Calvizzano, tra le nuove strade da intitolare ce n’è una dedicata al prefetto Di Donato

Palazzo Di Donato di Corso Mirabelli dove visse l'ex Prefetto
Se si fosse dato luogo all’ottimo lavoro portato a termine dalla Commissione Toponomastica, insediatasi durante la consiliatura Salatiello, il prolungamento di via Aldo Moro (tratto di strada che conduce verso Marano) sarebbe stato intitolato al Prefetto del Regno Gennaro Di Donato, nonno di Giulio, ex vice segretario nazionale del Partito socialista ai tempi di Craxi.  Gennaro nasce a Calvizzano il 19 gennaio 1879, suo padre era dirigente del Comune. Da Prefetto di Livorno ebbe il coraggio di contrastare il Conte Ciano (padre di Galeazzo marito di Edda Mussolini), per aver negato, verso la fine degli anni venti, il porto d’armi a un amico del noto personaggio tra i primi fondatori del Fascio. Questi si vendicò del Prefetto Di Donato, appena arrivò al potere il fascismo, sostenendo che una persona di fede liberale non poteva considerarsi amica del Nuovo Regime. Di Donato, dunque, dopo un’intensa attività svolta per il Regno (sia alla Prefettura di Livorno che a quella di Viterbo, da lui fondate) di Commissario straordinario di Palermo, di Taranto e di altre città, dovette subire la mortificazione della messa a disposizione (perse la titolarità, diventando una sorta di supplente). Il Re, per la verità, lo nominò Commendatore dell’Ordine sovrano di San Maurizio e Lazzaro, mentre il Ministro degli Interni lo destinò al Consiglio di Stato. Fu messo a riposo all’età di 52 anni con il grado di Prefetto di prima classe, quarto grado nella gerarchia dello Stato. Negli anni quaranta, il Commendatore Di Donato, ritornato a Calvizzano, si dedicò ai suoi studi classici che, del resto aveva sempre amato fin da giovinetto: all’età di 8 anni scrisse in latino un elogio funebre a suo padre, morto prematuramente. Nell’immediato dopoguerra fu interpellato dai rappresentanti dell’Azione Cattolica e da esponenti della Democrazia Cristiana, a un suo impegno per il territorio, rappresentando sempre i valori della democrazia libera, dai quali non si era mai allontanato. Morì a Calvizzano il 30 aprile 1970.         

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