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I maranesi d’Italia sono poco più di 80mila. Divisi in 9 Comuni, risiedono in 7 diverse regioni. Sono: Marano Ticino in provincia di Novara (Piemonte), Marano di Valpolicella in provincia di Verona (Veneto), Marano Vicentino in provincia di Vicenza (Veneto), Marano Lagunare in provincia di Udine (Friuli Venezia Giulia), Marano sul Panaro in provincia di Modena (Emilia Romagna), Marano Equo in provincia di Roma (Lazio), Marano di Napoli (Campania), Marano Marchesato e Marano Principato in provincia di Cosenza (Calabria). La più popolosa è Marano di Napoli con circa 60mila abitanti; quella meno affollata è Marano Equo con circa 750 abitanti. Tutti questi Comuni, grandi o piccoli che siano, hanno vissuto interessanti momenti di storia e di partecipazione civile. Vale, dunque, la pena di sottolineare alcuni aspetti comuni (o coincidenze) che rendono le 9 Marano più uguali di quanto si pensi.
Il primo carattere è
la natura del paesaggio in cui questi Comuni si trovano inseriti e da cui
sicuramente traggono il loro stesso toponimo, anche se qualche piccolo dubbio
resterebbe solo per Marano Vicentino e Marano di valpolicella. Marano, infatti,
secondo le più accreditate ipotesi deriverebbe da “Mara” o “Marana”, col quale termine nell’alto
Medioevo, si designava spesso un territorio paludoso (anche se non
necessariamente malsano), acquitrinoso, instabile per la violenza delle acque
pluviali. Ebbene, tutte le 9 Marano rispondono esattamente a questo requisito.
Anche Marano Vicentino e Marano di Valpolicella (dove il console romano Mario
avrebbe combattuto contro i Cimbri e avrebbe potuto tranquillamente fondare
agglomerati urbani col suo nome) rispondono all’etimologia di Marano appena
descritto.
Il secondo punto di “contatto”
è decisamente impressionante. E riguarda la religione. Tre Marano su nove hanno
scelto come loro protettrice la Madonna del Carmine. Una coincidenza che
sicuramente non è casuale e che va al di là dell’attestazione di fede, perché
farebbe intravedere incursioni saracene o “pagane”, che in certi casi saranno
ampiamente dimostrate. Terzo punto di contatto è la vicinanza di molte Marano
con pianure torrentizie, fiumi, risorgive o sorgenti. E’ il caso dei fiumi Panaro, Stella, Aniene,
Ticino, Timonchio, Leogra, delle sorgenti del Mulino e delle fonti minerali
che, all’epoca di Federico II, erano documentate nel territorio di Marano di Napoli.
Ultimo (e non meno
importante) punto di contatto è l’originaria (in parte perduta) dipendenza dell’economia
degli abitanti con le colline o montagne circostanti. Economia che si traduceva,
giusto per fare alcuni esempi concreti, nella lavorazione dei tronchi di
castagno per farne ceste o nelle produzione di vini pregiati o ciliegie.
(fine
prima puntata)
Enzo Savanelli,
giornalista e scrittore