola.

Nella maestosa pala d'altare dell'altare maggiore è rappresentato La Trasfigurazione di Cristo sul Tabor, di dubbia attribuzione, forse opera di Andrea da Salerno. Il dipinto è eseguito in campo d'oro e si ritiene che appartenesse all'antica chiesa di S. Salvatore a Prospetto. Sulle pareti laterali sono presenti quatto grandi tele a olio, raffigurati, rispettivamente: L'allegoria della morte, Il giudizio universale, La gloria del Paradiso e l'allegoria dell'inferno. Nel grande affresco del soffitto della navata è rappresentata, tra lunette, la Gloria di San Romualdo, opera del pittore Angelo Mozzillo.

 Nelle lunette sono raffigurati: San Mauro, S. Silvestro Gozzolino, San Bernardo, S. Bernardo de Tolomei, S. Scolastica, S. Celestino V, S. Guglielmo da Vercelli,  S. Giovanni Gualberto e San Benedetto. Tra i capolavori custoditi, ricordiamo L'ultima cena di Massimo Stanzione, La sacra Famiglia ai piedi della croce di Luca Giordano, Il miracolo di S. Bernardino di Giovanni B. Azzolino, La Natività di ignoto, La sacra Famiglia di Ippolito Borghese, l'Assunzione della Vergine di Cesare Fracanzano, L'immacolata Concezione di Luca Giordano, La deposizione di Fabrizio Santafede, La Vergine con il Bambino e i Santi di ignoto.

Molto bella risulta essere la Sala Capitolare, luogo monastico deputato alle letture dei testi sacri; nella maestosa volta è dipinto L'Apoteosi del patriarca San Benedetto, opera del pittore Schiani. La sacrestia si compone di stipiti in noce alti oltre tre metri e sono opera dell'ebanista Gian Domenico Amitrano.

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