Il “Ciaurro” di Marano: fu definito dallo storico Pane il più importante mausoleo campano

Foto del 1992, scattata quando vennero alla luce nuovi reperti archeologici
Di notevole importanza storico-architettonico, per la struttura e lo stato conservativo, è certamente il mausoleo maranese del Ciaurro. La storia di questo monumento è stata alquanto travagliata, poiché la struttura fu riportata alla luce diverse volte e altrettante volte fu sepolta; fu segnalata dallo storico Chianese, nel 1924, ma i primi lavori di scavo sistematici iniziarono solo agli inizi degli anni ’30 del secolo scorso. I lavori di scavo, però, non diedero ulteriori sorprese, pur confermando che il sito era già stato depredato delle sue numerose lapidi un tempo presenti. Il Ciaurro fu definito dallo storico Roberto Pane, “…il più importante mausoleo campano…”, mentre finanche Benedetto Croce lo volle visitare, quando si diffuse notizia del suo rinvenimento.
Il mausoleo, che si erge lungo l’antica via San Rocco, in contrada Vallesana (oggi parco comunale con accesso da via G. Pepe, traversa del corso Europa), si compone di un poderoso basamento a pianta quadrata e di una cupola sostenuta da un tamburo cilindrico. Gli interni sono divisi in due livelli. Nel livello inferiore si trova una camera sepolcrale, a pianta rettangolare, che termina con una volta “a botte”, mentre il livello superiore, delimitato dal tamburo circolare e dalla cupola, presenta alle pareti diverse piccole nicchie, un tempo adibite al contenimento di urne cinerarie. Tre finestre illuminano la camera sepolcrale, mentre due rampe di scala, comunicanti con l’accesso al piano campagna, collegano internamente i vari livelli della struttura. C’è da dire, però, che le due scalette sono dei rifacimenti posteriori, eseguiti negli anni ’30, per ottemperare ai precedenti crolli.
La particolarità e la bellezza di questo monumento sta nel rivestimento esterno, che con la importante composizione geometrica, ottenuta dall’alternanza di mattoni rossi e di conformazioni in opus reticolatum, di tufo giallo e grigio, conferisce un effetto cromatico/estetico, non comune, a tutto il monumento. Il tamburo e la cupola sono suddivisi in due parti da un anello in opus latericium, color rosso e una serie di tufelli rettangolari di colore giallo; essa poi presenta il paramento esterno in opera reticolata bicromatica, anche qui per l’uso alternato di blocchetti di tufo di color giallo e grigio. La cupola, che risulta parzialmente conservata, perché gran parte crollata nei secoli scorsi, è in opus caementicium e, nella cui base, presenta annegati nel calcestruzzo elementi lapidei più pesanti (mattoni e frammenti tufacei); si suppone che deimateriali più leggeri, quali blocchetti di tufo e scaglie di lava alveolare sia stata la sua struttura della parte terminale superiore. 
Fonte Piscinola Blog


Dal periodico "IdeaCittà"


La zona entrò nel mirino degli esperti fin dal 1930, con Giacomo Chianese e Amedeo Maiuri (all’epoca rispettivamente ispettore onorario e soprintendente ai beni archeologici). L’ultima sensazionale scoperta fu fatta agli inizi degli anno ’90: in tutta la zona adiacente al Ciaurro vennero alla luce resti e vestigia di un’importantissima villa patrizia d’epoca romana. Due grosse cisterne, con un interessante e fitto “opus reticolatum”, nella parte alta e nella zona a sud dell’area del Ciaurro non lasciarono dubbi. Intorno al millenario mausoleo funebre c’era un importante insediamento abitativo. Insomma, l’intuizione di Giacomo Chianese si rivelò più che fondata. Fin dagli anni ’30 l’ispettore onorario ai beni archeologici puntò l’attenzione sulla collina di Vallesana. Si mobilitò per riportare alla luce , ristrutturare e restituire alla sua naturale bellezza  il Ciaurro e avrebbe voluto, come scrive Antonio Menna in un articolo del periodico “ideaCittà” del 1992, continuare gli scavi in tutta la zona. Chianese aveva intuito la presenza di nuove testimonianze e aveva deciso di portare avanti una battaglia – di concerto con Amedeo Maiuri – per la costituzione a Vallesana di una vera e propria città archeologica. Il progetto naufragò tra intoppi burocratici e difficoltà finanziarie. 


I “Ciaurrielli” di Marano

Con questi termini gli abitanti di Marano identificano alcuni resti archeologici, inopus reticolatum, presenti in località Vallesana, i quali, però, non hanno niente a che vedere con i sepolcreti romani, ma forse sono riconducibili ai resti di ville rustiche o di strutture adibite in epoca antica a depositi di derrate agricole.






 

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