Marano, salviamo l’archivio comunale: emerse “miracolosamente” dal fango dopo 30 anni, ma rischia di finirci nuovamente

Sopralluogo del 2012
Nel 2010, grazie alla tenacia del prof. Carlo Palermo, buonanima, fu fatto un sopralluogo negli scantinati di via Piave dove sono tuttora custoditi i faldoni di documenti. Nel 2012 fu fatto un nuovo sopralluogo, organizzato dall’assessore e vicesindaco dell’epoca Gaetano Bonelli, insieme al dirigente e vice segretario Luigi De Biase, a distanza di sette anni i documenti sono ancora abbandonati lì a marcire
La lettera che il prof. Palermo, in qualità di presidente dell’”Archeoclub Maraheis” inviò a marzo 2012 al giornale “L’attesa”

“Per circa trent’anni si è detto che l’Archivio storico comunale, collocati negli scantinati di un condominio di via Piave, era stato irrimediabilmente sepolto dal fango provocato dall’alluvione degli anni Ottanta. Questo ritornello veniva sistematicamente ripetuto a chiunque cercasse documenti ivi custoditi: dati anagrafici, mandati vari, delibere comunali e tanto altro materiale di interesse storico-amministrativo di grande importanza per la vita comunale e per i diritti e gli interessi dei cittadini.
Così veniva sistematicamente ripetuto anche ai soci   dell’Archeoclub Maraheis e agli studenti universitari che avevano l’esigenza di studiare la storia della nostra città. Poi la svolta, a giugno del 2010, allorquando la tenacia dell’Archeoclub, l’onestà di un anziano custode comunale che conservava le chiavi dell’archivio e il sostegno dell’ex sindaco Salvatore Perrotta hanno permesso di scoprire una storia che ha dell’incredibile e dell’inconcepibile: quei locali non erano mai stati sepolti dal fango e solo marginalmente erano stati interessati dall’acqua piovana. I faldoni con i documenti custoditi erano salvi al 90%, perché collocati su apposite scaffalature metalliche. Una minima parte era rovinata, ma prevalentemente a causa della perdita da una fecale del palazzo, senza che nessuno si preoccupasse, all’epoca, di spostare di pochi centimetri  quei fascicoli. Alla luce di ciò, sono spontaneamente sorti degli interrogativi che attendono risposta.
Chi doveva intervenire ordinariamente? Chi è perché ha diffuso la falsa notizia del fango e chi ha avuto interesse ad alimentarla per tanti anni? Chi era il responsabile dell’archivio e perché lo ha abbandonato all’incuria? Chi custodisce attualmente il titolario, l’inventario degli atti ivi depositati? Chi è l’attuale responsabile del procedimento di recupero e ripristino di quegli atti ancora correnti? Fu allertata la Soprintendenza archivistica, e con quale esito? Fu mai presentato un esposto alla Procura della Repubblica per accertare o escludere l’eventuale dolo di qualcuno?
Da allora, la crisi politica e le nuove elezioni  comunali hanno fatto perdere tempo prezioso e solo oggi l’Archeoclub ha potuto partecipare al nuovo sopralluogo organizzato dall’assessore Bonelli, che, con il vice-segretario comunale dott. De Biase, ha voluto rendersi conto di persona di quanto l’Archeoclub andava denunciando assillantemente dal 2010.
La promessa di provvedimenti urgenti da parte dell’assessore Bonelli è stata spontanea e consequenziale e, a breve, si dovrebbero vedere i primi atti concreti per il recupero, il riordino e l’inventario, dell’archivio in questione.
Per ora, non sappiamo se esultare  per il materiale riemerso miracolosamente o disperarci per quello che andava marcendo per ogni giorno di ritardo, a causa dell’incuria e della sistematica omissione degli uffici competenti. Per questo, ci si attenderebbe almeno l’apertura di un’inchiesta da parte degli organi preposti, che ora non possono più dire di non sapere. Un fatto è certo. Il fango non era nell’archivio storico, ma solo intorno a esso”.
A distanza di un mese dal sopralluogo, cadde l'amministrazione Cavallo  e dell’archivio non si è interessato più nessuno. Intanto, i faldoni (quelli che sono rimasti?) sono ancora lì a marcire.



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