Marano, cronistoria dei finanziamenti persi: 150mila euro di fondi regionali per il completamento dell’asilo nido nell’area confiscata di via San Rocco, una telenovela iniziata 11 anni fa
Intanto il degrado la fa da padrone. Si prevedono tempi ancora lunghi per il completamento
della struttura: la ditta vincitrice dell’appalto ha ancora in consegna il
cantiere
A settembre del 2018, il rup (responsabile unico del
procedimento) dell’opera pubblica, ing. Gianluca Buonocore (trasferito a
Napoli, quindi da sostituire) e l’ing. Pasquale Di Pace, dirigente dell’Ufficio
tecnico, ci riferirono che, per il completamento dell’asilo nido di
via San Rocco (piazzale Carlo Alberto Dalla Chiesa), occorrevano poco più
di 150mila euro. Si è sperato, vanamente, di recuperare l’ultima
tranche di finanziamento regionale, bloccata a suo tempo dall’Ente di Santa
Lucia, per inadempienza del Comune. Per il completamento della struttura, più
volte vandalizzata, l’amministrazione Visconti aveva riposto notevoli speranze
in un supplemento di fondi Città Metropolitana, tant’è che l’opera è stata pure
inserita nel piano triennale dei lavori pubblici, annualità 2019, per una somma
di 300mila euro, in quanto 150mila euro non sarebbero stati sufficienti, ma è sfumato tutto. Il completamento
dell’asilo nido, infatti, faceva parte di un pacchetto di 11 opere pubbliche da
presentare a Città Metropolitana per ottenere i rispettivi finanziamenti, alla
fine ne furono presentati sette di progetti (tra questi non c’era l’asilo
nido), poi saltati tutti perché il Comune di Marano è stato escluso
in prima battuta dall’elenco dei Comuni beneficiari dei Fondi Città
Metropolitana, per una serie di inadempienze imputabili sia alla parte politica
che gestionale.
La vera storia dell’asilo nido
Il progetto, redatto dall’architetto Gennaro
D’Alessandro, fu consegnato al Comune nel 2009, ai tempi dell’amministrazione
Perrotta. Ma i lavori non ebbero inizio poiché, secondo la versione degli
amministratori dell’epoca, alla Regione non si decidevano a erogare la loro
quota di finanziamento. Invece, le cose non andarono così, poiché, l’8 febbraio
2010, arrivò una lettera al Comune proprio dalla Regione, con la quale il
responsabile dei fondi Por-Fesr 2007-2013 chiedeva, entro 60 giorni, tutta la
documentazione attestante l’avvio dei lavori e il conseguente quadro economico
aggiornato in seguito alla gara, pena decadimento del finanziamento di
circa 480mila euro. Fu, probabilmente, questa la goccia che fece
decidere l’accelerazione dell’iter di espletamento della gara.
La gara d’appalto e gli intoppi
Con determina 124 del 22 marzo 2010, infatti, iniziò
la procedura negoziata, motivata dall’urgenza dei lavori, ma resa possibile
anche perché la cifra in gioco era al di sotto dei 500mila euro (al di sopra,
come previsto dalla legge in quel periodo e dal regolamento comunale bisognava
espletare una procedura aperta). Successe, a questo punto, un fatto insolito:
l’invito non venne formulato solo a 5 ditte (il minimo previsto) iscritte
all’albo di fiducia, come accadeva quasi sempre, ma a tutte quelle che avevano,
all’epoca, i requisiti per quel tipo di lavoro. Al Comune arrivarono, però,
solo offerte da cinque ditte: Avanguardia Tecnologica soc. coop.,
LA.SPE srl, La Metropoli soc.coop., la Ruggiero Costruzioni di Calvizzano, la
I.CO.GE srl.
Ruggiero e Avanguardia Tecnologica furono escluse per carenza di
documentazione, vinse la I.CO.GE, che presentò un ribasso dell’8,75% su un
importo a base d’asta di 398mila241 euro. I lavori iniziarono (si cominciò
anche ad abbattere un rudere fatiscente), ma furono subito interrotti, perché
arrivò la diffida del legale del vecchio proprietario del terreno (ormai
acquisito all’Agenzia del Demanio e assegnato al Comune come area confiscata),
che invocò il rispetto di un’ordinanza di sospensiva della misura patrimoniale
a carico del proprietario dell’area, emessa dalla sezione feriale del tribunale
di Napoli. In attesa che si pronunciasse il tribunale, ci fu una lunga pausa di
riflessione, durante la quale Bertini (all’epoca consigliere di minoranza)
criticò fortemente l’operato, prima dell’amministrazione Perrotta e, poi, di
quella Cavallo, poiché, secondo lui, non c’erano i motivi per interrompere i
lavori. Bertini fece pure notare che non c’era motivo di inserire nel piano
economico dell’opera, 120mila euro per gli espropri, visto che il nuovo
proprietario del terreno è il Comune. L’ex sindaco rincarò la dose nei
confronti dei dirigenti, perché non si decidevano a nominare il nuovo Rup (il
responsabile del procedimento) dell’opera, motivo per cui, a suo avviso, la
Regione non si decideva ancora a sbloccare il finanziamento. Così ci pensò il
Commissario straordinario Gabriella Tramonti a sbloccare la vicenda, tant’è che
con determina 413 del 31 ottobre 2012 si provvide a nominare Rup, Gianluca
Buonocore e, contestualmente, anche a nominare come direttore dei lavori,
Vincenzo Brasiello, entrambi tecnici del Comune. Furono avviati di nuovo i
lavori con il rifacimento e potenziamento sia della condotta idrica che di quella
fognaria. I lavori, però, si fermarono di nuovo a inizio 2014, nel frattempo il
cortile adiacente al costruendo asilo fu preso di mira da vandali che rubarono
tutto il materiale edile che serviva a completare la struttura. La Regione
dispose il blocco di una ulteriore tranche di finanziamento, nelle more che il
Comune inviasse all’ente di Santa Lucia ulteriore documentazione e nominasse un
altro Rup, dopo l’uscita di scena dell’ing. Buonocore (sospeso dal lavoro)
perché finì nel registro degli indagati per la vicenda di una palazzina
costruita accanto al convento dei francescani di via Casalanno. Poi Buonocore
tornò al suo posto ed assunse di nuovo il ruolo di Rup. Adesso va sostituito
poiché è stato trasferito al Comune di Napoli. Ma bisogna reperire una nuova
fonte di finanziamento, poiché le casse comunali piangono.