Con un blitz di primo mattino, gli alloggi
di una palazzina di via Nuova Silvano (così si chiamava all’epoca) vennero acquisiti al patrimonio comunale. In
quel periodo la città era amministrata dall’ex sindaco Mauro Bertini
I fatti descritti sul numero 7-8 del giornale
“L’attesa” chiuso in redazione il 30 settembre 1998
L’appuntamento era fissato per mercoledì 16 settembre davanti
alla Pretura di Marano. Ore 7, una cinquantina di uomini tra polizia,
carabinieri, vigili urbani, tecnici del Comune, sindaco e amministrazione sono
pronti e il blitz antiabusivismo può partire. L’obiettivo? Un palazzo di 4
piani al civico 10 di via Nuova Silvano, una traversa di via San Rocco. Ore
7,30, gli appartamenti non appartengono più all’idraulico maranese C.S.. ma al
Comune di Marano. La gente che vi abita, quando vede a prima mattina quello
spiegamento di polizia e carabinieri, ha un po’ di paura, ma subito è
rassicurata dalle stesse forze dell’ordine e dal sindaco, che chiariscono il
motivo della loro venuta. Gli abitanti delle case, comunque, non sono stati
espulsi, ma il pigione, adesso, dovranno pagarlo al Comune. Mediamente pagavano
sulle 600mila lire al mese. Ora pagheranno in base al reddito. Solo 8 famiglie
su 13 sono state trovate in casa. Una di queste ha dichiarato di averla
comprata per 120milioni. Sette appartamenti sono risultati ancora liberi. Per quest’ultimi il Consiglio comunale dovrà
decidere la destinazione d’uso. Dovrebbero essere adibite a case parcheggio per
gli sfrattati. L’operazione è terminata alle ore 11. Non si sono verificati
incidenti.
“Invece di venire oggi – ha urlato a
squarciagola, sfogando la sua rabbia la signora Maria che ha comprato l’appartamento
-. Perché non siete venuti quando stavano costruendo il palazzo? Avete
dormito? In questa casa ci sta il sudore, ci stanno i sacrifici. Se ce lo
potevamo permettere, andavamo in qualche altro posto. Ci avete dato il buongiorno, come se qui ci
stesse una banda di ladri”.
Ma come mai l’accanimento proprio contro questo palazzo?
“Perché rappresenta il simbolo dell’abuso a tutti i
costi – chiarisce il sindaco – Questo stabile stava sotto controllo
quotidiano. I vigili urbani avevano l’ordine di andare tutti i giorni sul posto
e di farmi settimanalmente una relazione. Ciò nonostante lo hanno portato a
termine. Ma chi la dura, la vince”.
L’acquisizione al patrimonio comunale, con relativa
trascrizione nei Registri immobiliari, fu decisa nel mese di novembre ’97 dal
Consiglio comunale, convocato in seduta straordinaria dopo l’ennesimo tentativo
di costruire abusivamente proprio su uno dei valloni naturali che trasportano
acqua piovana dalla collina dei Camaldoli a valle.
“Dopo quel Consiglio – continua Bertini – ho
fatto più volte tappezzare la città di manifesti nei quali ho avvertito che
facevo seriamente”.
“Per queste cose – afferma il capogruppo dei Verdi,
Alfredo Tammaro – siamo perfettamente in sintonia con l’amministrazione
Bertini. Glielo abbiamo suggerito più volte. Bisogna, però, avere anche il
coraggio di colpire i potenti”.
Negli anni successivi venne emanato un bando per l’assegnazione
delle case popolari tra cui anche quelle di via Silvano costruite abusivamente
e perciò requisite. La commissione speciale dovette affrontare un lavoro
faticoso, dovendo esaminare circa cinquecento pratiche. Poi, inspiegabilmente, gli
appartamenti non sono mai stati assegnati e mai sgomberati i residenti e non vennero
prodotti neanche atti per la demolizione.
Nel 2003, il redattore del periodico “L’attesa” pose
all’assessore all’Urbanistica dell’epoca, Biagio Sgariglia, la seguente
domanda: “Lei ha più volte affermato al
nostro giornale che, finalmente, sarebbe arrivato il momento delle ruspe. Dove
le avete nascoste?
La risposta: “Andiamoci piano. L’abbattimento di un
palazzo si dodici appartamenti comporta problemi di carattere sociale, poiché
mi devo preoccupare di dare una sistemazione ad altrettante famiglie. Ci sono,
quindi, delle conseguenze peggiori dell’abbattimento. Questo non significa che
io sia contrario alle ruspe, perché quando serviranno le utilizzeremo. Le ruspe
non vanno utilizzate per fini demagogici o mediatici, come hanno fatto molti
colleghi sindaci dell’hinterland; bisogna avere il coraggio che ha avuto il
sindaco di Eboli (tra l’altro comunista ed anche un mio mito) che ha abbattuto
centinaia di ville abusive sul litorale della piana del Sele, sfidando la
camorra”: