Calvizzano, spesi 25 mila euro per una farmacia comunale che non c’è mai stata e (forse) mai ci sarà: il ricorso del Comune pende da 4 anni al Consiglio di Stato
Tante le zone d’ombra mai schiarite: si voleva forse cucire un vestito su
misura per qualche farmacista amico? Stando a insistenti rumors di piazza, la nuova
struttura sanitaria sarebbe stata diretta da una persona molto vicina a un
consigliere di maggioranza dell’epoca. Anche su questa
vicenda l’ex opposizione venne meno ai suoi doveri istituzionali: non ha mai
presentato un’interrogazione consiliare che sarebbe perlomeno servita a far
conoscere ai cittadini la questione con tutti i suoi risvolti
Dopo la sentenza del Tar (3686/2016,
pubblicata il 15 luglio 2016) che ha visto soccombere il Comune nei
confronti del C.I.S.S. (Consorzio Intercomunale
per i Servizi Socio-Sanitari che si occupa anche della gestione delle farmacie
Comunali), l’amministrazione, a gennaio 2017, decise di ricorrere al Consiglio
di Stato. La difesa del Comune venne affidata all’avvocato Antonio
Sasso con studio a Napoli in via Toledo che ha pure curato la
resistenza dinanzi al TAR. La parcella è fissata nel limite di massimo di 5mila
euro oltre iva e cassa professionale. A tutt’oggi, come ci hanno
riferito al Comune non è stata ancora emessa sentenza.
Un po’ di storia
Il Comune di Calvizzano aderì al
C.I.S.S. nel 2010, ai tempi dell’amministrazione Granata. Nel 2013, l’ex
sindaco Giuseppe Salatiello (deceduto a luglio 2017), qualche mese dopo il
suo insediamento, decise di fuoriuscirne e lo fece portando la
questione in Consiglio comunale (votarono a favore anche diversi
consiglieri comunali che con Granata si erano dichiarati favorevoli
all’adesione al Consorzio).
“L’affidamento della farmacia comunale in concessione (nel caso
specifico trentennale) a un soggetto privato – affermò il sindaco dell’epoca Salatiello – è,
a mio avviso, la migliore modalità di gestione tra quelle previste dalla legge,
perché non comporta rischi economici per il Comune, ma solo benefici.
All’atto della stipula del contratto, infatti, il concessionario dovrà versare
nelle nostre casse una tantum non inferiore al 10% del valore economico del
bene comunale (dai 700mila euro a salire), inoltre beneficeremo di un canone
di locazione annuo, al momento non ancora quantificato ”.
Tale farmacia, comunque, doveva essere ubicata in viale della Resistenza,
ai confini con il Comune di Qualiano.
A Calvizzano, stando ai parametri fissati dalla legge, possono essere
operative 4 farmacie (una ogni 3.300 abitanti): due private sono già in
funzione; la terza doveva essere quella comunale; la quarta, la cui sede è
prevista in via Benedetto Croce (ai confini con Corso Mediterraneo di Marano), doveva
essere messa a bando attraverso un concorso regionale.
Insomma, in seguito al provvedimento di
recesso, cominciarono i primi problemi per il Comune: il Dipartimento della
Salute e delle Risorse Naturali della Giunta Regionale della Campania
emanò un decreto nel quale veniva dichiarata la decadenza del diritto di
prelazione della terza sede farmaceutica nel nostro Comune. Il motivo? L’amministrazione
comunale, stando a quanto scritto nel decreto dirigenziale regionale 150 del
29-07-2014, non era riuscita ad adottare tutti gli atti necessari all’apertura
della farmacia entro i 120 giorni prescrittogli dall’Ente regionale. Nonostante
tutto, l’amministrazione decise di proseguire con il bando
di gara per l’individuazione di un concessionario privato che avrebbe
dovuto gestire l’istituenda farmacia comunale e di optare per un eventuale
ricorso al Tar contro il provvedimento regionale. Alla giustizia
amministrativa, però, si rivolse il Consorzio per i Servizi Socio-Sanitari, il
che indusse il responsabile dell’Ufficio Attività Produttive dell’epoca,
Francesco Paolone, a interrompere l’efficacia dell’atto con il quale provvide a
bandire la gara d’appalto. Della decisione furono avvisati i 6 concorrenti che,
entro il 29 settembre 2014, giorno di scadenza della gara, consegnarono i
plichi all’ufficio gare e contratti.
Nel
frattempo, non mancarono lamentele,
soprattutto da parte di qualche concorrente che stava continuando a pagare una
pigione per i locali, dove avrebbe dovuto ubicare, qualora avesse vinto
la gara, la nuova struttura sanitaria. Il comma 1 dell’articolo 7 del
bando, infatti, prevedeva che l’offerta contenesse “l’individuazione del sito
ove sarebbe stata allocata l’attività di farmacia e la dimostrazione, mediante
apposito contratto (anche di natura preliminare condizionata all’aggiudicazione
della gara), della disponibilità giuridica dei locali da destinarsi
all’attività di farmacia”. Va aggiunto che l’importo complessivo della gara,
risultante dal valore della concessione, come specificato nella perizia svolta
dal Comune, era di 600mila euro più iva. Insomma, un business che “avrebbe
fatto gola”?
In ogni caso, la difesa del Comune
davanti al Tar vene affidata all’avvocato Antonio Sasso con studio a Napoli, in
via Toledo. La seconda sezione del Tribunale amministrativo della Regione Campania,
riunito in Camera di Consiglio il 18-12-2014, accolse la domanda cautelare
presentata dal CISS e sospese l’efficacia degli atti della procedura di
affidamento della gestione della farmacia comunale. Inoltre, fissò la
trattazione della causa nel merito da svolgersi nella pubblica udienza del 25
giugno 2015.
Il Comune di Calvizzano, nel frattempo,
fece ricorso al Consiglio di Stato avverso l’ordinanza di sospensiva del Tar.
Ma il Consiglio di Stato (con sede a Roma), nella Camera di Consiglio del 22
gennaio 2015, respinse l’appello.
La palla, dunque, passò di nuovo al
Tribunale amministrativo che, entrato nel merito della causa, dopo essersi
pronunciato nelle camere di consiglio del 19 aprile e 10 luglio 2016, diede
torto al Comune. Da qui il ricorso al Consiglio di Stato ancora pendente.
Va ricordato che per l’istituzione della
terza farmacia finora sono stati impegnati poco più di 24mila euro:
circa 7mila per il ricorso al Tar; circa 7mila per la pubblicazione del bando; circa
2mila per la perizia di stima, affidata al commercialista Oreste Granata; circa
2mila per un incarico di consulenza affidato all’avvocato Stefano Curcio. Vanno
aggiunti i 5mila euro (oltre iva e cassa professionale) impegnati per il
ricorso al Consiglio di Stato.
Dal Comune non è mai trapelato niente su
questo caso. Né l’opposizione ha mai presentato una
interrogazione consiliare per far conoscere ai cittadini la questione con tutti
i suoi risvolti. Grazie al nostro blog e al meticoloso lavoro di ricerca dei
nostri collaboratori, siamo riusciti a informare la cittadinanza e a schiarire
qualche zona d’ombra che avvolgerebbe quest’intricata vicenda.