Didattica in presenza e a distanza, le riflessioni del prof. Izzo



Riceviamo e pubblichiamo

La didattica a distanza è stata un ottimo strumento didattico in periodo di emergenza permettendo alla scuola di continuare nella sua opera di formazione. Strumento valido solo in emergenza perché periodo eccezionale ma che non può sostituire la didattica in presenza ricca d'empatia. E l'episodio avvenuto in un liceo di Verona ad un'allieva di 15 anni in DAD, alla quale viene chiesto dalla docente di bendarsi durante l'interrogazione di tedesco perché troppo brava nelle risposte, mette in risalto l'assenza totale d'empatia che dovrebbe esistere in un rapporto tra discente e docente. L'episodio già grave per deontologia da parte della docente, diventa gravissimo umanamente perché in questo periodo ai ragazzi è negato il diritto a vivere in serenità la propria formazione e crescita e infliggere l'umiliazione della coercizione al bendarsi, mettendo in discussione l'onestà intellettuale significa infliggere una ferita profonda nell'anima già duramente provata da lunghi mesi di emergenza pandemica. Sull'episodio è stata avviata un'inchiesta per chiarire la motivazione e la dinamica che lo ha scaturito e se si rendono necessarie opportune sanzioni. Resta però la certezza che l'insegnamento è interazione tra docente e discente fatta di sguardi, di gesti, di ammiccamenti e di condivisione fra due ruoli che, in comunione, formano empatia, che non può essere filtrata attraverso un gelido schermo di computer.

Michele Izzo 

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