Nelle vene del giovane artista di grandi prospettive Francesco Ferrillo scorre sangue calvizzanese-maranese, ecco l’ultimo suo lavoro recensito dall’esperto Enzo Salatiello: “opera bellissima e suadente oltre che ricca di complessa bellezza”
“Un’opera che misura lo spazio dentro di noi”
Forme come idee e movimenti controllati
L’Astrattismo,
nella storia, sembra non avere nessuna regola e nessun confine. Niente forme o
immagini. Per la verità, questo particolare e importante stile delle arti
figurative è ben dotato di consuetudini e leggi, che, oserei affermare, sono potenti
evocatrici di un messaggio rivoluzionario nella storia e nella relatà del mondo
degli inizi del secolo scorso. A guardare una tela di Francesco Ferrillo, sembra
un mero e statico accostamento policromo senza fine apparente. Fine intesa come
la
fine del messaggio, cioè privo di confine fisico e il fine sottinteso come
scopo. Invece il lavoro è interessantissimo, tra le miriadi di opere di
artisti, che sembrano somigliarsi tutti, egli riesce a saltare l’ostacolo di
una prospettiva polarizzata da parte dell’osservatore e a posizionarsi in uno
spazio speculare a un viaggio della mente dello stesso. Non posso giurare sulle
intenzioni dell’artista ma a ben guardare posso ricavare aspetti che attengono
a un vero e proprio progetto: trascinare l’osservatore in un movimento ondulato
tra il mondo interiore e quello della realtà storica del fenomeno astrattista.
Guardate il quadro come se foste sospesi in un punto ricavato tra coordinate a
tre dimensioni: altezza, larghezza e profondità. Ora, provate a scorrere con lo
sguardo su questi tre assi immaginari e vedrete che i colori, vaporizzati
tramite sapienti pennellate delicate ma consistenti, vi accompegnarenno in un
movimento aereo e panoramico. Provate a chiudere gli occhi e a rivedere la tela
con il solo ausilio della memoria. Vedrete un mondo in continuo movimento,
paragonabile alle evoluzioni geodetiche che saltano completamente il computo
della realtà fenomenica per scivolare in un altro a quattro dimensioni: oltre
alle tre conosciute (spaziali) c’è anche il movimento. Tutto è in movimento: il
bianco spruzzato che si incunea tra i rossi accesi e gli azzurri dà l’idea di
un panorama in lontananza di un pianeta in piena espansione tellurica. Il verde
è un elemento riposante e tranquillizzante in questa deflagrazione di sfumature
tale da diventare un elemento regolatore della nostra emotività. È tuttavia
possibile immaginare allo stesso modo, il tessuto microscopico di un essere
vivente, un vegetale o una struttura biodinamica di origine animale.
Attenzione! Non siamo al Luna Park del liberi
tutti! Dove non c’è regola perché manca la forma, la forma qui viene fuori
dall’accostamento policromo coerente e dal movimento e andamento contenuto negli
spazi occupati. Siamo noi che dobbiamo saper cogliere il messaggio: movimento,
andatura, riscoperta di nuovi confini spaziotemporali e mentali. I colori più
decisi, ad esempio il blu e il rosso, richiamano alla vita e alla realtà
fattuale e agli oggetti solidi a noi familiari ma è solo una tecnica di
stimolazione della nostra fantasia. Ferrillo vi sta portando a bordo della sua
starordinaria fantasia ma non nel suo mondo ma nel vostro. Forse non tutti
sappiamo cavalcare la tigre della nostra creatività. Egli con questa tela, ci
porta nel mondo dei ricordi, delle immaginazioni, dell’elaborazione di forme e
idee di un mondo che consiste solo nella nostra consistente dimensione interna
e non in quella apparente esterna alla nostra sfera psichica. Noi elaboriamo
quello che conosciamo, può benissimo verificarsi l’eventualità che a vedere una
brocca disegnata, non la conosceremo mai, non penetreremo mai quella forma e
invece l’insieme della materia in movimento di questo quadro, ci darà la chiave
per un viaggio interno a noi quindi infinito e quadridimensionale. Guardare un’opera
di Ferrillo è come osservare un postulato matematico che a un osservatore poco
attento e privo di immaginazione fattiva può risultare oscuro, tutti sapete che
la matematica misura una certa realtà. Quest’opera, infatti, misura lo spazio
dentro noi. È Ferrillo a osservare e a scandagliare noi e non il contrario. Opera bellissima e suadente oltre che ricca di complessa
bellezza!
Enzo Salatiello, scrittore. Vi invitiamo a leggere l’ultimo
suo libro “Viaggio nella frontiera”: un racconto fantasy
dal finale inaspettato.
Bio Francesco Ferrillo
Francesco Ferrillo è figlio di Speranza
Cerciello, maranese, insegnate di Scienze motorie, e di Paolo Ferrillo,
calvizzanese, geologo (insegna presso l’Istituto “Arte Bianca” di Neive, prov.
di Cuneo), ma è un artista a trecentosessanta gradi: suona, compone canzoni
(testi e musiche), dipinge. Francesco Ferrillo è nato a Napoli nel 1994, ma è
vissuto a Marano fino al 2015, dopodiché si è trasferito a Neive (un paese di
circa 3mila500 abitanti, vicino ad Alba in Piemonte), insieme alla sua
famiglia. Fin dai primi anni della sua vita ha dimostrato una forte
attitudine all’arte. Ha studiato al Conservatorio di Napoli, suonando la
chitarra classica. A Neive ha iniziato il suo percorso artistico, ispirato dal
nuovo ambiente che lo circondava. Francesco, la scorsa primavera, ha esposto i suoi quadri alla galleria “GART” di Neive. Per saperne di più, basta
collegarsi al sito https://francescoferrilloart.wordpress.com/