Tempo di elezioni, in preparazione i programmi elettorali: cogliamo l’occasione per rilanciare l’idea di un Museo della Rivoluzione Partenopea a Calvizzano

In questo appartamento c'è la botola che conduceva al nascondiglio dell'ammiraglio Caracciolo

Il dibattito sulla costruzione di una identità economica per la nostra città, da sempre  considerata una realtà dormitorio che offre poco a chi la vive e a chi la frequenta, lo avviammo già qualche anno fa. Per molti, dunque, quest’articolo potrebbe sembrare una sorta di ripetizione: lo riproponiamo anche per far conoscere ai tanti che non sanno quanto sia ricca di storia la nostra città.  
Ma uno a Calvizzano che ci viene a fare?” E’ la domanda che dovrebbero porsi tutti coloro che sono intenzionati ad  amministrare il paese nei prossimi anni. Diventa, dunque, prioritario andare alla ricerca di una identità economica per creare quelle condizioni necessarie ad attirare (la cosiddetta vocazione) cittadini da ogni parte della Regione e, perché no, da tutta Italia, per una crescita sociale ed economica della città. Come? A nostro avviso, lanciando un progetto duraturo che possa creare le condizioni di sviluppo, nel caso specifico la rivalutazione del patrimonio storico-culturale per fare in modo che assurga ad attrattore turistico.
I reperti storici, le belle chiese si trovano in tanti posti della provincia napoletana, tra  cui anche Calvizzano, ma un museo della rivoluzione partenopea costituirebbe un attrattore unico nel suo genere e di proporzioni culturali notevolissime. La proposta venne fatta alcuni anni fa dall’appassionato di storia locale, Giuseppe Pezone, e noi, come blog, la sposammo in toto, tant’è che l’abbiamo più  volte rilanciata, per farla recepire e, un domani, tradurla in progetto dalla nuova classe dirigente calvizzanese che andrebbe a insediarsi al Comune. Un museo da realizzare in un appartamento del Palazzo ducale (di fronte al Municipio) dove fu catturato l’ammiraglio Francesco Caracciolo (uno dei protagonisti della rivolta napoletana del 1799) mentre si nascondeva in una botola tra la soffitta ed il  soppegno. Speriamo che il cimelio non sia stato “manomesso”, in quanto sarebbe stato arrecato un danno incommensurabile al patrimonio storico-culturale cittadino e nazionale. D’altronde, non si può effettuare alcun lavoro senza il parere della Soprintendenza ai Beni Culturali e architettonici.
Per Pezone, la  realizzazione  di un museo della Rivoluzione Partenopea, proprio  nelle stanze del palazzo ove  fu catturato Caracciolo (di origini calvizzanesi), potrebbe rappresentare  per Calvizzano, sia pure simbolicamente, una sorta di riabilitazione morale  nei confronti dell’ammiraglio.
Non solo: essendo un’opera del genere un’autentica originalità (nessuno ci ha mai pensato) diventerebbe un attrattore turistico fenomenale per studiosi, scolaresche e appassionati di questo scorcio di storia rivoluzionaria. Come mai, negli anni addietro, quando era più semplice ottenere finanziamenti, l’idea progettuale non è stata mai valutata attentamente? Adesso si spera che qualche formazione politica la prenda in considerazione e la inserisca nel suo programma elettorale. D’altronde per concretizzarla non occorrono neanche grandi investimenti, ma solo tanta buona volontà. Nel museo verrebbero allestiti tutti i reperti storici rinvenuti negli anni e conservati nei depositi della Soprintendenza.



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