Premetto che utilizzo facebook esclusivamente per condividere
gli articoli che pubblico sul blog calvizzanoweb, altrimenti ne farei
volentieri a meno. Riconosco l’utilità dei gruppi social, anche se, spesso,
sono gestiti male e sono molto politicizzati: per alcuni amministratori, la
neutralità è una sorta di optional. Faccio un esempio, per intenderci: l’admin di “Sei
di Villaricca se…”, che non conosco, non dà mai l’approvazione se l’articolo
da condividere non è di suo gradimento. E questo mi consta personalmente. E dove sta la libertà di espressione
costituzionalmente garantita? La cosa che più mi fa incavolare è che molti
utilizzano i social come sfogatoi di rabbia e frustrazioni personali,
scagliandosi contro chi gli è antipatico o non si è degnato di mettere un like
a un suo post. Per non parlare delle persone che il giorno prima ti considerano
un “eroe”, perché, da giornalista, non hai mai avuto timore di scagliarti contro
i poteri forti, o criticare il potente di turno; perché le tue inchieste hanno
scoperchiato diverse pentole del malaffare, poi, il giorno seguente, diventi un
infame, uno che vale zero, solo perché il tuo articolo gli avrebbe creato
qualche problema. Assurdo. Come non dare ragione a Leonardo Sciascia, il grande
scrittore, saggista e giornalista
siciliano, una delle grandi figure del Novecento italiano ed europeo che in uno dei suoi più famosi
libri, “Il giorno della civetta”, scrive testualmente: “Io ho una certa pratica del mondo: e quella che diciamo l'umanità e ci
riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in
cinque categorie: gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi, i (con rispetto
parlando) pigliainculo e i quaquaraquà”.
Mi.Ro.