Marano, deceduta a 84 anni la vedova di Gaetano Orlando (Tanino ‘e Bastimento): ieri i funerali nella parrocchia San Castrese

Gaetano Orlando nella redazione di "ideaCittà" (foto Stefano Rinaldi, febbraio 1990)

Tanino scontò 17 anni di carcere per l’omicidio di Pasquale Simonetti (detto Pascalone ‘e Nola), noto guappo degli anni ’50, leggendario marito dell’allora giovanissima Pupetta Maresca. Scrisse due libri: “La verità di Gaetano Orlando sull’omicidio di Pascalone ‘e Nola” e “Anelito tra le sbarre”.  Nel 1991 concesse, in esclusiva, un’intervista al periodico maranese “ideaCittà”  
Orlando in una foto scattata poco prima del fatto di cronaca di via Novara
 E’ deceduta a Marano l’ottantaquattrenne Adelaide Manna, vedova di Gaetano Orlando, meglio conosciuto come Tanino ‘e Bastimento.  Gaetano Orlando, il 16 luglio 1955, al Corso Novara di Napoli, esplose contro Pascalone ‘e Nola (noto e temuto guappo) un colpo di pistola che gli trapassò la mano destra, andandosi a conficcare nell’addome.
Volevo solo dargli una lezione per un’offesa ricevuta”, dichiarò Orlando a novembre 1991 al periodico maranese “ideaCittà” . Pascalone morì nella notte del 17 luglio all’ospedale degli Incurabili, a causa di un poco sollecito intervento medico. Per questo omicidio, Tanino ‘e Bastimento fu prima condannato a 30 anni di reclusione perché ritenuto un killer. Poi la condanna scese a 21 anni in quanto fu escluso l’omicidio su commissione, ma non gli fu riconosciuta l’involontarietà dell’omicidio. Acquistò comunque la libertà sotto condizione il 14 ottobre 1971 in virtù dell’irreprensibile condotta tenuta durante il periodo dell’espiazione della pena.
Ho scontato 17 anni di duro carcere per un solo colpo di pistola sparato senza intenzione di uccidere”, ripeté  amareggiato al cronista di “ideaCittà”.   
Tanino ‘e Bastimento iniziò a scrivere il suo primo libro,  La verità di Gaetano Orlando sull’omicidio di Pascalone, nel 1966 nel carcere di Ancona. Oltre che per sfogare diversamente e positivamente la rabbia per una pena da lui ritenuta troppo lunga e perciò ingiusta, il volumetto fu concepito per dimostrare che la lunga condanna subita fu conseguenza della persecuzione politica ai danni del padre Angelo Orlando, primo sindaco comunista di Marano, che, a causa delle vicende giudiziarie di Gaetano, perse addirittura il collegio senatoriale, assegnato invece a Maurizio Valenzi (ex sindaco di Napoli deceduto nel 2009).  
Nel mio libro – continuò Orlando – parlo di dolorosa storia, e lo ripeto anche in questa sede, perché non ci fu mai né l’intenzione né la volontarietà di uccider Pascalone. D’altronde come si può uccidere un uomo sparandogli a bruciapelo un solo colpo di pistola al polso: il mio scopo era solo quello di disarmarlo. E poi, si badi bene: Pascalone lasciò cadere subito la pistola che impugnava e, benché ferito, si diresse con i suoi piedi alla sua auto per farsi accompagnare non all’Ospedale, ma allo studio del suo medico privato. Non avendolo trovato, si fece condurre all’Ospedale Incurabili, dove arrivò più di un’ora dopo. Non nascondo che, quando appresi la notizia del suo decesso, il giorno seguente piansi di dolore: una cosa era dare una lezione per un’offesa ricevuta, un’altra quella di uccidere un uomo”.      

E’ il classico libro che si fa leggere tutto d’un fiato – scrisse il caporedattore di “ideaCittà” Stefano Rinaldi – . E’ storia di vita vissuta, raccontata in modo semplice e spontaneo, senza rifiniture stilistiche, ma efficace nella narrazione senza rifiniture stilistiche, ma efficace nella narrazione sempre sorretta da un impeto schietto, perché temperamentale”.
Dopo quasi un anno, a novembre 1991, Tanino ‘e Bastimento si ripropose ai lettori con un secondo volumetto, che reca il titolo “Anelito tra le sbarre”. Si può dire che è quasi una riedizione del precedente “La verità  di Gaetano Orlando sull’omicidio di Pascalone ‘e Nola”.
Per quanto mi riguarda, posso assicurare che la vicenda umana di Gaetano Orlando, così come emerge dal libro, mi ha incuriosito e interessato”, scrive nella prefazione al libro Carlo D’Amato, all’epoca deputato e già sindaco socialista di Napoli.
Ho aggiunto una raccolta di 14 poesie che scrissi nella solitudine della mia cella – precisò Orlando al cronista Raffaele Romano di “ideaCittà” che lo intervistò – In più ho inserito un capitolo “Droga”, nel quale esprimo tutta la mia condanna per chi fa questo turpe commercio sulla pelle di tanti figli di mamma. Inoltre parlo della legge Gozzini e degli extracomunitari”.
  

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