Le idee del filosofo francese Foucault continuano a dividere: è stato un cattivo maestro o il più grande pensatore del Novecento?
In America lo hanno definito il più grande pensatore di tutti i tempi. Le sue idee sulla sessualità, l’islam, il capitalismo, la follia, il buon uso dell’Lsd e la neo psichedelia continuano a dividere. Delirio o realtà? “Allucinante Foucault”- Tutti pazzi per il filosofo transalpino”, il settimanale “il Venerdì di Repubblica” ha condotto una interessante indagine: “tra i tormenti giovanili c’è soprattutto l’omosessualità. Michel se ne fa una colpa e per sedarla si ubriaca”. “Con i suoi studi sulle minoranze oppresse resta il più influente maestro di pensiero”. “Benedisse la rivoluzione iraniana come ritorno alla spiritualità”
Abbiamo chiesto allo scrittore Enzo Salatiello (Secondino Tranquilli sui social) di descrivere il personaggio
Paul Michel Foucault, l’eterno magnifico
indagatore della storia sociale dell’uomo
Quando
Paul Michel Foucault nacque nel 1926 in Francia, l’Europa si stava già preparando
al nuovo massacro mondiale che avrebbe fatto seguito alla Grande Guerra.
Foucault, personalità estremamente eccentrica e dalla spiccatissima energia
intellettiva, trascorre la sua giovinezza tra turbolenze culturali e psichiche
che lo portano, dopo la laurea in filosofia, a fare abuso di alcol e droghe. Se
vogliamo, potremmo considerarlo un soggetto che si immette nella scia egemone
allora in Francia dei poeti maledetti e le loro esperienze esistenziali minate
dagli allucinogeni oppure intenderlo come il precursore dei fermenti socio
politici e culturali della cosiddetta “Beat generation” e la sua omologa nelle arti figurative: la
“Pop Art”che prenderanno entrambe le mosse dagli anni cinquanta negli USA. Ma
faremmo torto a una delle personalità più poliedriche e analitiche che il
secolo scorso abbia mai annoverano nell’orizzonte accademico e culturale
mondiale. Comunista per breve tempo, strinse una relazione amorosa con uno
studente universitario con il quale si stabilì a Tunisi. Essendo egli anche uno
psicologo e avendo coadiuvato studi e ricerche di uno psichiatra presso
l’ospedale Sainte-Anne di Parigi, ebbe modo di pubblicare un importantissimo
studio sulla storia della follia nei secoli: Storia della follia nell’età
classica. Questo lavoro di analisi del concetto di follia nel passato,
appura una semplice verità: i folli erano percepiti come criminali sociali,
come i poveri che commettevano azioni lesive a carico della collettività a
causa della loro indigenza, come sbandati, alcolisti ecc. Le strutture di ricovero
per i lebbrosi a partire dal Medio Evo, diventavano un luogo di pena e di
esclusione sociale. Foucault indaga il fenomeno attraverso un processo
epistemologico (osservazione della natura riferendosi ai limiti stessi della
conoscenza umana) molto rigoroso che finisce con divenire “gnoseologico”, vale
a dire proprio della complessa tematica della conoscenza etica e filosofica
dell’uomo. Infatti, “Gnosi” significa proprio “Conoscenza”. Il filosofo addossa
al meccanismo della società padronale prima e capitalistica dopo, l’assetto
organizzativo di una collettività assolutamente sbagliato. Acuto osservatore
dei fenomeni distorsivi della società democratica moderna, scaturita dalla
Rivoluzione Francese, egli conclude che all’approdo del concetto della follia
come malattia prima dell’anima (filosofia) e poi mentale (analisi psicologica),
l’uomo ci arriva tardi e male se consideriamo che ancora nella seconda metà del
secolo scorso esistevano i manicomi: luoghi di pena e di detenzione seppur a
carattere clinico dei malati mentali. Foucault pubblica a cavallo di un periodo
che va dagli anni sessanta all’età della contestazione sessantottina, una serie
di lavori come il saggio Nascita della clinica: un'archeologia dello sguardo medico”,
un dettagliato ragionamento approfondito della storia della clinica medica, un
altro volume dal titolo: Le parole e le cose. Una serie di
saggi che indagano le condizioni umane e giuridiche dei detenuti nelle carceri
concludendo che è il Capitalismo stesso ad aspettarsi e quindi creare questi
“effetti collaterali” del mondo che ha creato. Pubblica ancora testi
squisitamente filosofici come: Nietzsche in Francia e Nel 1971
pubblica anche Nietzsche, la
genealogia, la storia. Qui
il filosofo indaga il senso della Storia e il suo motore, spinto forse da un
complesso meccanismo “sovrastorico”. Una sorta di costante che muove il destino
e la direzione della Storia. Foucault a mio avviso sbagliò clamorosamente una
sola indagine: la Rivoluzione iraniana di stampo islamista. Lui ci vide un senso
di ribellione al decadente Capitalismo derivato, tipico del colonialismo
imperiale occidentale che opprimeva quelle realtà, improntato a un genuino
processo di rinascita spirituale. Purtroppo quella non fu una Rivoluzione (come
quella francese) che stabilisce i diritti inalienabili dell’uomo ma una presa
del potere fino a quel momento detenuta da una minoranza, da parte di una
formazione politico-religiosa che rispecchiava ampiamente la volontà popolare
ma che fu gestita da un’oligarchia di religiosi che di diritti ne tolsero
ancora di più. Resta tuttavia un grandissimo pensatore e un indagatore della
storia e delle sue sfaccettature prettamente sociali. Fu un progressista ma non
badò mai a fiancheggiare il pensiero riformatore della sinistra del mondo
occidentale ma fu piuttosto impegnato nella ricerca accademica ed erudita delle
radici del male sociale a differenza di un Sartre che si considerò sempre un
militante del pensiero rivoluzionario e dell’azione. Michel Foucault ci lasciò
nel 1986 a soli 57 anni a causa dell’AIDS. Patologia che in quegli anni colpiva
le star dello spettacolo e gli artisti dalla vita sregolata. In effetti,
perdemmo una grande stella del pensiero umano.
Enzo Salatiello