Storia di Salvatore Affuso: un comunista generoso, di quelli che non esistono più. Nel 1956 si candidò a sindaco di Calvizzano, perse le elezioni per una manciata di voti
Figure come quelle di Affuso, al di là della fede politica, andrebbero
studiate e rivalutate, anche per dare un esempio ai giovani e a coloro che si
accingono a macinare i primi passi in politica, ai quali mancano sempre più
punti di riferimento
Se fosse vivo, Salvatore Affuso, avrebbe circa 90 anni. Purtroppo morì
giovane, a poco meno di trent’anni, stroncato da una nefrite. Chi l'ha
conosciuto, appena sente il suo nome, si emoziona ancora, così come si
appassionavano e commuovevano ai suoi comizi, quelli che teneva nelle piazze e
per le strade di Calvizzano, nel lontano 1956.
In quell'anno, a capo della lista civica della Bilancia, formata per la
maggior da braccianti agricoli e da militanti comunisti, si scontrò con la lista
della Democrazia cristiana, il cui leader era il geometra Antonio Sabatino
(ancora vivente) che diventò, poi, sindaco per una manciata di voti. All’epoca
si vociferò di presunti brogli elettorali. Ma Affuso accettò la sconfitta, anzi
- come ci riferisce Pasquale Visconti, all’epoca diciottenne -, al primo
Consiglio comunale disse di condividere parte del programma elettorale della
sua controparte, augurando al sindaco di riuscire a portarlo a termine.
Salvatore Affuso, anche da queste piccole cose, si dimostrava un vero
leader; un comunista di altri tempi: combattivo, carismatico, generoso e anche
molto affascinante. Si racconta che ai suoi comizi le donne di Calvizzano
facevano a gara per contendersi il miglior posto per ascoltarlo e per
guardarlo.
“Quando parlava – dchiarò al nostro blog, con una punta di
malinconia, Michele Felaco, uno degli ultimi comunisti di Calvizzano, scomparso
in questi giorni - sembrava Togliatti: incantava tutti, perfino i suoi
avversari”.
Anche il suo "nemico" di quel tempo, Antonio Sabatino, ricordandolo
come fosse ieri, gli riconosce il ruolo di leader, esperto di politica e di
raffinata cultura personale.
Gli Affuso sono una famiglia grande, ancora molto conosciuta ed apprezzata
a Calvizzano. Salvatore abitava a Napoli dove si trasferì la sua
famiglia, ma rimase molto legato alle origini della sua terra. Nel '56 alcuni
attivisti del Pci calvizzanese si recarono nella sua abitazione napoletana per
convincerlo a candidarsi contro la Dc che, all’epoca, dominava a Calvizzano,
centro molto cattolico. Lui accettò senza farselo dire più di una volta. Era
molto giovane ma già conosciuto e apprezzato nella Federazione napoletana del
Pci: se non fosse morto prematuramente avrebbe fatto sicuramente una grande
carriera politica. La sua dipartita sconvolse tutti, anche in virtù di un
brutto episodio accadutogli qualche anno prima: un anonimo lo avrebbe tradito e
pare che sia andato a denunciarlo per abuso di professione medica.
“Gli fecero una vera infamità – ricordò Felaco –; a Salvatore
mancava solo la tesi per laurearsi in medicina. Ma lui aveva un grande cuore e
da grande comunista non si sottraeva quando c’era bisogno di dare un po’ di
sollievo a tanta povera gente. Si prodigava sempre per tutti, in
particolare per gli ultimi e per gli umili”.
Figure come quelle di Affuso, al di là della fede politica, andrebbero
studiate e rivalutate, anche per dare un esempio ai giovani e a coloro che si
accingono a macinare i primi passi in politica, ai quali mancano sempre più
punti di riferimento: figure storiche come Moro, Berlinguer, De Gasperi,
Togliatti che hanno scritto la storia del dopoguerra. Purtroppo questi
autentici leader vengono spesso dimenticati, poiché la memoria storica di
cittadini e amministratori è sempre più labile. In questa storia, a nostro avviso,
ci sarebbero tutti gli ingredienti per scrivere sia un libro sia la
sceneggiatura di un film. A volte la vita vera, e la memoria storica, superano
qualunque fantasia.
Mimmo Rosiello