Calvizzano, zona cooperative di via Aldo Moro: nell’appezzamento di terreno “incastrato” tra enormi palazzoni si può di nuovo costruire. Delusione tra i cittadini del posto: “niente più cubature nel lembo di verde già una volta “strappatoci”
Appezzamento di verde incastrato tra enormi palazzoni |
L’inchiesta
La vera storia dell’appezzamento di terreno
e i nomi dei complici dello “strappo”
Tutta l’operazione inizia nel 1997. Con
delibera 20 del 27 febbraio viene approvato il piano finanziario per
l’assunzione di un mutuo di 490milioni del vecchio conio con
la Cassa Depositi e Prestiti, sostenuto dal contributo regionale per la
realizzazione di attrezzature sportive, previsto dalla legge regionale 42/79.
Nello stesso atto di indirizzo viene stabilito di avviare la procedura
espropriativa dei terreni adiacenti il condominio La Pineta 75, per
costruirci una pista polivalente, un campo di bocce e due campi da tennis.
Con delibera di giunta 124 del 17
aprile ‘97, viene approvato il progetto esecutivo, dopodiché viene espletata la
procedura aperta. Il 18 settembre 1998 viene aggiudicata definitivamente
l’appalto alla società CO.GE.SA. di Casal di Principe, vincitrice della gara
con un ribasso del 30,77%. Insomma, la ditta è pronta a iniziare i lavori, ma
accade un inconveniente (sarà stato un caso?).
Lo “scippo”
Mentre viene effettuata la presa di
possesso dell’area, dove stanno per sorgere le strutture sportive, al Comune si
accorgono (guarda un po’?) che una piccola parte dell’appezzamento di terreno è
investita da un’autofficina con parcheggio coperto e che il proprietario G. S.
aveva prodotto domanda di condono edilizio. Il sindaco dell’epoca, a questo
punto, investe del problema le forze politiche che suggeriscono di portare la
questione in Consiglio comunale. L’assise pubblica si svolge il 21
giugno 1999. Il consigliere Antonio Migliaccio (uomo di sinistra ed ex
sindaco di Calvizzano), per consentire la realizzazione dell’opera in tempi
brevi, propone di delocalizzare l’intervento per la pista
polivalente, campi da tennis, eccetera, sul suolo di fronte alla media Polo dove,
invece, erano previste le case popolari dell’IACP . Il Consiglio comunale
approva all’unanimità la proposta (con parere favorevole del Capo dell’Ufficio
tecnico) e dispone anche la sospensione del contratto con la ditta di Casal di
Principe che aveva vinto l’appalto.
Votarono a favore della proposta
Migliaccio: Pietro Tarantino, Francesco Liccardo, Roberto Vellecco, Salvatore
Visconti, Antonio Ferrillo, Corrado Di Maria, Claudio Grasso, Stefano Liccardi,
Gennaro Cavallo, Antonio Migliaccio, Francesco Granata, Giovanni Zapparella,
Gennaro Ferrillo, Pasquale Napolano. Non votarono perché assenti: Giovanni Di
Rosa, Luciano Borrelli, Amalia Sansone, Giacomo Trinchillo, Raffaele Ruggiero.
Insomma, fu perpetrato un autentico
“scippo” a danno, ma anche a totale insaputa, di tutti coloro che avevano
comprato casa in quel posto, sapendo che davanti ai loro palazzi sarebbero
state realizzate le attrezzature sportive, anziché altri casermoni. Il
paradosso è che diversi consiglieri comunali, complici dello strappo, nelle
diverse tornate amministrative che si susseguirono dal 1999 ebbero il barbaro coraggio di andare a
chiedere voti agli stessi cittadini “raggirati”. Che facce toste!
Ancora oggi restano tanti gli
interrogativi: perché con i lavori pronti a partire non fu fatto niente per
fermare l’abuso edilizio? Chi è il politico che avrebbe preso a cuore il
problema del proprietario dell’autofficina? Chi definì la pratica CO.GE.SA, la
ditta vincitrice della gara d’appalto? E i rapporti con l’Istituto case autonome
popolari da chi furono curati? Come mai la minoranza non si oppose alla
proposta? Perché i politici assenti alla votazione in consiglio comunale, in
particolare coloro che giravano con il progetto dei campi da tennis per
chiedere voti, non mossero un dito per impedire l’iniqua operazione?
Le case finora non sono mai state
costruite, ma grazie alle battaglie dei cittadini delle cooperative che prima
ricorsero al Tar (pare che il ricorso sia stato dichiarato perento) e poi
inoltrarono un’osservazione alla proposta di piano urbanistico varato
dall’amministrazione Granata, finalizzata a cambiare la destinazione d’uso
dell’appezzamento di terreno ubicato davanti alle loro case, per renderlo di
nuovo verde attrezzato come, tra l’altro, era originariamente previsto
nel piano di zona. L’osservazione, comunque, dopo varie vicissitudini,
passò in giunta solo in parte (metà terreno venne adibito a verde attrezzato e
l’altra metà a cubature), poi, in seguito alla nostra lotta e quella dei
cittadini, venne votata nella sua interezza (tutto verde attrezzato) in
Consiglio comunale. Servì a ben poco, poiché l’amministrazione Granata venne
mandata a casa prima del termine della consiliatura e la sua proposta di puc
venne annullata dall’ultima amministrazione in carica. Nel nuovo puc della
passata amministrazione, deliberato a maggio 2017 dal Consiglio comunale (poi
sciolto per infiltrazioni malavitose), l’area antistante l’edificio “La Pineta
75” è stata adibita a zona attrezzata. All’incrocio
tra via Aldo Moro e via Peep fino al terz’ultimo piano triennale era prevista
una piazza la cui, realizzazione era stata programmata in un primo momento nel
2017 (mutuo di 200mila euro) poi spostata al 2020: nel piano triennale dei
lavori pubblici era stata anche postata la somma di 300mila euro (100mila euro
in più di quella precedente), da reperire attraverso la contrazione di un
mutuo.
Piano triennale lavori pubblici 2018-2020, sottolineato in azzurro nell'ultimo riquadro i lavori di una piazza |
Il Paradosso
Pensavamo che si fosse rimediato
definitivamente ai danni causati dalla mala politica, invece è arrivata la sorpresa:
nel puc riadottato dai Commissari straordinari, in questo appezzamento di
terreno si potrà di nuovo costruire. Non più case
private, ma centri diagnostici e
assistenziali, pubblici e privati, centri di riabilitazione e per attività
parasanitarie, case albergo per anziani, ristoranti e bar, sale per spettacolo,
autorimesse, eccetera. Insomma, altro cemento dove ce n’è già tanto. Agli
abitanti del posto, dunque, non resta altro che ricominciare daccapo l’iter
burocratico delle osservazioni.
Foto della delibera
“strappa verde”