Foto del 1992, scattata quando vennero alla luce nuovi reperti archeologici |
Il mausoleo, che si erge lungo
l’antica via San Rocco, in contrada Vallesana (oggi parco comunale con accesso
da via G. Pepe, traversa del corso Europa), si compone di un poderoso basamento
a pianta quadrata e di una cupola sostenuta da un tamburo cilindrico. Gli
interni sono divisi in due livelli. Nel livello inferiore si trova una camera
sepolcrale, a pianta rettangolare, che termina con una volta “a botte”, mentre
il livello superiore, delimitato dal tamburo circolare e dalla cupola, presenta
alle pareti diverse piccole nicchie, un tempo adibite al contenimento di urne
cinerarie. Tre finestre illuminano la camera sepolcrale, mentre due rampe di
scala, comunicanti con l’accesso al piano campagna, collegano internamente i
vari livelli della struttura. C’è da dire, però, che le due scalette sono dei
rifacimenti posteriori, eseguiti negli anni ’30, per ottemperare ai precedenti
crolli.
La particolarità e la bellezza
di questo monumento sta nel rivestimento esterno, che con la importante
composizione geometrica, ottenuta dall’alternanza di mattoni rossi e di
conformazioni in opus reticolatum, di tufo giallo e grigio,
conferisce un effetto cromatico/estetico, non comune, a tutto il monumento. Il
tamburo e la cupola sono suddivisi in due parti da un anello in opus
latericium, color rosso e una serie di tufelli rettangolari di colore
giallo; essa poi presenta il paramento esterno in opera reticolata bicromatica,
anche qui per l’uso alternato di blocchetti di tufo di color giallo e grigio.
La cupola, che risulta parzialmente conservata, perché gran parte crollata nei
secoli scorsi, è in opus caementicium e, nella cui
base, presenta annegati nel calcestruzzo elementi lapidei più pesanti (mattoni
e frammenti tufacei); si suppone che deimateriali più leggeri, quali
blocchetti di tufo e scaglie di lava alveolare sia stata la sua struttura della
parte terminale superiore.
Fonte Piscinola Blog
Dal periodico "IdeaCittà"
I “Ciaurrielli” di Marano
Fonte Piscinola Blog
Dal periodico "IdeaCittà"
La zona entrò nel
mirino degli esperti fin dal 1930, con Giacomo Chianese e Amedeo Maiuri
(all’epoca rispettivamente ispettore onorario e soprintendente ai beni
archeologici). L’ultima sensazionale scoperta fu fatta agli inizi degli anno
’90: in tutta la zona adiacente al Ciaurro vennero alla luce resti e vestigia
di un’importantissima villa patrizia d’epoca romana. Due grosse cisterne, con
un interessante e fitto “opus reticolatum”, nella parte alta e nella zona a sud
dell’area del Ciaurro non lasciarono dubbi. Intorno al millenario mausoleo
funebre c’era un importante insediamento abitativo. Insomma, l’intuizione di
Giacomo Chianese si rivelò più che fondata. Fin dagli anni ’30 l’ispettore
onorario ai beni archeologici puntò l’attenzione sulla collina di Vallesana. Si
mobilitò per riportare alla luce , ristrutturare e restituire alla sua naturale
bellezza il Ciaurro e avrebbe voluto, come scrive Antonio Menna in
un articolo del periodico “ideaCittà” del 1992, continuare gli scavi in tutta
la zona. Chianese aveva intuito la presenza di nuove testimonianze e aveva
deciso di portare avanti una battaglia – di concerto con Amedeo Maiuri – per la
costituzione a Vallesana di una vera e propria città archeologica. Il progetto
naufragò tra intoppi burocratici e difficoltà finanziarie.
I “Ciaurrielli” di Marano